L’Harbour Club di Milano si è assicurato le prestazioni del giovane Giovanni Calvano, 15 anni e tra i migliori azzurri della sua età. E’ già classificato 2.8 è impressiona per la tenuta mentale. Sarà il nostro Ferrer? 
Giovanni Calvano rappresenterà l’Harbour Club di Milano
 
Di Riccardo Bisti – 7 febbraio 2013
 

L’inerzia è buona, ma i ricambi non bastano mai. L’Italia del tennis sogna grazie ai ragazzi degli anni 90 (Quinzi, Baldi, Donati e Napolitano). Ma non sempre le grandi promesse arrivano, e allora c’è bisogno di giocatori affidabili, che possano tenere su la baracca nei momenti di crisi. “Affidabilità” è il sostantivo giusto per descrivere Giovanni Calvano, 15enne di Formia che sta muovendo passi importanti a livello nazionale e internazionale. Nato a il 29 gennaio 1998, è già classificato 2.8. Risultato notevole per un ragazzo che conduce ancora una vità normale. Al mattino va a scuola e al pomeriggio si allena, come migliaia di ragazzi della sua età. Con la differenza che Giovanni gioca bene, molto bene. E vince. Nel 2010, all’età di 12 anni, si era fatto notare vincendo il Lemon Bowl e conquistando la finale alla Coppa Lambertenghi. A proposito di quella cavalcata, Carlo Alagna (responsabile della Makers eventi e consulente dell’Aspria Harbour Club di Milano) racconta: “Il giorno delle semifinali giocò sette ore, con semifinale del singolo e finale del doppio. Il suo avversario, invece, aveva giocato meno di un’ora per la sua semifinale. Il giorno dopo vinse il primo, lottò nel secondo ma poi non ne aveva più e crollò nel terzo. Fece appena quattro punti, era chiaramente distrutto. Ma in tutto il set non ha dato alcuna manifestazione di stanchezza, non si è lasciato andare a gesti di frustrazione. Aveva esattamente lo stesso atteggiamento del giorno prima. A 12 anni, in una situazione del genere, rischi di disunirti. E’ normale. Invece lui ha dimostrato una maturità impressionante. Questo ragazzo ha una testa d’oro”.
 
Forte dell’amicizia con papà Danilo e delle intenzioni dell’Harbour Club, che ha intenzione di rilanciare il settore giovanile (anche l'Accademia di Laura Golarsa ha trovato spazio nel club milanese), Alagna ha seguito Calvano in questi anni ed è finalmente riuscito a tesserarlo. “L’operazione sarebbe potuta avvenire anche prima – dice papà Danilo – ma Giovanni aveva un vincolo con il club precedente. Allora abbiamo aspettato che si esaurisse per abbracciare l’Harbour. E’ stata una scelta fortemente voluta da Giovanni”. Massimo Policastro, direttore sportivo dell’Harbour, è entusiasta dell’acquisto: “Crediamo molto in Calvano: è dotato di un’ottima tecnica di gioco, ha già ottenuto buoni risultati a livello internazionale, ma soprattutto ha dimostrato di possedere una notevole solidità mentale. E’ una caratteristica per nulla comune ai giovani italiani”. E’ proprio la forza mentale l’aspetto che ha colpito Alagna. “Credo moltissimo in questo ragazzo. E’ presto ed è azzardato fare paragoni, ma per rendere l’idea potrei definirlo un piccolo Ferrer italiano”. L’unica perplessità riguarda l’altezza: in un mondo di tennisti sempre più alti e potenti, Calvano è alto 168 centimetri. Ma può crescere ancora: “Io credo che possa diventare forte” conclude Alagna. Il contatto con l’Harbour è iniziato proprio in occasione della Lambertenghi 2010, cui sono seguiti altri risultati di rilievo, sia su scala nazionale che internazionale.
 
Risultati che non sono sfuggiti al Settore Tecnico Nazionale. Giancarlo Palumbo, responsabile del Centro di Tirrenia, ha preparato un programma che Giovanni segue scrupolosamente presso il Tennis Club Gianola di Formia, dove è seguito dal padre Danilo, nonché dai maestri Bove e Pacelli. Come detto, Giovanni va a scuola e si dedica al tennis solo al pomeriggio: arriva al club alle 16, fa un’ora di preparazione atletica e poi 90 minuti di tennis. “Tutto quello che facciamo è finalizzato al tentativo di creare un professionista – dice Calvano Senior – ma per noi è molto importante anche la crescita umana. Non vogliamo cadere nell’errore del professionismo precoce: se fosse il nostro obiettivo, lo avremmo già iscritto a una scuola privata o mandato in un’Accademia dove avrebbe potuto giocare da mattina a sera”. Calvano frequenta anche il Centro Tecnico di Tirrenia: vi si reca una volta ogni 5-6 settimane, restandoci una settimana intera. I tecnici controllano i suoi progressi e stabiliscono il programma da seguire a casa. “Faremo il salto quando lui sarà pronto – dice il padre – non vogliamo fare il passo più lungo della gamba. Per il 2013 il programma è già stabilito in collaborazione con la FIT. Giocherà tornei Tennis Europe, poi ne testeremo il livello in qualche Under 18. Se mostrerà di essere pronto, insisteremo in quella direzione, altrimenti resteremo tra gli Under 16. Di sicuro giocherà qualche torneo Open per farsi le ossa”. L’impressione è che i giovani italiani siano mentalmente più forti rispetto alle generazioni passate. Chissà che il trend positivo non possa essere sublimato da un ragazzo di Formia che tifa per la Roma e sa già stare in campo da professionista. Non è forse vero che “la testa” è il colpo più importante nel tennis di oggi? All'Aspra Harbour Club di Milano lo hanno capito. E hanno puntato sul sicuro.