David Ferrer si conferma, ancora una volta, la linea di confine tra i Fab Four e il resto del gruppo. Tipsarevic le ha provate tutte, ha giocato un tie-break da sogno…ma in quello decisivo si è arreso.
Ci sono voluti 271 minuti per stabilire il vincitore di Ferrer-Tipsarevic
 
Di Riccardo Bisti – 7 settembre 2012

 
Il mondo del tennis è diviso in due parti. Da una parte ci sono i primi quattro, rinchiusi in una suite piena di confort e vittorie. E poi c’è il resto del mondo, separato da un ponte levatoio e un pesante cancello, con pochi e riservati accessi. In realtà non ci entra quasi mai nessuno. Laggiù, nel limbo, c’è David Ferrer. Costruendosi passo dopo passo, come una formichina, si è avvicinato all’ingresso. Non lo fanno entrare, né mai succederà, ma hanno deciso di premiare i suoi sforzi nominandolo custode del cancello. Adesso, per accedere alla suite, i pretendenti devono passare un test-extra: battere lo spagnolo. Non potrebbe essere altrimenti. Con un continuità spaziale, e nonostante i 30 anni appena scavallati, continua a migliorare e ad avvicinarsi ai primi. Incredibile. Pensi sempre che abbia raggiunto il limite: è basso, porta la racchetta a mò di boscaiolo, non sa giocare le volèe…invece riesce sempre a inventarsi qualcosa di nuovo. Vogliamo fare retorica? Benissimo. I colpi migliori di Ferrer sono quelli che non si vedono, ma sono più importanti del dritto e del servizio. Si chiamano gambe e testa. Un bel dritto ti fa vincere un punto, le gambe te ne fanno vincere tre. Un gran servizio ti fa vincere un game, la testa ti regala la partita. E ci vuole una testa sublime, una mente suprema, per vincere una partita come quella contro Janko Tipsarevic. Quattro ore e mezzo di autoscontri, botte e sangue (“Salute per gli Ultrà” diceva un coro delle curve calcistiche). Un punteggio che stanca anche solo a riportarlo: 6-3 6-7 2-6 6-3 7-6.
 
La mentre suprema di “Ferru” si è vista dopo il terzo set. Aveva vinto il primo e ceduto il secondo al tie-break, in cui Tipsarevic ha tirato fuori delle giocate mostruose. Un passante di rovescio da fuori del campo ha dato il via a uno show di colpi vincenti che hanno esaltato lui e il suo clan, tra cui coach Dirk Hordoff e la splendida moglie. Livello altissimo, mantenuto di slancio nel terzo set. A quel punto la prima semifinale Slam per “Tipso” era dietro l’angolo. Invece lo spagnolo ha riordinato le idee e si è aggiudicato il quarto. Nel set decisivo è scoppiata la bagarre, soprattutto per merito di un Tipsarevic mai così vicino al traguardo (mentre Ferrer lo aveva già centrato tre volte). Dopo aver annullato due palle break nel primo game, è stato lui a prendere il largo nel secondo. Riagganciato nel settimo game, sul 4-4 è stato sull’orlo del baratro: 15-40, due palle break per portare Ferrer a servire per il match. Prima di giocarle, bloccato da un dolore agli adduttori, ha chiamato il fisioterapista. Al rientro in campo zampettava, fresco come una rosa: uno smash, due servizi vincenti e un ace lo portavano 5-4. Ma il tie-break finale era giusto, oltre che inevitabile. Janko si era giocato il jolly nel secondo set. Un minibreak al nono punto era sufficiente per mandare Ferrer in paradiso e fargli assolvere in pieno il ruolo di vice-Nadal. Va bene così, anche per il torneo: un’eventuale semifinale tutta serba Djokovic-Tipsarevic sarebbe stata scontata e insipida, ancor più di Vinci-Errani dell’altro giorno. Non è che Ferrer sia favorito, anzi, ma almeno schiumerà agonismo dalla prima all’ultima palla. Il suo limite è quello: se lo hanno fatto custode, significa che si fidano di lui. Non fa avvicinare nessuno, ma allo stesso tempo non ha la forza di entrare nella suite. E chi sta dentro se la gode.