Sparisce il torneo ATP di Los Angeles, (quasi) venduto a un gruppo colombiano. “Non è arrivata nessuna offerta dagli Stati Uniti” dice il direttore Bob Kramer. Le ragioni della crisi.
E’ un momento molto difficile per i tornei ATP nordamericani
Di Riccardo Bisti – 18 novembre 2012
La crisi economica ha costretto gli organizzatori del torneo ATP di Los Angeles (uno dei più antichi del circuito) a cedere l'evento a un gruppo colombiano. Dal 2014, dunque, potrebbe spostarsi in Sud America. Raymond Moore, amministratore delegato del Masters 1000 di Indian Wells (uno dei pochi davvero fiorenti grazie alla disponibilità economica del patron Larry Ellison) si era detto stupito, poiché Indian Wells era interessata a rilevare il torneo e creare un combined nella Città degli Angeli. Per la prima volta, parlano gli (ex) proprietari di un torneo dalla grande tradizione. Il direttore Bob Kramer ha detto che la vendita ai colombiani, quasi definita, è stata obbligata perché era l’unica offerta. “Non avremmo mai pensato che non sarebbero pervenute offerte per tenere il torneo a Los Angeles. E’ stata una grande sorpresa” ha detto Kramer. Fino al 2012, il torneo è stato gestito dalla Southern California Tennis Association. Da Indian Wells replicano che – dopo l’iniziale interruzione delle trattative – non hanno mai avuto la possibilità di replicare alla proposta dei colombiani. Negli ultimi quattro anni, Los Angeles ha sempre chiuso in perdita: “Siamo in recessione, poi non è un buon momento per i tennisti americani – dice Kramer – inoltre siamo arrivati a un punto in cui i migliori hanno smesso di giocare questi tornei”. Kramer ha elencato i tornei morti sotto la spinta della recessione: Dallas, Scottsdale, Phoenix, New Haven e Indianapolis. “Mentre Atlanta ha cessato l’attività per due volte, anche se ora ha ripreso. Noi abbiamo cercato di evitare la chiusura. In quattro anni abbiamo investito più di 3 milioni di dollari. Dopo alcuni colloqui eravamo convinti che alcuni gruppi di investitori fossero interessati, ma non sono arrivate offerte a parte le due provenienti dalla Colombia. L’associazione non aveva alcun interesse a vendere il torneo”.
Kramer ha parlato con i gruppi di diverse città americane. Austin, Chicago, St. Louis e Stowe (Vermont), ma nessuno aveva a disposizione le strutture per organizzare un torneo ATP. Ad eccezione dei tre Masters 1000 americani (Indian Wells, Miami e Cincinnati), i direttori degli altri ATP americani sostengono che il ritiro dei vari Sampras, Agassi, Courier e Chang ha reso molto difficile l’ingaggio dei migliori giocatori nel periodo che va da Wimbledon all’Open del Canada. In quelle settimane inizia la Us Open Series, ma ci sono anche diversi tornei sulla terra rossa europea e tanti giocatori effettuano un richiamo atletico in vista del finale di stagione. In virtù dei grandi successi negli ultimi anni, i primi quattro (Djokovic, Federer, Murray e Nadal) hanno visto schizzare alle stelle le loro quotazioni. Per averli, potrebbe essere necessario spendere fino a 1 milione di dollari a giocatore. Cifre che i piccoli tornei americani non possono permettersi. E poi si tratta di giocatori europei, meno disposti a giocare negli States rispetto alla generazione di Sampras e Agassi. “Il punto cruciale è che il baricentro del circuito si è spostato verso l’Europa, sia come giocatori che come tornei – dice Kramer – Pete, Andre, Jim e Michael non sono stati sostituiti. Fino a qualche anno fa riuscivamo ad avere almeno un paio dei primi 5-6 del mondo, adesso non è possibile”. L’ATP non ha ancora approvato la vendita del torneo, che nel 2013 si giocherà a fine luglio. Se dovesse andare in porto l’acquisto dei colombiani, con uno spostamento in Sud America, l’evento potrebbe cambiare data nel 2014 a seguito della restrutturazione del calendario, sui cui l’ATP sta ancora discutendo. Il 2013 sarà l’ultimo anno del torneo di San Josè: nel 2014 si sposterà a Memphis, che perderà lo status di 500 per lasciarlo al neonato evento di Rio de Janeiro.
Essere vulnerabili, e ammetterlo, è una grande risorsa
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