CINCINNATI. Il serbo continua a dominare l’estate americana. Cilic raccoglie cinque game e non è mai pericoloso. In semifinale trova Del Potro, ma è favorito anche per lo Us Open.
Nel 2012, Novak Djokovic ha vinto 28 partite su 30 sul cemento
 
Di Riccardo Bisti – 18 agosto 2012

 
Lo scorso anno, reduce da una stagione spettacolare, Novak Djokovic è arrivato stanco morto a Cincinnati. Aveva appena vinto in Canada ma la benzina iniziava a scarseggiare. Giunse in finale di pura inerzia ma poi si ritirò contro Murray. Era andato in riserva. Le ultime gocce di benzina le ha spese allo Us Open, poi il motore è esploso in Coppa Davis e non si è ripreso fino al 2012. Quest’anno la storia è diversa. Il serbo è partito bene, ma poi qualcosa si è inceppato. Sulla terra c’è stato il controsorpasso di Nadal, poi l’estate gli ha fatto perdere Wimbledon, numero 1 e Olimpiadi. Meno vittorie, meno fiducia, ma anche più energie. E così, dopo la batosta olimpica (fuori addirittura dalla zona medaglie) si è presentato negli States tirato a lucido. Sta giocando alla grande e gli è tornata fame di vittoria. Non l'ha mai persa, ma quest’anno ha infilato 3-4 sconfitte che non gli sono andate giù. E allora a Toronto è passato sopra agli avversari come un rullo compressore. Ha cancellato 28 palle break su 29 e sta facendo altrettanto a Cincinnati, dove si è rapidamente qualificato per le semifinali battendo Marin Cilic. E’ finita 6-3 6-2 e non è stata una partita entusiasmante. I due hanno un tennis simile, ma Djokovic è troppo più forte. Non è un caso che abbia vinto sei volte su sei e abbia ceduto appena un set su quindici giocati. Eppure Cilic è in ottima forma: aveva vinto 20 delle ultime 24 partite e ha giocato benino anche stavolta. Ma contro “Nole” non è sufficiente. Subito avanti 3-0, il serbo ha controllato il primo set con agio. Anzi, avrebbe potuto durare anche meno se Cilic non avesse tenuto con generosità un game di 11 minuti che gli ha regalato il 3-5. Ancora più facile il secondo. Cilic ha avuto quattro palle break ma non ne ha sfruttata neanche una. “Per me è stata un’ottima partita, la migliore del torneo – ha detto il serbo – ho giocato bene contro un avversario in ottima forma. Passare i quarti così facilmente è una buona cosa”.
 
Il suo avversario in semifinale sarà Juan Martin Del Potro. A dispetto dei problemi al polso sinistro, l’argentino ha avuto bisogno di appena 76 minuti per interrompere la corsa di Jeremy Chardy, entrato in tabellone come lucky loser e giustiziere di Roddick e Murray. Del Potro è troppo forte per Chardy, già soddisfatto di essere arrivato ai quarti. L’unico brivido è arrivato a metà del secondo set, quando Del Potro ha fatto una smorfia e si è toccato il polso dolorante. Un problema che addirittura ne aveva messo in dubbio la partecipazione a questo match. Da lì in poi, ha giocato con grande cautela il rovescio a due mani e ha picchiato ancora più forte con il dritto. La situazione di punteggio e l’inferiorità di Chardy gli hanno consentito di vincere 6-1 6-3. “Ho giocato molto meglio di ieri – ha detto l’argentino – andare avanti di un break mi ha dato fiducia e mi ha consentito di giocare rilassato, senza pensare al polso. Ad ogni modo dopo il torneo andrò a trovare il dottor Berger e lui mi dirà cosa fare. Ho grande fiducia, è il migliore al mondo nel suo campo". Quella contro Chardy è la 48esima vittoria stagionale per Del Potro, già vincitore a Marsiglia ed Estoril. Però non ha ancora vinto un solo Masters 1000. I precedenti dicono 4-2 per il serbo, ma Del Potro ha vinto gli ultimi due: lo scorso anno in Davis (ma Nole si è ritirato) e qualche settimana fa a Londra nella finalina per il bronzo. Il favorito è Djokovic, anche in virtù di un bilancio di 28 vittorie e 2 sole sconfitte sul cemento nel 2012 (a Dubai contro Murray e a Indian Wells contro Isner).