Serena Williams raggiunge la settima finale a Wimbledon, e ora contro la Radwanska cerca il quinto successo. Niente da fare oggi per la Azarenka in semifinale.
La stretta di mano tra Williams e Azarenka
Di Lorenzo Baletti – 6 luglio 2012
Victoria Azarenka avrà pensato di avere a che fare con Andy Roddick piuttosto che con Serena Williams. Alla fine della partita, conclusasi 6-3 7-6 in favore dell’americana, le sarà venuto in mente “avranno sbagliato americano”. In effetti, se non fosse stato per il colore della pelle, anche gli spettatori del Centrale si sarebbero potuti confondere. La versione odierna di Serena Williams da’ non solo un senso di continuità a quella vista durante tutto il torneo, ma mostra anche grinta e decisione sempre crescenti. E poi il servizio, a dir poco devastante: 24 ace, nuovo record. Praticamente, Serena ha vinto il primo set solo con gli ace (24 ace significano 6 giochi). L’Azarenka dal canto suo ha fatto il possibile contro lo strapotere della Williams, ha lottato, si è risollevata dopo essersi trovata sotto di un set e di un break, ma alla fine Serena ha fatto valere la sua maggiore abilità nel giocare bene i punti importanti. Perché i 24 ace sono stati piazzati sempre in situazioni delicate: sul 30 pari, o in situazioni di svantaggio, e ovviamente sul match point. Non poteva che finire così la seconda semifinale dei Championships. Per Serena Williams si tratta della settima finale a Wimbledon, 17esima in totale nel Grande Slam, e sabato andrà a caccia del 14esimo titolo Slam e quinto a Church Road. Numeri da n.1, anche se da lunedì Serenona sarà appena n.4. Ma pazienza, pare che alla minore delle sisters non importino molto i numeri: “E’davvero la mia settima finale a Wimbledon?” ha chiesto a chi la intervistava a fine partita. Si, cara Serena, sia che tu non lo sapessi, sia che tu facessi finta di non saperlo (e noi propendiamo per la seconda).
Ma pazienza, Serena è così, personaggio fino in fondo. Alla faccia del bianco candore di Wimbledon, dall’inizio del torneo indossa fascia per i capelli e mutand(oni) viola. E intano arriva in finale, a grandi passi, sapendo anche soffrire all’inizio del torneo, ma poi demolendo le proprie avversarie. La malcapitata Azarenka voleva vendicarsi oggi del 6-1 6-3 subìto a Madrid in finale, ma la vendetta non è stata servita. Ha servito, invece, il 70% di prime Serena Williams, con un mirabile 82% di punti vinti. D’altra parte con 24 ace, e addirittura zero doppi falli nonostante abbia sempre spinto prima e seconda, alzare l’asticella è facile. Vika ha invece faticato con la seconda, appena 47% di punti vinti, commettendo anche 4 doppi falli. E se a tutto ciò si aggiunge il conto dei colpi vincenti, il quadro è chiaro a tutti: 45 a 14 a favore di Serena Williams. Ma allora, come mai a questi numeri quasi impietosi, non segue un punteggio nettissimo? Il primo set è stato in effetti equilibrato fino al 3-3. Non si giocava nei turni di battuta di Serena, ma anche la Azarenka riusciva difendersi. A quel punto arrivava però la zampata della pantera nera, con break sul 4-3 e primo set in cascina. Nel secondo parziale sembrava dovesse ripetersi la disfatta di Madrid per la bielorussa, soprattutto dopo il break a favore di Serena sul 2-1. Ma la Azarenka ha tirato fuori tutto il coraggio e la volontà possibili, recuperando il break (alla seconda occasione, la prima delle due palle break era stata annullata, tanto per cambiare, da un ace) ed issandosi al tie break sfruttando un leggero calo di Serena con la seconda, appena 46% di punti vinti. L’equilibrio permane poi nel tie break, almeno fino al 5-5. Primo match point, ma Azarenka lo annulla. E’ solo questione di tempo, però, perché il mini break subito successivo è quello decisivo, e Serena serve un ace per chiudere il match. Esulta, anche per la sorella Venus tifosa in tribuna: ora deve raggiungere la sorellona a cinque titoli a Wimbledon, e portare il decimo nell’affollata bacheca di famiglia.
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