US OPEN. Il duo “ciqui-ciqui” ci tiene a galla nel femminile, dove franano le promesse Giorgi e Burnett (ma guai a condannarle) e la Schiavone finisce sempre più giù.
Francesca Schiavone ha un bilancio stagionale di 21 vittorie e 21 sconfitte
 
Di Riccardo Bisti – 29 agosto 2012

 
In Italia abbiamo una cattiva abitudine: giudicare un giocatore (o una squadra) sulla base di un singolo risultato. Il tennis non fa eccezione, così dopo la seconda giornata dello Us Open in tanti avranno la tentazione di titolare così: “Ricambio? Macchè!”. Non sarebbe giusto nei confronti di Nastassja Burnett e Camila Giorgi, le più credibili azzurre under 25. Detto che qualcuno dovrebbe spiegarci come mai non abbiamo prodotto una sola giocatrice di livello nelle annate 1988, 1989, 1990 e anche 1991 (visto che la Giorgi è nata il 31 dicembre), la carriera delle due baby azzurre non è certo compromessa da queste sconfitte. La delusione c’è, ci mancherebbe. Ma bisogna inserire le vicende nel loro contesto. E allora scopriamo che Camila Giorgi sta attraversando un momento decisamente negativo. In tanti (noi compresi) si sono fatti entusiasmare dal grande torneo a Wimbledon, ma da allora non ne azzecca una. In due mesi ha vinto solo una partita, contro i resti di Francesca Schiavone (sui quali si è accanita anche Sloane Stephens), quindi era legittimo aspettarsi un match complicato contro Tsvetana Pironkova, da cui aveva già perso nettamente l'anno scorso. In verità, la Giorgi ha avuto più di una chance nel secondo set, quando è andata avanti di un break e – dopo aver strappato il servizio alla bulgara – è andata a servire sul 4-5. Ma si è fatta nuovamente brekkare e ha salutato New York. Un po’ di faciloneria potrebbe farci dire che gli ottavi a Wimbledon e l’ingresso tra le top 100 le hanno montato la testa. E’ da escludere, perché papà Sergio la tiene sotto controllo e ben lontana da tentazioni e pescecani. Semplicemente, la ragazza si sta assestando in un mondo ancora sconosciuto. Il discorso vale al quadrato per Nastassja Burnett, il cui 6-0 6-3 contro Vera Dushevina dice tutto. La romana ha giocato tre buone partite nelle qualificazioni e aveva alimentato qualche speranza, ma il tabellone principale è un’altra cosa. Certo, ci sono giocatrici della sua età che pullulano tra le top 30, ma gli italiani – si sa – maturano più tardi. Andrebbe capito il motivo, ma è così. 
 
Fatta la (dovuta) precisazione, è certo che il presente del tennis italiano in gonnella abbia i volti sorridenti del duo “ciqui-ciqui”. Sara Errani e Roberta Vinci sono le migliori giocatrici italiane. Lo dicevano le sensazioni, adesso lo dice anche la classifica. E se la Errani sta davanti in classifica grazie ai primi mesi del 2012, quella che oggi sta meglio è proprio la Vinci. Roberta sta prendendo gusto a massacrare le avversarie. Dopo aver mandato a casa in bicicletta Ivanovic e Jovanovski, ha dato 6-1 6-1 ad Urszula Radwanska. Adesso sfiderà Yaroslava Shvedova per un posto al terzo turno, magari cercando di vendicare il “Golden Set” patito dalla sua amica Sara Errani a Wimbledon. Roberta è tornata tra le prime 20, supererà la Pennetta e può ambire ad un posto al Masters B di Sofia dopo la fugace apparizione dell’anno scorso a Bali. Quello della Errani è stato un match vinto con l’esperienza. Garbine Muguruza Blanco è davvero forte. Con il suo abito giallo Adidas, la basca di origini sudamericane ha fatto il bello e il cattivo tempo in una partita terminata 6-3 6-7 6-1. Il punteggio dice tutto: ha mostrato il suo potenziale solo nel secondo set, in cui ha scagliato missili di una violenza inaudita, roba da far invidia al circuito ATP. Questa ragazzona deve ancora compiere 18 anni, ma se la guardi in faccia ne dimostra 7-8 di più. Le aziende fanno bene a puntare su di lei: se non è un disastro sul piano mentale (una Gulbis in gonnella, per intenderci), è una top 10 sicura. Nonostante i 63 errori gratuiti (parzialmente bilanciati da 36 colpi vincenti) gioca con diligenza, si presenta spesso a rete. E fa bene, perché con le bordate che tira può giocare delle volèe comode. E’ ancora acerba, e sulle sue debolezze si è fatta forza una Errani la cui palla viaggiava meno della metà. Ma la solidità mentale di “Sarita” ha impedito al terzo set di avere un minimo di pathos. Meglio così, in vista del secondo turno contro Vera Dushevina, in cui potrà far valere tutte le armi che sono mancate alla Burnett. Lo Us Open è molto importante in chiave-Masters. L’ideale sarebbe arrivare nei quarti, ma negli ottavi sarebbe chiusa (sulla carta) da Venus o Kerber.
 
Ennesima sconfitta per Francesca Schiavone, cui non è bastato il clima del Louis Armstrong per ritrovare un po’ di verve agonistica. In verità, l’azzurra ha giocato un buon secondo set contro la promessa (ma sempre più realtà) Sloane Stephens. Il problema è che il tennis dell’americana è troppo più adatto al cemento. La vera Schiavone avrebbe mescolato le carte e l’avrebbe portata a casa, soprattutto dopo aver annullato 2 matchpoint sul 3-5 ed essersi trovata sullo 0-30 quando la Stephens è andata a servire per il match sul 5-4. Invece si è arresa e la classifica continuerà a scendere. Spiace dirlo, ma il termine “declino” associato al nome di Francesca non è più una bestemmia. Ma non lo diciamo – in ossequio alle prime righe di questo articolo – perché ha perso una partita. Semplicemente perché il 2012 è una stagione pessima, in cui è rimasta a galla giusto grazie a un paio di tornei ben giocati (Brisbane, Strasburgo, Wimbledon). Il lato positivo è che nel 2013 non avrà nulla da perdere. Però è giusto domandarsi: avrà ancora voglia di sacrificarsi e lottare, una volta raggiunti gli anni di Cristo e dopo una vita spesa a rincorrere palline gialle?