FED CUP – La Vinci cede 7-5 al terzo alla Lepchenko e chiude la giornata sull’1-1. Preoccupano le condizioni dell’azzurra. Si parla di crampi, difficile capire se potrà giocare domenica. 
L'abbraccio tra Varvara Lepchenko e Mary Joe Fernandez
 
Dall’inviato a Rimini, Riccardo Bisti – 9 febbraio 2013

 
Equilibrio. Emozioni. Paura. Non importa se uomini o donne: le gare a squadre sanno tenerti incollato alla sedia. Può succedere qualsiasi cosa. Spesso si vede quel che nei tornei non accade. Durante la pugna tra Roberta Vinci e Varvara Lepchenko è successo di tutto. Si fosse giocato a Pattaya o Birmingham, la Lepchenko avrebbe vinto 6-1 al terzo e tanti saluti. Invece i 5.000 del 105 Stadium di Rimini si sono immersi in uno psicodramma, in una vicenda umana ancor più che tennistica. Gli estimatori del tennis femminile hanno ragione: tra le donne non è mai finita. Puoi essere 5-0, 5-1, ma non vuol dire niente. Tra gli uomini è difficile vivere un tale intreccio di emozioni mentali, fisiche, quasi mistiche. La prima giornata di Italia-Stati Uniti è finita 1-1. Per noi non è una bella notizia, ma è ottima per lo spettacolo, per la mistica appena citata. Al facile successo di Sara Errani, Varvara Lepchenko ha risposto superando Roberta Vinci con il punteggio di 2-6 6-4 7-5 in 2 ore e 17 minuti di battaglia. Per la qualità bisognava rivolgersi altrove, ma che emozioni! Dopo un primo set dominato dalla Vinci (cinque giochi consecutivi dall’1-2) e un secondo in cui la rigida geometria dell’americana ha avuto la meglio, il terzo è stato un miscuglio di situazioni che hanno esaltato l’ambiente, caloroso come si conviene a un match di Fed Cup. Il punteggio si può sintetizzare: 5-1 Lepchenko, 5-5, 7-5 Lepchenko.
 
Il groviglio di emozioni no. A un certo punto, Varvara aveva preso le misure a Roberta. Ha iniziato a decifrare il rovescio in slice dell’azzurra e si faceva trovare pronta sulle palle più basse. Roberta era sempre più stanca, prodromo dei crampi che da lì a poco l’avrebbero assalita. Il match sembrava finito, non c’erano più vie d’uscita tecniche. Ma il cervello è un muscolo imprevedibile, difficile da gestire e controllare. E allora la Lepchenko ha preso ad aver paura, anche se in conferenza stampa smentirà. “Non erano emozioni. Semplicemente ho perso la concentrazione. Ma ho continuato a lottare fino alla fine anche grazie all’aiuto delle mie compagne”. Roberta succhiava energia dagli errori della Lepchenko. Il pubblico, armato di bastoni di gomma gonfiabili griffati BNP Paribas, faceva un baccano incredibile su ogni punto. La sublimazione del delirio è giunta con il dritto vincente che ha portato la Vinci sul 5-5. A quel punto la rimonta – e il lieto fine – sembravano pronti ad abbracciare l’Italia. Invece la sorte ha deciso di dare una mano alla Lepchenko, tramutandosi sotto forma di crampi alla gamba sinistra della Vinci. Quasi non riusciva a camminare, al cambio di campo sul 6-5. E’ tornata in campo, ma non c’è stato nulla da fare. Stavolta era finita davvero. E allora Roberta ha vissuto il suo dramma, accasciata sulla panchina è scoppiata in lacrima circondata da capitano, medico, massaggiatore e osteopata. Forse temeva che il suo weekend fosse finito qui.
 
Il match è nuovamente aperto. Non lo hanno detto né Barazzutti né la Fernandez, ma 1-1 è il risultato che volevano le americane. Difficile capire cosa succederà nella seconda giornata. Mary Joe ha risposto con un “si” deciso quando le hanno chiesto se schiererà nuovamente Jamie Hampton, mentre Barazzutti non ha gradito la domanda sul fatto se i problemi fisici della Vinci cambieranno le sue strategie. “Assolutamente no” ha chiosato con l'espressione che gli viene quando non gli piace una domanda. In conferenza stampa si è presentato solo lui. “In questo momento stanno trattando, non sappiamo quanto tempo ci vorrà per ristabilirsi. Diciamo che ha la gamba indurita, deve stare in relax”. La stessa Vinci ha poi parlato tramite gli organi di comunicazione federali: “Sono dispiaciuta, ho dato tutto, spero di essere in grado di giocare domani”. Al di là delle parole, la sensazione (e i volti dei protagonisti) lasciano intendere che non vi è alcuna certezza. “Al momento dovrebbero essere crampi” si vocifera dallo spogliatoio italiano. “Si trattasse di crampi, non credo siano dovuti alla stanchezza – continua Barazzutti – sono crampi nervosi, dovuti alla tensione. Penso che possa giocare, questi problemi li ho avuti anch’io e in genere si risolvono”. Se fossero davvero crampi, certo. “In effetti sono rimasta sorpresa dai problemi fisici di Roberta – ha detto la Lepchenko – perché lei è una delle giocatrici più in forma del circuito”. La Vinci non aveva mai avuto così tante responsabilità in Fed Cup. Negli anni d’oro ha fatto la riserva, e nella trasferta russa del 2011 le italiane erano chiaramente underdog. “Di solito fa male con il dritto, è un colpo con cui gestisce il gioco. Oggi non ha funzionato granchè – dice Barazzutti – e anche il rovescio, colpo importante del suo gioco, oggi le usciva un po’ troppo corto. Ha subito l’iniziativa dell’avversaria, ma non le rimprovero nulla. Negli ultimi 5 game ha giocato con tutto quello che aveva: cuore, anima e sentimento. Ma le è mancata un filo di lucidità”. In caso di forfait della Vinci, la prescelta sarebbe certamente Karin Knapp, che ha già pagato lo scotto dell’esordio cinque anni fa contro l’Ucraina ad Olbia. Inutile dire che – senza Roberta Vinci – questo incontro si complicherebbe tremendamente