Robin Soderling è fermo da un anno e mezzo. La ripresa è lenta e piena di ricadute. “Ho imparato a convivere col pensiero di non poter tornare. Ma credo di avere altri 5 anni per poter giocare”
Al momento dello stop, Robin Soderling era numero 5 ATP
TennisBest – 28 novembre 2012
Sono passati oltre 16 mesi dall’ultima apparizione di Robin Soderling. Da allora, lo svedese è fermo ai box per una violenta mononucleosi che gli impedisce di allenarsi con costanza. In questo articolo ha rilasciato alcune dichiarazioni a Ravi Uhba di ESPN, affermando di essersi abituato all’idea di non potercela fare. Tuttavia non perde la speranza, anche se nel frattempo è diventato padre di Olivia e si dedica a un corso di cucina. Una lettura interessante, che riproponiamo integralmente.
Nel sabato mattina di Stoccolma, Robin Soderling sta portando a spasso il suo cane per una passeggiata. “Può attendere un secondo, per favore? – dice al telefono – Sta sopraggiungendo una macchina e non ho il guinzaglio”. Lui e la storica fidanzata Jenni Mostrom sono diventati genitori per la prima volta sei settimane fa, e vivono insieme in un appartamento appena acquistato. Tenendo conto che Soderling ha guadagnato oltre 10 milioni di dollari in carriera, il denaro non è un problema. Sembra tutto perfetto, e Soderling lo sa bene. Ma a questo 28enne manca una cosa: tornare sul campo da tennis. Il due volte finalista al Roland Garros è fermo da un anno e mezzo a causa della mononucleosi. Roger Federer ed Andy Roddick hanno avuto casi più lievi di questa malattia, ma Soderling (come Mario Ancic) non è stato così fortunato. Come si avvicina il 2013, Soderling – attualmente senza ranking ATP dopo che era numero 5 quando si è fermato – non sa se potrà tornare a fare il professionista. A volte, l’incertezza è quasi insopportabile. “La speranza, la disperazione, poi di nuovo la speranza, poi ancora la disperazione. E’ questo che mi uccide sul serio – dice Soderling – mi sento proprio bene, allora inizio ad allenarmi, così penso che in un paio di mesi posso tornare a giocare e ci credo sul serio. Poi faccio un po’ troppo e mi sveglio una mattina sentendomi di nuovo male”. L’ultima battuta d’arresto si è verificata di recente.
Soderling era carico perché era in grado di allenarsi per un’ora a giorni alterni. Ma invece di far salire a poco a poco il ritmo, raffreddore e influenza lo hanno costretto a fermarsi di nuovo. Si è riposato per due settimane e mezzo prima di riprendere con cautela. “Negli ultimi due mesi ho avuto i migliori giorni e le migliori settimane, il che mi dà speranza. Ma ho avuto battute d’arresto che mi fanno stare ancora peggio – dice Soderling – in generale le cose vanno meglio, ma non sono così disperato all’idea di tornare. Vorrei dare ancora un colpo, certamente, ma ho imparato a convivere col pensiero che non sarà più possibile. Qualsiasi cosa succeda, avrò fatto tutto quello che potevo”. Soderling ha consultato diversi medici, anche volando in California a primavera per avere un altro parere. I primi test hanno rivelato che la tiroide non funzionava correttamente. Risultato: estremo affaticamento. Adesso i risultati sono migliorati, ma lo svedese non è al 100%. “In alcune persone, la mononucleosi può colpire per un lungo periodo di tempo” dice Paul Chatrat, chirurgo con base a Londra che si è occupato di diversi pazienti con questo problema. “Altri sembrano uscirne più rapidamente. Si pensa che in parte sia dovuto all’infezione iniziale, e in parte al sistema immunitario dell’individuo e alla capacità di combattere sin dal primo attacco”. Soderling riflette sull’estate 2011 e si domanda se una pausa prima o dopo il Roland Garros avrebbe limitato i danni. A Parigi, dove Soderling e il suo dritto pesante avevano interrotto il regno di Nadal nel 2009 e stoppato la striscia di semifinali Slam di Federer nel 2010, si sentiva stanco al mattino e dopo brevi sedute di allenamento. E’ arrivato ugualmente nei quarti di finale, perdendo contro Nadal. Poi ha perso da Bernard Tomic al terzo turno di Wimbledon.
“A Wimbledon le cose non andavano bene – dice Soderling – Vomitavo al mattino, avevo la febbre. Non so perché ho giocato. Ma è Wimbledon e non vuoi mancare. Hai fatto questo per tutta la vita: cerchi di allontanare le sensazione di stanchezza e provi ad andare avanti”. Si avvicinava il torneo ATP di Bastad, Soderling ricorda di sentirsi “morto” e di aver pensato al forfait. Ma poi c’è stata un’improvvisa ripresa, tanto che vinse il torneo cedendo 13 game in quattro partite. “Ho giocato, e bene, ma sentivo che qualcosa non andava. Pochi giorni dopo, per la prima volta, mi sono sentito davvero male”. Per coach Fredrik Rosengren è stato un deja vu. Era l’allenatore di Mario Ancic quando il croato è stato colpito dalla mononucleosi nel 2007. Nonostante un tentativo di rientro, Ancic non è più stato lo stesso e si è ritirato all’età di 26 anni. “L’unica cosa che posso fare è stargli vicino – dice Rosengren, che ha accettato la proposta di diventare capitano della Davis svedese con la benedizione di Soderling – posso sostenerlo tutti i giorni e dirgli che il tennis non è così importante come la sua salute. Questa è l’unica cosa che conta nella vita. Il tennis viene in secondo piano. Allo stesso tempo, so che vuole tornare a giocare. Ama lo stile di vita del tennis, i viaggi. Mentre eravamo in giro per le strade di Stoccolma durante il torneo ATP, mi ha detto che gli sarebbe piaciuto giocare quella sera”.
Soderling dice che non è più così doloroso guardare il tennis in TV come poteva esserlo qualche mese fa, e l’arrivo della figlia Olivia ha cambiato le sue prospettive. Robin stava partecipando a un corso di cucina, quando Jenni lo ha chiamato e gli ha detto di tornare a casa. Era giunto il momento, anche se con una settimana di ritardo. Secondo il padre, Olivia dorme tutta la notte. “Siamo stati fortunati”. Con un sorriso leggero, ammette di cambiare i pannolini per il 5-10% del tempo. “Per la prima volta nella mia vita non sto mettendo me stesso davanti a tutto, è un sensazione molto strana – dice – ma è anche bello. Tutta la mia vita è stata incentrata sul tennis, gli allenamenti, i risultati. Io e Jenni volevamo avere figli in giovane età, ma abbiamo aspettato. Abbiamo sempre pensato che sarebbe stato meglio in futuro. Adesso non capisco perché abbiamo aspettato”. L’attesa per tornare a giocare a tennis continua. “Non voglio che la mia carriera sia finita. Sento di avere almeno altri cinque anni. Ma posso ancora ritenermi fortunato. La mononucleosi poteva arrivare a 18-20 anni, invece mi ha colpito a 27. Fino ad ora, ho avuto una buona carriera”.
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