Lo spagnolo domina uno spento Djokovic e vince a Monte Carlo per l’ottava volta di fila. E’ la prima volta nell’Era Open. Rafa torna in testa nella classifica delle vittorie Masters 1000.
L'urlo di Nadal: Monte Carlo è di nuovo sua

Di Riccardo Bisti – 22 aprile 2012
 
Comunque fosse andata, il numero di questa finale sarebbe stato l’8. Nadal cercava l’ottavo trionfo consecutivo a Monte Carlo, mentre Djokovic voleva l’ottava vittoria consecutiva (in altrettante finali) contro lo spagnolo. La vittoria di Rafa ci poteva stare, ma sorprendono le modalità: è finita 6-3 6-1 in appena 78 minuti. Un dominio esagerato, irrispettoso nei confronti del numero 1 del mondo. Per Nadal è stata una specie di indennizzo dopo le batoste subite tra il 2011 e il 2012. E' tornato cannibale nel suo torneo preferito: a Monte Carlo vince ininterrottamente dal 2005, ma questo successo vale parecchio. Dopo un 2009 difficile, nel 2010 vinse perdendo 14 game in tutta la settimana dando il là a una stagione spettacolare. Sarà dura ripetersi quest’anno, ma questa vittoria è balsamo puro. Rafa ha servito benissimo (85% di trasformazione con la prima palla, cifra degna di John Isner) e nel palleggio ha alzato la traiettoria dei colpi per impedire a Djokovic di giocare sul ritmo. La partita ha preso la sua direzione già al terzo game, quando è giunto il primo break. Il primo set è scivolato via facile, con il punteggio che avrebbe potuto essere ancora più severo (sul 4-2, Nadal avrebbe potuto brekkare ancora). Lo spagnolo ha poi infilato un parziale di sei giochi a zero che lo hanno issato sul 6-3 4-0, e comunque ha vinto otto degli ultimi nove game, chiudendo con un ace esterno. Durante la premiazione ha scherzato con Djokovic, ringraziandolo per averlo “lasciato vincere” dopo sette bastoste di fila. Il risultato sposta lievemente gli equilibri psicologici tra i due, ma non è paradigmatico di questa rivalità. Nadal ha giocato bene, ma Djokovic era l’ombra di se stesso. Per lunghi tratti è sembrato che il modesto fratello Marko abbia preso le sembianze di Novak e sia sceso in campo al suo posto. Era scarico, abulico, impotente. Ha commesso 25 errori gratuiti a fronte di 11 vincenti (Per Nadal ci sono stati 16 winners e 10 errori), un’enormità per uno come lui.
 
La reazione a un lutto è una cosa molto personale. Quando Djokovic ha saputo della morte di nonno Vladimir ha deciso di restare a Monte Carlo, onorandolo sul campo da tennis. Sapeva che continuando a giocare avrebbe perso il funerale, ma probabilmente il nonno avrebbe voluto così. Contro Dolgopolov ha faticato tantissimo, poi sembrava essersi ripreso con due buone vittorie contro Haase e Berdych. Ma contro Nadal è ripiombato in fantasmi psicologici che conosce solo lui. Dopo la stretta di mano si è seduto sulla panchina, inerme, invaso da mille pensieri. Durante la premiazione ha dissimulato, pronunciando anche qualche parola in francese, ma è evidente che la testa era a Belgrado. Raffaella Reggi sostiene che il viaggio a casa gli permetterà di metabolizzare il dolore e lo rivedremo al 100% sulla terra blu di Madrid. Siamo d’accordo, anche perché questo Djokovic era troppo brutto per essere vero. Lo sa bene anche Nadal, che ha incassato il successo ma non ha ecceduto nell’esultanza. Sa che la strada da qui a Parigi è lunga, ed è il primo a riconoscere che Nieminen-Kukushkin-Wawrinka-Simon è una specie di autostrada verso la finale. Non sempre il tabellone gli sarà amico. Paradossalmente, a Barcellona potrebbe incontrare due top 10 prima della finale: Tipsarevic nei quarti e Berdych in semifinale. Mercoledì esordirà contro il vincente di Garcia Lopez-Rochus. Otto vittorie nello stesso torneo: nell’Era Open c’era riuscito solo Guillermo Vilas a Buenos Aires. Ma valeva meno, e poi non erano vittorie consecutive. Intanto continua a firmare un record dopo l’altro: quello ottenuto nel Principato è il 20esimo Masters 1000 in carriera, che gli consente di staccare Roger Federer (fermo a quota 19) e di tornare solo al comando. Al Country Club ha ottenuto 42 vittorie consecutive, migliorando la striscia di Bjorn Borg a Wimbledon. L’orso svedese vinse 41 partite consecutive, perdendo contro McEnroe nella leggendaria finale del 1981.
 
Non possiamo parlare di “restaurazione”, anche perché Monte Carlo è il Masters 1000 con il più debole campo di partecipazione. I test veri arriveranno a Madrid (che però è un torneo atipico) e a Roma, quando ci saranno tutti i migliori e lo stato di forma sarà inevitabilmente migliore. Tuttavia Nadal aveva un gran bisogno di vincere questo torneo. “Non si può essere sempre al 100% – ha detto lo spagnolo sulla prestazione di Djokovic – in passato anche io sono stato così contro di lui. Non so se il dolore per la scomparsa del nonno lo abbia condizionato, ma gli è successo a metà settimana e poi è arrivato in finale”. Ad ogni modo, Rafa era molto soddisfatto della prestazione: “Lui ha giocato con alti e bassi, io sono stato molto solido. In particolare sono contento del servizio, mi ha dato molti punti gratis e l’opportunità di scendere a rete e aggredirlo con il mio dritto”. Adesso andrà a Barcellona con in tasca la quasi vittoria del suo Real nella Liga spagnola. “Sono super contento per la vittoria di ieri, adesso la Liga è quasi vinta. Speriamo che Real e Barcellona possano trovarsi di nuovo nella finale di Champions League”. Si, Rafa, per te è stata decisamente la settimana perfetta.