Serena Williams lascia tre giochi a una coraggiosa Errani e si appresta a vincere il suo quarto Us Open. L’americana ha sparato 38 colpi vincenti ed è più che mai padrona del campo.
Il saluto tra Serena Williams e Sara Errani
 
Di Riccardo Bisti – 8 settembre 2012

  
Avremmo potuto titolare “Batosta Annunciata”, ma sarebbe stato troppo severo per Sara Errani. "Lezione" è un termine più morbido, certamente più adatto. La lezione, Sarita, non l’ha presa tanto da Serena. E’ stata una lezione d’esperienza, quasi “didattica”. Siamo certi che nei 64 minuti dell’Arthur Ashe Stadium avrà imparato tante cose che le torneranno utili in futuro. Non c’era niente da fare, e così è stato. Quando si affrontano un peso massimo e su peso piuma, è normale che ci sia il KO alla prima ripresa. Nonostante un match coraggioso, la Errani si è arresa 6-1 6-2 a Serena Williams e dice addio al sogno di diventare la prima finalista italiana a New York. Perde un sogno ma ne tiene vivo un altro, poichè domenica si giocherà il titolo di doppio insieme a Roberta Vinci. Sfideranno le ceche Hradecka-Hlavackova, forti ma non proibitive come Serena Williams, desiderosa di vincere il 15esimo Slam davanti a un pubblico che la ama alla follia. Privi di un maschio davvero competitivo, gli americani si aggrappano a lei e hanno tirato un sospiro di sollievo quando ha detto che non ha nessuna intenzione di ritirarsi. La Errani, purtroppo, non ha le armi per metterla in difficoltà. L’azzurra soffre le giocatrici potenti, quelle che la costringono sulla difensiva e la cacciano fuori dal campo. Si è capito sin dai primi scambi che Serena non si sarebbe distratta, anche perchè non voleva spendere energie preziose in vista della finale. Per tornare alla metafora pugilistica, il KO è arrivato secco, già al secondo game. La Errani aveva le idee chiare: palle alte, profonde e cariche di topspin. Tattica obbligata ma poco efficace sul Decoturf americano. Sulla terra rossa sarebbe stata un’altra storia. Serena palleggiava con agio, aspettava che la nostra accorciasse per cercare il vincente, sia lungolinea che incrociato. Ogni volta che le accelerazioni di Serena erano in campo, il “winner” era matematico. I suoi colpi erano troppo potenti anche per le gambe “Speedy Gonzales” della Errani, nel cui angolo c’era anche Roberta Vinci.
 
Serena è salita rapidamente sul 5-0 prima di chiudere 6-1. Più lotta nel secondo set, con la Williams un filo distratta ma sempre in vantaggio. Un break al primo game ha tolto qualsiasi proposito di equilibrio, ma Sara ha allungato gli scambi, ha vinto qualche punto in più e tutto sommato si può dire che abbia giocato bene. Ha tirato 6 vincenti a fronte di 9 errori e ha tenuto un’ottima percentuale di prime palle (82%). Sapeva che sulla seconda sarebbe stata aggredita, allora ha eseguito i dettami di coach Lozano. Non è bastato, ma non è colpa sua. Anzi, ha tenuto un atteggiamento positivo fino all’ultima palla e ha superato la soglia psicologica dell’ora di gioco. La differenza, tuttavia, l’hanno fatta i colpi vincenti di Serena. Ne ha tirati 38, con una media di 2,5 per game. Una dimostrazione di forza devastante. Ma una partita non cancella i meriti della Errani. Soltanto un anno fa sembrava lontanissima da certi livelli, invece ha sorpreso tutti. Chiuderà l’anno tra le prime 10 e con ogni probabilità giocherà il Masters, senza contare l’impegno in doppio. Sono imprese d’oro, da godersi fino in fondo. Quando l’Italia non avrà più giocatrici a livello di top 10 (ed è probabile che accada), rimpiangeremo questi successi. Tornando alla Errani, vedremo se saprà sorprenderci ancora ed effettuare l’ennesimo salto di qualità. Un anno fa pensavamo che un certo tipo di tennis le fosse precluso. Adesso ci guardiamo bene dal parlare di limiti e precluderle qualsiasi obiettivo. E se anche non ce la farà, avrà comunque la certezza di averci provato fino in fondo.
 
In finale, la Williams se la vedrà con Victoria Azarenka. I precedenti dicono 9-1 per l’americana, con l’unico successo della bielorussa nel 2009 a Miami. Quest’anno l’ha battuta tre volte, senza lasciarle neanche un set. Lo scorso anno, in questo torneo, si impose 6-1 7-6. “Adoro giocare davanti a questo pubblico – ha detto con un sorriso grosso così – sarebbe bellissimo vincere il torneo. Di certo anche la Azarenka punta a vincere, ma io sono americana e per questo chiederò aiuto al pubblico. E’ l’anno olimpico, possiamo farcela!”. Lo scorso anno si “incartò” contro Samantha Stosur, ma stavolta sarà diverso. La bielorussa ha un tennis diverso, meno complesso. L’ideale per l’americana, prima over 30 in finale a Flushing dai tempio di Martina Navratilova nel 1987. In altre parole, vincerà in 2 set e intascherà il 15esimo Slam, avvicinandosi ai 18 di Evert e della stessa Navratilova. In tutto il torneo ha perso 19 game: qualcos’altro da aggiungere?