L’americana sta massacrando le avversarie. Persino la Azarenka è finita sull’orlo delle lacrime. In finale troverà Maria Sharapova, forse l’unica che può crearle qualche grattacapo.
La grinta feroce di Serena Williams
 
Di Riccardo Bisti – 4 agosto 2012

 
Chissà quanto si è divertita, Serena Williams, durante la semifinale olimpica contro Victoria Azarenka. Alla vigilia, in un eccesso di modestia (ma in realtà era una presa in giro), aveva detto che la bielorussa era favorita. C’era da riderle in faccia, anche se non vi consigliamo di farla arrabbiare. Uk suo unico problema è stata la lunga attesa prima che Federer e Del Potro liberassero il campo. “Mi sarò scaldata cinque o sei volte” ha detto dopo il 6-1 6-2 con cui ha sculacciato la numero 1 del mondo. Un massacro che avrebbe potuto essere ancora più severo se l’orgoglio della Azarenka non avesse evitato un passivo ancora più pesante. Le due si erano già affrontate a Wimbledon: aveva vinto Serena in due set, ma c’era stato più equilibrio. Stavolta è stato un massacro dalla prima all’ultima palla. Raramente abbiamo visto Serena così concentrata, focalizzata sul tennis ed anche su aspetti tecnico-tattici solitamente trascurati. In fondo le basta sparare quattro pallate per battere tutte. Ma per devastarle ci vuole qualcosa di più. Non dai 6-1 6-0 alla Zvonareva, 6-0 6-3 alla Wozniacki e 6-1 6-2 alla Azarenka se non sei in condizioni strepitose. Serena è cambiata: l’incidente del 2010 e lo spavento di inizio 2011, quando è finita in ospedale a Los Angeles per un’embolia polmonare, l’hanno fatta maturare. Non si spiega altrimenti la scelta di andare a giocare a Stanford (e vincere il torneo) subito dopo la vittoria a Wimbledon, solo per riconoscenza verso gli organizzatori. Il palmares la mette ancora dietro a mostri sacri come Graf, Evert e Navratilova, ma sarà interessante vedere come sarà ricordata tra 30 anni. Intanto la sua carriera va avanti, ed anche se compirà 31 anni il prossimo 26 settembre non sembra accusare il passare del tempo. La sua condotta “rilassata” non le ha fatto bruciare troppe energie, può vincere per altri 3-4 anni. Ha vinto 14 Slam: dovesse arrivare a 18 sarebbe difficile escluderla dal dibattito per il GOAT al femminile.
 
Rino Tommasi sostiene di non aver mai visto un tennista dominare come ha fatto Jack Kramer nel 1947. Tra le donne ci sono state tante fasi di dominio: Evert, Navratilova, Graf, Seles, persino la Hingis. Ma Serena, da quando si allena a Parigi nell’Accademia di Patrick Mouratoglu (grazie ai buoni uffici dell’amico Grigor Dimitrov), è entrata in una nuova dimensione. E’ quella che non prevede la sconfitta delle avversarie. Ne prevede la demolizione. Non importa se in singolo o in doppio con la sorella Venus. Tra gli effetti collaterali ci sono le lacrime delle avversarie. Giovedì, dopo la batosta in doppio, gli occhi blu di Sara Errani sono diventati una fontana. Persino una dura come Vika Azarenka, sotto 6-1 5-2, aveva le labbra tremolanti. Come tutti gli ex-sovietici, nutre un vivo spirito nazionalistico. Pur residente negli States, non ha mai reciso il legame con Minsk e spesso vi torna per ricaricarsi, respirare l’aria di casa e prendersi i consigli della nonna. Teneva molto a questo torneo, ma Serena le ha impedito di giocare a tennis. La frustrazione e l’impotenza hanno mandato in cortocircuito il computer Azarenka. Le resta la possibilità del bronzo e anche l’opzione del misto insieme a Max Mirnyi.
 
In finale, la Williams affronterà Maria Sharapova nel match tra le giocatrici più carismatiche degli ultimi 15 anni. Le Olimpiadi non potevano chiedere di meglio, giacchè sarà una finale con più appeal rispetto a quella di Wimbledon, dove la Radwanska non ha saputo accendere il pubblico, nemmeno quando ha scippato il secondo set a Serena. La Sharapova è un’altra cosa, in tutti i sensi. E chi c’era otto anni fa vivrà il flashback della finale di Wimbledon 2004, quando una Sharapova 17enne sorprese battè proprio Serena e si prese una foto gigante sulla prima pagina della Gazzetta. Il bilancio parla di otto vittorie a due per Serena, alcune piuttosto nette. La Sharapova non ha avuto grossi problemi contro la Kirilenko, battuta 6-2 6-3 in un’ora e mezzo. Quattro game di fila nel primo set e quattro game di fila nel secondo hanno sigillato una bella partita, in cui i colpi vincenti (35 a 7!) hanno fatto la differenza. L’unico momento di difficoltà è giunto nel cuore del secondo set, quando un doppio fallo di Masha ha portato la Kirilenko sul 3-2 e servizio. Ma è stato un fuoco di paglia. Il sabato del campo centrale, otto anni dopo, sarà colorato dalla presenza delle due più forti. Con il suo carisma, ancor di più che le doti tecniche, la Sharapova può essere l’unica avversaria in grado di creare grattacapi a Serena. Ma un exploit russo, francamente, ci sembra difficile.