Tanti parleranno del record assoluto di titoli al Roland Garros, ma è più significativo l’aggancio all’australiano e allo svedese nella classifica all-time degli Slam.
Nadal abbraccia il suo staff dopo il trionfo
Di Riccardo Bisti – 11 giugno 2012
Quando si affrontano certi discorsi ci vuole sempre un asterisco. Quanti Slam avrebbero vinto Rod Laver e Ken Rosewall se non avessero ceduto alle sirene del professionismo? Impossibile saperlo. Basti pensare che Laver, dopo il Grande Slam del 1962, è tornato nel 1969 e ha ripetuto l’impresa a sette anni di distanza. Un record destinato a restare ineguagliato. Per non parlare di Ken dal rovescio magico. Ha vinto otto Slam ma è stato capace di fare finale a Wimbledon a 20 anni di distanza. Detto questo, la storia è crudele e le cifre non ingannano. In mezzo a leggende immortali si è infilato un ottimo giocatore come Roy Emerson, che grazie a sei successi a Campionati Australiani può raccontare di aver vinto 12 Slam. Prima che arrivasse Pete Sampras, il record degli Slam apparteneva a lui. Nel firmamento degli immortali – oggi più che mai – ci finisce Rafael Nadal. Grazie alla vittoria al Roland Garros (6-4 6-3 2-6 7-5 in finale a Djokovic), lo spagnolo ha eguagliato Rod Laver e Bjorn Borg, acciuffando la quarta posizione in questa speciale classifica. Federer gli sta ancora avanti di cinque Slam, ma Emerson e (forse) Sampras sono nel mirino. Perché Rafa ha appena compiuto 26 anni e sta benissimo. Non ha l’esuberanza fisica del 2005, quando recuperava le palle dalla spazzatura come un pivot NBA, ma gioca molto meglio a tennis. Per uno come lui è fondamentale. Nadal può andare avanti ancora a lungo e non si intravedono fenomeni che possano inserirsi – a breve termine – nell’oligarchia di cui fa parte insieme a Novak Djokovic e Roger Federer. Lo svizzero, tuttavia, merita un altro asterisco. Compirà 31 anni ad agosto e non vince un Major da due anni e mezzo. Di più: negli ultimi nove Slam ha raggiunto una sola finale (al Roland Garros 2011). Quanto potrà vincere ancora? Uno, massimo due Slam. Se riuscirà a gestirsi fisicamente, Nadal può vincere ancora molto. A maggior ragione adesso che ha battuto per tre volte di fila Djokovic dopo averci perso in sette finali consecutive.
Parlare col senno di poi è facile, ma lo stop di domenica sera ha dato una (grossa) mano a Nadal. Quando Fransson ha fatto irruzione sul centrale, l’inerzia del match era tutta dalla parte di Djokovic. All’improvviso, il serbo aveva trovato tutte le risposte al tennis di Nadal. Otto giochi di fila sono un’enormità. Onestamente non si poteva giocare, quindi Djokovic non può avere rimpianti. Però avrebbe sicuramente allungato il match al quinto. Invece hanno resettato tutto, a partire dai cervelli, e la mente fresca ha aiutato Nadal a riprendere il suo gioco. Rafa ha immediatamente recuperato il break di svantaggio (si partiva dal 2-1 e servizio Djokovic nel quarto) e ha subito gettato il mattone della pressione addosso al suo avversario. Djokovic è riuscito a gestirla fino al 5-5, ma si capiva che era a disagio. Comandava i punti, ma il braccio tremava. Coraggio e paura si mischiavano in un mix letale. Il punto prima aveva paura a tirare uno smash, il punto dopo cercava un folle serve and volley. E' rimasto aggrappato alla partita, ma nell’aria e nello stadio (tutt’altro che pieno) non si annusava aria di quinto set. Quando è andato a servire sul 5-6 si è trovato 30-15, ma ha perso gli ultimi tre punti, sigillando la sconfitta con un doppio fallo che ha fatto inginocchiare Nadal per la settima volta sulla terra rossa del Campo Chatrier. Gioia mischiata a commozione. Rafa non ama piangere in pubblico, non lo ha mai fatto, ma le telecamere ad altissima risoluzione di France Television hanno colto un attimo di debolezza, contenuto da campione prima di zompare nel suo angolo ad abbracciare il suo staff, tutte le persone citate nella sua autobiografia. Ha abbracciato anche il campione NBA Pau Gasol, suo grande amico. Una gioia incontenibile, quasi scomposta. Segno che aveva paura di perdere. E invece ha vinto ancora una volta.
Tra i più contenti di questa vittoria c’è probabilmente Roger Federer (e i suoi tifosi). I sostenitori di Roger, molto sensibili al discorso “GOAT” si sono sorpresi a tifare per lo storico rivale del loro idolo perché Djokovic, in caso di vittoria, avrebbe vinto quattro Slam di fila. Obiettivo sempre fallito da Federer e Nadal. Sarebbe stato curioso, ironico, clamoroso, che in pieno dibattito sul migliore di sempre fosse successo qualcosa del genere. E invece si plana sull’erba con le solite certezze più la variabile impazzita Murray. Negli anni scorsi la stampa britannica lo ha stritolato. Ormai è diventato un perdente, un volto triste da mettere nel bersaglio e riempire di freccette. Chissà che questa nuova condizione non lo esalti. Ma oggi è tempo di celebrare Nadal, il più forte terraiolo di sempre. L’uomo che si è sforzato di bofonchiare qualche parola in francese allo stesso pubblico che tre anni fa lo aveva fischiato dopo la sconfitta con Soderling e che non lo ha mai amato fino in fondo, sketch televisivi compresi. Superato Borg nelle vittorie a Parigi, il suo prossimo obiettivo "rosso" è staccare anche Chris Evert, per sette volte vincitrice dalle parti di Bois de Boulogne. Ce la farà.
GRANDE SLAM – I PLURIVINCITORI
Roger Federer – 16
Pete Sampras – 14
Roy Emerson – 12
Rafael Nadal – 11
Rod Laver – 11
Bjorn Borg – 11
Bill Tilden – 10
Ken Rosewall – 8
Andre Agassi – 8
Ivan Lendl – 8
Fred Perry – 8
Jimmy Connors – 8
La reazione di Nadal dopo l'ultimo doppio fallo di Djokovic
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