WIMBLEDON. La Radwanska supera la Kerber ed è la prima polacca in una finale Slam dopo 73 anni. Cresciuta in Germania, ha battuto una tedesca di origini polacche.
La gioia di Agnieszka Radwanska
 
Di Riccardo Bisti – 5 luglio 2012

 
Da lassù c’è stato un sorriso. Jadwiga Jedrzejowska, soprannominata “Jed” per la difficoltà nel pronunciare il suo cognome, ha mandato un bacio virtuale ad Agnieszka Radwanska, che dopo 73 anni ne ha raccolto il testimone. Prima di oggi, la Jedrzejowska era l’unica polacca ad aver raggiunto la finale in un torneo del Grande Slam. Ne ha giocate tre, perdendole tutte. Nel 1937 a Wimbledon e ai Campionati degli Stati Uniti, nel 1939 al Roland Garros. Una grande giocatrice, ininterrottamente tra le prime 10 negli anni precedenti alla Seconda Guerra Mondiale. Chissà, magari avrebbe vinto uno Slam se il 1 settembre del 1939 la Wermacht non avesse invaso il suo paese, mettendo a ferro e fuoco il mondo e, di conseguenza, anche il tennis. Era destino che il testimone fosse preso dalla Radwanska, nata a Cracovia come lei. Ed era destino che cogliesse questo obiettivo sconfiggendo 6-3 6-4 una tedesca, quella Angelique Kerber che risiede a Brema ma ha vivissime origini polacche. Anzi, si sente polacca dentro. Ma per fare un po’ di retorica è bello dire che la Polonia si è presa la sua piccola rivincita sulla Germania. In questa storia, i due paesi non fanno altro che intrecciarsi. “Aga”, come la chiamano gli amici, è nata in Polonia ma la famiglia si è immediatamente trasferita in Germania. Era appena caduto il Muro di Berlino e la tentazione di annusare l’occidente era troppo forte. Non è un caso che la sorella Urszula sia nata in Germania. E le due sorelle hanno iniziato a giocare a Gronau, dove papà Robert faceva il maestro. “Ma a 6-7 anni di età ha deciso di mandarci a una scuola polacca e così siamo tornate a casa. Penso che sia stata una buona decisione”. Anche se allenarsi a casa non è semplice, visto che a Cracovia mancano completamente i campi in cemento. Ci sono soltanto quelli in terra e in sintetico indoor.
 
Su questi, la Radwanska ha sviluppato un senso dell’anticipo che ricorda vagamente quello di Martina Hingis e le ha dato una grossa mano sull’erba. La ragazza gioca un tennis interessante ma vagamente soporifero. Le manca il guizzo, la capacità di emozionare. Non possiamo nemmeno dire che abbia un tennis da maestrina, perché il dritto non è certo un colpo ortodosso. Lo gioca frontale, con un’impugnatura esasperata che è un obbrobrio estetico. Meglio con gli altri colpi, molto meglio con le gambe. “Aga” ha una rapidità e un’elasticità muscolare che ne avrebbero fatto una grande ginnasta. Grazie a queste qualità ha disinnescato le sberle di Angelique Kerber, data per favorita persino dai bookmakers. E si sa che difficilmente sbagliano. La partita si è messa bene per la tedesca, subito avanti 3-1, ma appena la Radwanska ha scaldato i motori è cambiato tutto. Bum – e la palla tornava. Bum bum – e la palla tornava di nuovo. Bum bum bum – e la palla tornava ancora indietro. Al quarto tentativo, la possente Angelica non ne poteva più e sparacchiava fuori le sue saette. Non riuscendo a fare la differenza con il servizio, ha perso cinque giochi di fila. Nel secondo è bastato solo un break al quinto game per indirizzare la partita. La Kerber ha provato a restare in partita, ma Agnieszka ne ha messo a nudo l’incapacità di imbastire un “Piano B”. A parte i missili lungolinea non c’è altro. Se giocava di tocco perdeva sistematicamente (agghiaccianti alcune smorzate che le sono rimaste sulla racchetta), mentre a rete non aveva chance. E così, senza colpo ferire, la polacca è volata in finale festeggiando con due saltini. Non è nel suo stile fare teatro, e non potrebbe essere altrimenti per una ragazza dal viso che sembra sempre sofferente, come una emoticon con il viso triste. Ma dentro di sé era piena di gioia e avrà festeggiato con coach Tomasz Wiktorowski, la sorella Urszula e papà Robert. Le manca solo uno step per scrivere la storia. Fino ad oggi, solo quattro giocatrici hanno vinto sia il titolo junior che quello senior a Wimbledon Ann Haydon-Jones, Karen  Susman, Martina Hingis e Amelie Mauresmo. La polacca ha vinto tra le baby nel 2005 battendo Tamira Paszek. Il sogno (e la vetta del ranking) è lì. Ad un passo. Per arrivare laddove Jadwiga Jedrzejowska non era riuscita a causa dei carri armati.