AUSTRALIAN OPEN – Terza semifinale in quattro anni per Na Li. La cinese parte male, poi demolisce la Radwanska con una superiorità tecnica quasi imbarazzante. “Grazie Rodriguez”.
Na Li ha superato Agnieszka Radwanska in 6 occasioni su 10
Di Riccardo Bisti – 22 gennaio 2013
Ci sono paesi in cui il numero 13 porta bene, altri in cui porta male. Non sappiamo come la pensino in Polonia: se chiedete un parere ad Agnieszka Radwanska, tuttavia, vi risponderà con ingiurie. La polacca stava giocando alla grande, forse il miglior tennis in carriera. Ed era reduce da 13 vittorie consecutive con i successi ad Auckland, Sydney e quattro buone partite a Melbourne. Tra queste, c’è stata anche la vittoria contro Na Li nella semifinale di Sydney. Tutto faceva pensare a un successo di “Aga”, gamba zoppa delle Fab Four al femminile. Invece il suo tennis da ginnasta non è bastato per contenere la furia di Na Li. In una mattinata prima uggiosa e poi soleggiata, la cinese si è imposta con il punteggio di 7-5 6-3, facendo valere una tecnica superiore. La Radwanska è brava, coraggiosa e fantasiosa. E’ perfetta per mandare al manicomio le avversarie, ma le manca un colpo-killer. Na Li gioca meglio di lei, lo ha dimostrato in una partita bruttina nel complesso, ma salvata da alcune giocate spettacolari. La cinese era sempre più sicura di sé, incisiva e coraggiosa. Il lavoro di coach Carlos Rodriguez si è visto tutto: la cinese non si è demoralizzata all’inizio, quando è finita sotto di un break in tre occasioni e ha commesso ben 15 errori gratuiti nei primi tre game. I muscoli tremavano, forse perché sente l’Australian Open come lo Slam di casa. Ci sarà un motivo se lo chiamano il torneo dell’area “Asia-Pacifico”. Ma il suo allenatore predica calma, tranquillità e relax. La tattica ha pagato, soprattutto quando la Radwanska è andata a servire sul 5-4. Lì ha alzato il livello del suo tennis e si è aggiudicata tre giochi di fila, facendo leva sul solito rovescio e su un dritto ballerino ma attento. Ogni volta che doveva colpire dal lato destro piegava le gambe, cercava una posizione vagamente affiancata e tirava il suo colpo con diligenza. Ne ha sbagliati diversi, per carità, ma la sensazione era finalmente positiva.
Un briciolo di distrazione le poteva costare caro in avvio di secondo set (sotto 0-2), ma le paure erano ormai scivolate via. Un’altra serie di cinque giochi consecutivi ha messo in cassaforte la quarta semifinale in carriera in un torneo del Grande Slam, la terza in Australia. “Finalmente ho superato lo scoglio degli ottavi: dopo la vittoria al Roland Garros erano diventati un incubo” ha detto con un sorriso largo così, molto occidentale e poco cinese. Impossibile non parlare di coach Rodriguez, l’uomo che l’ha rigenerata in un momento di difficoltà. “Da quando l’ho assunto, devo parlare di lui a ogni conferenza stampa – ha scherzato – c’è il mio preparatore atletico che si lamenta, vuole sapere perché non si parla mai di lui. La verità è che Carlos è un grande allenatore. Appena è arrivato, due giorni dopo ha iniziato ad aggiustare tecnicamente sia il dritto che il servizio. Ma non si occupa soltanto della parte tecnica: lui riesce a rendermi più forte sul piano mentale”. I risultati si vedono, visto che in questo scorcio di stagione ha perso solo una partita (a Sydney contro la Radwanska). Si è aggiudicata il torneo di Shenzhen e adesso guarda con qualche speranza alla semifinale contro Maria Sharapova (ammesso che la russa vinca il derby contro la Makarova). I precedenti dicono 8-4 per Masha, che ha vinto i primi cinque e gli ultimi tre, dopo una contro-serie di quattro partite della Li. Grida ancora vendetta la finale del Foro Italico, letteralmente buttata via dalla cinese.
Ma allora c’era una Na diversa, allenata ancora dal marito e in preda a inspiegabili raptus agonistici. Adesso sono cambiate tante cose, a partire da una preparazione invernale durissima. “Ho fatto una preparazione incredibile con Carlos – ha detto la cinese – ci sono stati momenti in cui gli ho chiesto: ‘scusa, ma lo sai quanti anni ho?’ A volte sembrava che allenasse una ventenne!”. Ma i risultati si vedono, e sono certificati dalle sconsolate dichiarazioni della Radwanska: “Ci sono stati game in cui non mi ha concesso di fare nulla. Tirava profondo, serviva bene….è una giocatrice solida, gioca sempre allo stesso livello e non ha alti e bassi come le altre”. In realtà li aveva, e anche piuttosto gravi. Ma ha trovato la forza di cambiare qualcosa a 31 anni di età. Non tutte ce l’hanno. Tanto di cappello. E quando dice che l'obiettivo stagionale è chiudere tra le prime 3…sarà meglio prenderla sul serio.
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