AUSTRALIAN OPEN – Il serbo recupera alla grande dopo il match con Wawrinka e supera Berdych in quattro set. Ci ha impiegato esattamente la metà del tempo.
Novak Djokovic ha messo in mostra una grande condizione fisica
Di Riccardo Bisti – 22 gennaio 2013
Se c’è qualcosa che Novak Djokovic ha imparato da quando è diventato numero 1, è la capacità di non accampare scuse. Qualche anno fa, Andy Roddick lo aveva preso di mira a una mitica conferenza stampa durante lo Us Open. Ironizzava sulla sua tendenza a drammatizzare: “Secondo me ha la SARS, l’aviaria…”. Oggi Nole è nel pieno della maturità, tecnica e morale. Dopo la vittoria su Tomas Berdych, ha pronunciato parole sobrie e sensate. “Quando giochi un torneo del Grande Slam devi essere pronto a giocare partite di cinque ore. E se capitano, devi essere in grado di recuperare in un giorno e mezzo”. Nessun accenno alla fatica accumulata dopo il match-maratona contro Stanislas Wawrinka. “Ho uno splendido team che sta facendo del suo meglio per farmi sentire pronto fisicamente e mentalmente. Ho cercato di fare il mio lavoro nel modo più rapido ed efficiente possibile”. Non poteva andargli meglio. In tanti pensavano che la maratona negli ottavi avrebbe potuto condizionarlo. Niente di tutto questo. Curiosamente, la sfida contro il ceco è durata 2 ore e 31 minuti, esattamente la metà rispetto alle 5 ore e 2 minuti del turno precedente. La verità è che il tennis di Berdych non dà fastidio a Djokovic, mentre la prestazione di Wawrinka negli ottavi è stata qualcosa di irripetibile, clamoroso. Non è un caso che il quotidiano svizzero “Le Matin” gli abbia dedicato un’enorme foto in prima pagina. Contro Tomas Berdych, il serbo è stato perfetto. Ha giocato un primo e un terzo set da manuale, prendendosi una pausa soltanto nel secondo. Perderlo, tuttavia, gli ha messo il turbo nel motore. E’ volato rapidamente 5-0 nel terzo e lo ha chiuso con uno degli scambi più belli della partita. Tre quarti d’ora dopo, un’esultanza decisamente meno scomposta dell’altro giorno ha accompagnato il 6-1 4-6 6-1 6-4 finale.
Con questo successo (il 19esimo di fila a Melbourne Park), il serbo si prende due certezze: è ancora in lizza per diventare il primo tennista dell’Era Open a vincere l’Australian Open per tre anni di fila. Inoltre si è assicurato la certezza matematica di restare al numero 1 ATP anche a fine torneo, respingendo la minaccia di Roger Federer. Niente male, per uno che 48 ore prima giocava col terrore negli occhi. Ancora una volta, Berdych ha deluso. “Un set non è stato sufficiente. Non ho giocato il mio miglior tennis, questo ha fatto la differenza. Non sono riuscito ad essere aggressivo”. Nel quarto set ha provato a tenere duro, ha anche annullato tre matchpoint, ma l’ace numero 10 ha garantito a Djokovic il successo. Berdych è un giocatore di qualità, sempre a caccia del vincente. Contro Federer riesce a infilarne tanti, mentre Djokovic rimanda tutto di là, anche perché era completamente ristabilito grazie alla routine “alternativa” di lunedì. Dopo il match con Wawrinka è andato a letto alle 5 del mattino, restandoci fino alle 14.30. Poi si è guardato un po’ di TV e ha fatto una passeggiata al parco, alternandola a una tonificante immersione in una vasca piena di ghiaccio. “Credo di aver fatto un buon lavoro, visto che stasera stavo benissimo”. Adesso, nell’undicesima semifinale Slam di fila, se la vedrà con David Ferrer. Lo ha già stoppato due volte allo Us Open (2007 e 2012) e tutto lascia presagire che farà il tris. Questo Nole sembra sempre più indistruttibile.
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