15 anni dopo il veneto, Fabio Fognini riporta un azzurro in finale a San Pietroburgo. Battuto 6-3 6-4 Daniel Gimeno Traver. Prima finale indoor per l’Italia, 9 anni dopo Sanguinetti.
La grinta di Fabio Fognini
Di Riccardo Bisti – 22 settembre 2012
Non sappiamo se Fabio Fognini metterebbe la firma per una carriera come quella di Renzo Furlan. Il veneto ha vinto due titoli ATP ed è stato numero 19 del mondo. Niente male, ma a 25 anni Fognini aspira a risultati ancora migliori. Nel frattempo lo sta imitando. L'anno scorso ha raggiunto i quarti al Roland Garros, primo italiano a riuscirci proprio dopo Renzo. E adesso festeggia la finale al torneo ATP di San Pietroburgo (410.850$, Play-It), proprio come Furlan. Nel 1997, l’azzurro battè onesti mestieranti come Burgsmuller, Stanoytchev, Clement e Kroslak prima di cedere in due set a Thomas Johansson. Il paragone ci sta, ma Fognini ha prospettive diverse: quella fu l’ultima finale ATP di Furlan, mentre Fabio vuole che sia il punto di partenza per una carriera che può e deve svoltare. Sono almeno quattro anni che si parla delle grandi potenzialità di Fognini. Ce le ha mostrate a sprazzi, senza mai trovare la continuità che dovrebbe farlo stare (almeno) tra i top 30. Fisso. Un carattere non semplice e troppi infortuni lo hanno rallentato, ma quest’anno è cambiato qualcosa. E pazienza se il “fioretto” di non spaccare racchette non è stato mantenuto. In fondo Goran Ivanisevic si è dovuto ritirare da un match perché le aveva rotte tutte. Ma poi ha vinto Wimbledon. E alle aziende, si sa, un’inquadratura in più non dispiace. Fognini si è garantito la seconda finale in carriera battendo Daniel Gimeno-Traver, onesto arrotino spagnolo giunto in semifinale grazie alla lentezza del Play-It russo (lo hanno voluto così gli organizzatori, chissà perché) e a uno stato di forma che lo vedeva imbattuto da otto partite e sedici set.
Ha vinto Fognini (6-3 6-4 lo score) perché gioca meglio, è più completo e ha più soluzioni. Se non intervengono strani fattori (come a Barcellona 2009, unica vittoria dello spagnolo), Fognini non ci perde mai. Gimeno Traver è legato a due-tre schemi, spesso incentrati su un dritto arrotolato e poco elegante. Un colpo che gli è valso il break in apertura prima che Fognini prendesse le misure e conquistasse quattro giochi consecutivi, propedeutici al 6-3 finale. Nel secondo set, l’azzurro ha avuto il pregio di restare tranquillo e aspettare il momento giusto, puntualmente arrivato nel settimo game, quando un paio di gentili omaggi del valenciano lo hanno portato avanti di un break. Memore dei brividi del giorno prima, quando si era fatto “incartare” da Bautista Agut, Fognini ha chiuso al decimo game. La notizia migliore è proprio questa: una solidità tecnico-tattica che spesso gli era mancata e che sta lentamente arrivando sotto la guida di coach Josè Perlas. D’altra parte lo spagnolo è abituato ai miracoli, tipo portare Carlos Moya al numero 1 e “calmare” Nicolas Almagro (un tipo abbastanza simile a Fognini) fino a portarlo stabilmente tra i primi 10-15. La finale nella “Venezia del Nord” consentirà a Fabio di entrare di slancio tra i primi 50. In caso di vittoria, si attesterebbe intorno alle 40esima posizione, non troppo distante dal best ranking (n. 32) conquistato un paio d’anni fa. E’ la prima finale indoor per un tennista italiano dopo 9 anni. L’ultimo fu Davide Sanguinetti a San Josè nel 2003, quando perse da Andre Agassi. L’ultimo successo lo ha colto sempre Sanguinetti nella splendida cavalcata di Milano 2002. Sono passati 10 anni: è tempo di aggiornare le statistiche.
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