Wawrinka è deluso per l’ennesima rinuncia di Roger Federer alla Coppa Davis. Possibile che il campione di Basilea non sia stimolato da un’impresa che lo consegnerebbe alla leggenda?
Roger Federer e Stanislas Wawrinka hanno vinto l’oro olimpico nel 2008
Di Riccardo Bisti – 18 dicembre 2012
Non è la prima volta che Stanislas Wawrinka polemizza a distanza con l’amico Roger Federer. I due resteranno legati dalla medaglia d’oro conquistata alle Olimpiadi di Pechino, ma rischiano di non essere protagonisti nelle fasi decisive della Coppa Davis. Anche nel 2013, Federer non difenderà i colori rossocrociati. E allora hanno fatto scalpore le dichiarazioni di Stan, che in questi giorni sta ultimando la preparazione insieme a Severin Luthi e al preparatore atletico Pierre Paganini. In verità, aveva già detto queste cose durante il torneo di Basilea. “Roger ha detto per anni che per lui la Davis è importante, ma neanche stavolta è così – ha detto al sito www.sport.ch in un’intervista che verrà pubblicata interamente sul cartaceo – è un peccato che venga soltanto quando gli fa comodo. E’ una sua decisione, il tennis è uno sport individuale e ciascuno di noi guarda a ciò che è giusto per la propria carriera. Tuttavia capisco le sue decisioni più in passato che adesso. La Coppa Davis non è una priorità di Roger, almeno in questo momento”. Frasi che faranno discutere, magari alimentando una chiacchierata tra Federer e lo stesso Wawrinka quando si ritroveranno a Melbourne. L’impegno in Davis di Federer, in effetti, è una contraddizione. L’ha giocata a tutto spiano fino al 2004, quando non era ancora un campione da leggenda, salvo poi adottare la curosa politica di non giocare il primo turno ma partecipare ai play-off di settembre per mantenere il team nel Gruppo Mondiale.
In 13 anni (l’esordio risale al 1999 contro l’Italia, quando fu schierato – ancora minorenne – da Claudio Mezzadri), Federer ha giocato 58 partite (39 singolari e 19 doppi), ottenendo come miglior risultato la semifinale del 2003, quando battè praticamente da solo la Francia a Tolosa salvo incagliarsi contro Lleyton Hewitt nella semifinale in Australia. Quando ha iniziato a dominare il tennis, nel 2004, ha ridotto drasticamente il suo impegno. Un dato spiega tutto: delle 58 partite, ne ha giocate 36 fino al 2004 (sei edizioni) e appena 22 dal 2005 a oggi (otto edizioni). La sua assenza al primo turno è stata spesso fatale per la Svizzera, mai capace di raggiungere i quarti nonostante le generose prestazioni di Wawrinka. L’assenza di un terzo giocatore di livello (i vari Lammer, Bohli e Chiudinelli sono onesti mestieranti da challenger) condanna il team a vivacchiare. Federer ha saltato per intero solo l'edizione del 2010: quell’anno, puntualmente, la Svizzera retrocesse (cadde anche nel 2007, nonostante la presenza di Federer). Roger è poi tornato a giocare con continuità negli ultimi due anni: l’anno scorso ha guidato il team alla promozione, andando persino a Sydney per i play-off. Nel 2012 – dopo otto anni – è tornato a giocare al primo turno, ma si è fatto sorprendere dai missili di John Isner e ha perso anche il doppio. Il KO di Friburgo contro gli Stati Uniti è stata una vera Caporetto, in parte mitigata dalla salvezza ottenuta ad Amsterdam. E’ curioso che Federer si sia dedicato interamente alla Davis proprio nell’anno olimpico, in cui ha avuto l’impegno extra dei Giochi ed è stato il Fab Four a giocare più tornei. Non sarebbe stato meglio provarci nel 2013, o comunque in un anno non Olimpico?
“Avrei potuto giocare la Davis anche quest’anno – ha detto al suo biografo Renè Stauffer durante il tour sudamericano – ma per impegnarmi a full avrei dovuto rinunciare ad altri Masters 1000 oltre a Miami”. Detto che si tratta di un’affermazione discutibile (quali Masters 1000 avrebbe dovuto saltare per la Davis? Monte Carlo, che non fa parte del suo programma? I due americani estivi, lontanissimi dalla Davis? Shanghai, che si gioca tre settimane dopo le semifinali?), è legittimo domandarsi cosa manchi allo strabiliante palmares di Roger. Ebbene si, proprio la vecchia coppona. Siamo convinti che un’eventuale Insalatiera avrebbe un significato ben più profondo che un altro paio di successi a Cincinnati o Parigi Bercy. Lo svizzero ha collezionato trofei come noccioline…tra vent’anni si ricorderebbe di più un’eroica Davis (perchè la vincerebbe da eroe, è sicuro) o un paio di caselle in più nel pallottoliere dei trofei? C’è un punto su cui Wawrinka ha ragione: a parole, Federer ha sempre dato una certa importanza alla Davis. Ma i fatti dicono altro. Non lo si può rimproverare, si tratta di scelte personali. Lui stesso ha detto di non aver paura di prendere decisioni impopolari. Ma è legittimo non essere d’accordo con la sua visione. Il suo disinteresse sarebbe legittimo se non avesse un compagno di livello, ma Wawrinka è un buon giocatore. E darebbe il 110% se vedesse un Federer motivato. Il dibattito sul GOAT non ci ha mai appassionato, e non è importante citarlo in questa sede. Ma se davvero ci tiene, Roger ha bisogno di vincere una Davis. Tutti i grandi ne hanno intascata almeno una. Nadal ne ha collezionate quattro, Sampras ha firmato un’impresa leggendaria a Mosca nel 1995 e Bjorn Borg l’ha vinta da solo nel 1975, coadiuvato dal modesto Ove Bengtson. Successi di prestigio, di cui ci si ricorda ancora oggi. Un’eventuale trionfo svizzero firmato da Federer sarebbe una vigorosa spallata a tutti quelli che non lo ritengono il più grande di sempre. Ma il primo a volerlo capire – o accettare – deve essere proprio lui, Roger il basilese.
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