Fognini soffre di problemi al tallone e cede 6-2 6-3 a Martin Klizan. Partita condizionata da un problema che poi ha influito anche sull’atteggiamento. Rinviato l’appuntamento con il primo titolo ATP.
Fabio Fognini è stato spesso costretto sulla difensiva
 
Di Riccardo Bisti – 23 settembre 2012

 
Un anno e mezzo fa, quando era ancora allenato da Renzo Furlan, Simone Bolelli osservava perplesso gli orari dei campi di allenamento durante il challenger di Bergamo. Voleva allenarsi con Martin Klizan. “E’ molto talentuoso”, diceva. Quest’anno, finalmente in ripresa dopo tre anni durissimi, il bolognese ha “testato” a sue spese la qualità dello slovacco. Ci ha perso a Kitzbuhel, in finale a San Marino e nuovamente a San Pietroburgo (410.850$, Play-It). Il talento del 23enne slovacco, allievo di “gattino” Kucera, si è abbattuto anche su Fabio Fognini in finale. E’ finita 6-2 6-3: è dunque rimandato il primo titolo ATP per il ligure. Si sperava che Klizan fosse stanco dopo gli straordinari di sabato, quando è rimasto in campo quattro ore tra la semifinale contro Youzhny e il doppio. La differenza è arrivata dal piede destro di Fognini, che gli ha impedito di rendere al top. Lo slovacco ha meritato il successo, giusto coronamento a una stagione eccezionale (merita più di tutti il premio di "Newcomer of the Year"), ma il match è stato falsato dalle difficoltà (prima) fisiche e (poi) psicologiche di Fognini. Dopo aver perso i primi quattro giochi, l’azzurro ha tenuto un laborioso turno di battuta e ha chiesto l’intervento del fisioterapista. Problemi al piede destro, dalle parti del tallone. Fabio era nervoso, tanto da chiedere l’allontanamento di una telecamera ficcanaso. Il fisioterapista non ha potuto far altro che applicare un po’ di spray e mettere una fasciatura. Al rientro in campo, se possibile, le cose andavano ancora peggio. Sotto 1-5, Fognini giocava un turno di battuta a occhi chiusi. Tentava palle corte, faceva il serve and volley. E’ possibile che in quegli attimi stesse pensando al ritiro.
 
Nel secondo c’è stato più equilibrio. Il problema al piede sembrava meno pressante, ma il bel Fognini visto nei giorni scorsi era solo un ricordo. Troppi errori, dettati da insicurezze e paure, hanno segnato un set costellato da cinque break consecutivi. Sull’1-1, Fabio perdeva il servizio in appena 84 secondi e per un attimo ha dato l’impressione di volersi ritirare. Invece è rimasto in campo ed è iniziato il festival dei break. Klizan scappava e lui lo riacchiappava, almeno fino al 3-3. Poi ha ripreso a commettere errori e si è rapidamente giunti al 6-2 6-3 finale, maturato in meno di 70 minuti. Difficile esprimere giudizi. Fognini non è un "simulatori", magari si arrabbia ma è molto corretto. Prova sempre a dare il massimo. Klizan sarebbe stato comunque ostico, ma avremmo visto più scambi combattuti, territorio favorevole a Fognini. Volendo fare un appunto a Fabio – oltre a un po’ di nervosismo di troppo – è la tattica troppo attendista. Klizan comandava il gioco, Fabio correva troppo, con i piedi all’altezza della scritta “St. Petersburg”. In queste condizioni, l'epilogo era inevitabile. Sperando che il problema fisico non sia niente di grave, Fabio rientrerà tra i top 50 e si presenterà alla trasferta asiatica (Pechin0 e Shanghai) con un buon bottino di punti e fiducia. E una finale in più nel palmares.


Martin Klizan solleva il trofeo di San Pietroburgo