SPECIALE. Il problema-guadagni non è negli Slam. I challenger sono sempre meno, offrono sempre meno…e i giovani faticano. O è un caso che Tomic sia l’unico teenager tra i top 100? Martin Klizan è il giocatore che ha ottenuto più punti challenger nel 2012
Di Riccardo Bisti – 13 giugno 2012
Sta facendo discutere l'intervento di Janko Tipsarevic pubblicato dal sito "The Tennis Space". Il serbo, numero 8 ATP, si è travestito da sindacalista e ha denunciato le difficoltà economiche dei giocatori compresi tra l'ottantesima e la centesima posizione del ranking ATP. "Non perdono soldi, ma di certo non ne guadagnano". A suo dire, la soluzione consisterebbe nel destinare ai giocatori una maggiore percentuale dei profitti generati dal tennis. In realtà, il circuito ATP è destinato a un'elite piuttosto ristretta. Per poter scegliere liberamente i tornei bisogna restare stabilmente tra i top 50. Solo così hai la certezza di partecipare a tutti i tornei, Masters 1000 compresi. Può esserci qualche problema solo per Parigi Bercy: con appena 48 posti in tabellone, ha un "cut-off" particolarmente basso. Ma in generale te la cavi. Se invece sei più indietro devi fare una scelta: insistere sul circuito maggiore, con il rischio di giocare tante qualificazioni, oppure concentrarsi sui tornei challenger, categoria immediatamente inferiore. Il 2012 è il trentesimo anno per la categoria "Challenger Series", istituita nel 1983. Nel 2001, il calendario proponeva 133 tornei per un montepremi complessivo di 6,1 milioni di dollari (contro i 50 del circuito maggiore). Nel 2011 gli eventi erano 147 con un montepremi totale di 9,3 milioni (nel circuito ATP ne sono stati distribuiti oltre 80, che nel 2014 diventeranno 90). Il problema è che i tornei stanno diminuendo. Il calendario dei challenger viene aggiornato periodicamente: ad oggi sono previsti 120 tornei fino a fine settembre: lo scorso anno, negli ultimi due mesi, se ne giocarono 26. Significa che il numero resterà grossomodo invariato. Di sicuro ce ne saranno di meno in Italia. Nel 2010 ne abbiamo ospitati 28 (più San Marino), l'anno scorso furono 24, mentre quest'anno dovrebbero essere 20. Spariti, cancellati dalla geografia del tennis Courmayeur, Cremona, Alessandria e Torino. Con casi limite come Parma, morto ancor prima di nascere (avrebbe dovuto giocarsi dal 2 all'8 luglio). Anche i montepremi ne risentono: Barletta è passato da 42.500€ a 30.000€, mentre l'ambizioso Orbetello ha dovuto dimezzare i premi da 64.000 e 30.000€. In controtendenza Caltanissetta e Monza, entrambi saliti a 64.000 euro. I più ricchi restano Genova, Manerbio e Cordenons con 85.000 euro di montepremi.
I tornei challenger ristagnano nei continenti storici (Europa, Nord America e Sud America), mentre crescono soprattutto in Asia. Basti pensare che in Cina, oltre ai maxi-eventi di Pechino e Shanghai, sono proliferati i tornei di Pingguo, An-Ning, Wuhan, Pechino, Shanghai e Ningbo. Gli eventi asiatici, tra l'altro, hanno consentito a giocatori come Go Soeda e Tatsuma Ito di volare nel ranking ATP. E da lì è emerso Ze Zhang, primo cinese a passare un turno in un torneo ATP dopo sette anni. In 10 anni le cose non sono migliorate per i frequentatori dei challenger. Nel 2001, il montepremi complessivo era del 12% rispetto ai tornei ATP. Oggi la percentuale ristagna all'11,4%. C'è poi il problema della collocazione in calendario: nel 2001, 55 tornei su 133 erano concentrati tra luglio, agosto e settembre. L'anno scorso erano 54 su 147. Nel 2012, nel trimestre "caldo" si giocheranno la bellezza di 61 challenger. Ci saranno alcune settimane con sette tornei, dato che stride con il numero-record di settimane senza alcun challenger. Quest'anno ne abbiamo già vissute quattro, compreso il periodo caldo di fine maggio-inizio giugno (settimane in cui avrebbero dovuto giocarsi Cremona e Alessandria). La "tenuta" del mondo challenger, come detto, è dovuta all'espansione dell'Asia e dell'Africa, o meglio del Marocco. Il "Morocco Tennis Tour" gode di ottima salute: raramente le tribune sono piene, ma c'è una copertura televisiva spettacolare e un discreto numero di sponsor. In oriente non c'è solo la Cina, ma anche il Giappone, la Corea, persino Uzbekistan e Kazakistan.
Senza questi nuovi mercati ci sarebbero grandi difficoltà. E serve a poco l'istituzione di un "Masters" dedicato se poi i challenger diventano sempre di più un imbuto da cui non si riesce ad emergere. Il timore è che in varie zone del mondo la vivacità organizzativa abbia raggiunto un punto di saturazione. Nel 2008 si sono organizzati 177 challenger per un montepremi complessivo di 10,7 milioni di dollari. Oggi l'andazzo è negativo, e rischiano di rimetterci i giocatori. I montepremi non aumentano, mentre la vita del tennista è sempre più dispendiosa. Fino a casi limite come quello di Edouard Roger Vasselin, ottimo giocatore costretto a chiedere aiuto a papà Cristophe per comprarsi casa. Il rischio numero 1 è quello di un ricambio sempre inferiore in cima al ranking. L'età media dei top 100 si è alzata notevolmente, e i teenagers già competitivi a livello ATP sono diventati casi più unici che rari. Il rischio numero 2 è che tanti giocatori, impossibilitati a sfondare, decidano di percorrere strade alternative come la sola attività nazionale o le gare a squadre…ammesso che non decidano di smettere. Insomma, non è solo un problema di cifre. E' un problema che potrebbe influire sul futuro del nostro sport. Soluzioni? Una soltanto: anzichè pensare ad aumentare il prize money per chi perde al primo turno di uno Slam, dovrebbero ricordarsi di chi gioca i challenger (o, peggio, i Futures) e nel 90% dei casi va in passivo. Ma si sa, se un problema non fa notizia è come se non esistesse. Eppure stiamo parlando di un mondo che nel solo 2012 ha offerto punti, speranze e qualche dollaro a ben 409 giocatori. Una lista eterna e variegata che potete scorrere qui sotto.
CHALLENGER RANKING 2011 (Aggiornato all'11 giugno) Il Challenger Ranking tiene conto dei soli punti ottenuti nei tornei challenger
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