Roddick strapazza un vergognoso Tomic e allunga di due giorni la sua carriera. Adesso pesca Fognini, molto più adatto dell’australiano a giocare una partita del genere. Perché Fabio ha una tempra che non tutti gli riconoscono.
Fabio Fognini non era mai arrivato al terzo turno dello Us Open
Di Riccardo Bisti – 1 settembre 2012
Prima che Roddick lo battesse in tre set facili, Mats Wilander aveva detto che Bernard Tomic sarebbe stato il peggiore avversario possibile per un tennista all’ultimo torneo. Possibile che Mats avesse bevuto un buon vino. Tomic ha talento, arriverà, na non ha (ancora?) la tempra che serve in situazioni del genere. Dietro la scorza da “Bad Boy”, si nasconde un animo fragile, addirittura debole. Tomic si lamenta perché lo fanno giocare tardi alla sera, Tomic si ritira perché glielo ordina il padre, Tomic rifiuta di allenarsi con Lleyton Hewitt, Tomic si barrica in casa perché non ha voglia di parlare con la polizia australiana che l’aveva beccato oltre i limiti di velocità. Uno così è un debole, soggetto alle brutte figure. Contro Andy Roddick ha fatto piangere. E’ finita 6-3 6-4 6-0 per l’americano, felice di prolungare la carriera per (almeno) altri due giorni. Roddick è sceso in campo con le idee chiare, attento e aggressivo su ogni palla. Ha giocato benissimo, ma è stato aiutato da un Tomic irritante, addirittura vergognoso nel terzo set. Era come se provasse fastidio nel vedere l’attenzione tutta su Roddick. Il clima celebrativo lo irritava. E lui, ancora immaturo, ha deciso di “punire” il pubblico con una prestazione-spazzatura. Roddick ha chiuso con un ace, marchio di fabbrica di una carriera. “Al terzo turno troverò Fognini? Va benissimo – ha detto nell’intervista sul campo con Brad Gilbert – è un ragazzo simpatico e siamo buoni amici. Giocherò quando me lo diranno, non importa se pomeriggio o sera”.
Prima dell’happening serale, Fognini aveva fatto il suo dovere contro Garcia Lopez. Anzi, qualcosa di più. Perché battere 6-4 6-4 6-2 lo spagnolo non è così banale, soprattutto dopo che lo spagnolo aveva battuto Juan Monaco. Era stanco, ma anche Fognini veniva da una lunga battaglia contro Roger Vasselin. Nel primo set bastava un break al settimo game per mettere la testa avanti. Più bagarre nel secondo, ma il risultato non cambiava. Avanti di due set e due break, Fognini ha subito un mini-parziale nel terzo set (da 3-0 a 3-2), ma lo spagnolo non c’era più e si è sciolto fino alla sconfitta. E' la quinta volta (su 19 partecipazioni) che Fognini raggiunge almeno il terzo turno in uno Slam, la prima a New York. Una vittoria che vale 90 punti ATP e gli spalanca le porte dell’Arthur Ashe dopo aver giocato (e vinto) sul Philippe Chatrier di Parigi e sul Centre Court di Wimbledon (sconfitto da Federer). Nonostante le apparenze, Fognini è profondamente diverso da Tomic. In comune hanno qualche bizza, ma Fabio è molto più forte d’animo. Possiede quel canale che collega testa e cuore e permette di firmare le imprese. La chiamano tempra. Purtroppo per lui, non sempre l'ha usata nel modo giusto. Ma Fabio è quello che ha battuto Monfils sul centrale di Parigi, zittendo 15.000 francesi in un match durato due giorni. E’ quello che ha conquistato i quarti al Roland Garros giocando su una gamba sola. Paradossalmente, gioca meglio contro i grandi avversari e sui campi più importanti. Può scivolare all’ATP di Casablanca o Nizza, ma difficilmente sbaglia i match difficili. E adesso arriva una partita di cui potremmo ricordarci a distanza di anni.
Fognini e Roddick si sono affrontati qualche mese fa ad Eastbourne e fu match pari. Vinse l’americano 7-5 al terzo prima di vincere il torneo in finale su Seppi. Coach Josè Perlas gli dirà le cose giuste e Fabio dovrà essere bravo a metterle in pratica. Il clima elettrico lo aiuterà a non deconcentrarsi, a non mollare. Giocare contro Roddick nell’ultimo torneo della sua carriera può essere la cosa più facile e più difficile del mondo. Se Fabio riuscirà a prendere le cose belle senza farsi travolgere dalle difficoltà, il suo Us Open può diventare indimenticabile. E pazienza se in caso di successo sarebbe quasi certamente costretto a saltare il challenger amico di Genova (l’eventuale ottavo si giocherebbe martedì, mentre a Valletta Cambiaso potrebbe esordire al massimo mercoledì). La storia è a New York, lo sanno anche sotto la Lanterna.
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