A Buenos Aires le hanno provate tutte per portare Rafa in Argentina: anticipare la finale al sabato, ridurre il tabellone a 28, 600.000 dollari, un volo privato…niente da fare. 
Rafael Nadal a Buenos Aires nel 2005, sua unica apparizione in Argentina
 
Di Riccardo Bisti – 23 febbraio 2013

 
La Gira Sudamericana è composta da quattro tornei su terra battuta: Vina del Mar, San Paolo, Buenos Aires e Acapulco. Saranno quattro anche l’anno prossimo, poichè il torneo di Rio de Janeiro (nuovo ATP 500) compenserà il passaggio di Acapulco al cemento. Anzi, la “Gira” sarà ancora più sudamericana: Acapulco, infatti, è molto più vicino a Indian Wells che a Buenos Aires. I più attenti avranno notato che Rafa Nadal, dopo aver scelto la terra sudamericana per tornare a giocare, parteciperà a tre dei quattro tornei. Il “sacrificato” è Buenos Aires. Il campo di partecipazione è buono (Ferrer, Almagro, Wawrinka) ma non ci sono gli argentini competitivi (Del Potro è rimasto in Europa, Nalbandian ha avuto la sfortuna di pescare Ferrer) e non sono emersi nuovi personaggi. Anzi, è approdato un semifinale un ultra-trentenne come Tommy Robredo. Ottimo giocatore, per carità, ma non fa vendere un biglietto in più. In questi giorni, sono emersi i dettagli delle trattative per portare Rafa Nadal anche a Buenos Aires, dove non si reca da 8 anni. La sua ultima apparizione risale al 2005, quando perse da Gaston Gaudio. E’ destino che Rafa non debba mettere piede in Argentina: nel 2008 avrebbe dovuto partecipare alla finale di Coppa Davis, ma diede forfait per i soliti problemi alle ginocchia. La presenza di Nadal avrebbe dato slancio e vigore a un torneo che si sta un po’ accartocciando su se stesso. Il rifiuto dei giocatori a cambiare superficie lo farà restare un evento per terraioli, senza grosse prospettive. E se il numero 1 argentino preferisce giocare a 10.000 km di distanza…la frittata è fatta. Miguel Nido, un portoricano che detiene i diritti del torneo, lo sa bene. Per questo le ha provate tutte per convicere Rafa a sbarcare nel Barrio Palermo, quartiere residenziale di Buenos Aires.
 
“Ci sarebbe piaciuto avere Nadal – ha detto Nido – ma ci ha detto di no, che quest’anno era impossibile. Aveva bisogno di riposare dopo le fatiche di Vina del Mar e San Paolo. Lo capiamo, ma abbiamo il sogno di averlo in futuro”. Per avere Rafa, gli argentini si sono rivolti al manager Carlos Costa, che già cura gli interessi di Nalbandian e Juan Monaco (altro grande assente). Non c’è stato nulla da fare: ragioni strettamente sportive hanno convinto Nadal a tenere a riposo il ginocchio. Pur di averlo, sarebbero stati disposti a rivoluzionare il torneo stesso. Sono state fatte delle promesse incredibili: intanto gli hanno offerto un ingaggio di 600.000 dollari, inferiore a quelli intascati in Cile e Brasile, ma ugualmente sostanzioso. Inoltre, per facilitare il suo impegno, avevano ideato due soluzioni: ridurre il tabellone da 32 a 28 giocatori, facendo si che Nadal giocasse un massimo di quattro partite, e anticipare la finale al sabato. In questo modo, Rafa avrebbe avuto più tempo per recarsi ad Acapulco. Hanno fatto di più: gli avrebbero messo a disposizione un volo privato per portare lui e il suo team direttamente da Buenos Aires ad Acapulco. Le trattative erano iniziate durante lo Us Open e si sono intensificate quando Rafa ha rinunciato alla campagna australiana. Ma non c’è stato niente da fare.
 
Nido e il suo staff, a partire dal direttore del torneo Martin Jaite, ci credevano sul serio. Per questo hanno aspettato fino all’ultimo per concedere le wild card (poi andate a Velotti, Delbonis e Schwartzman), e non sono stati resi pubblici i costi dei biglietti fino alla vigilia del torneo. Fosse arrivato il “si” di Rafa, sarebbero stati decisamente più alti, un po’ come hanno fatto a Vina del Mar. Il sogno si è infranto sul “no” gentile ma fermo dello spagnolo, che però potrebbe recarsi ugualmente in Argentina il prossimo novembre. Da più parti, infatti, si vocifera di una possibile esibizione contro David Nalbandian. Sarebbe un grande evento, anche se non al livello delle due esibizioni di Roger Federer, che a dicembre ha affrontato Juan Martin Del Potro in uno stadio appositamente costruito a Tigre. Nel frattempo, Rafa è già sbarcato in Messico, dove sarà predisposto un imponente servizio d’ordine per prevenire azioni malavitose. Rafa ama il Messico, tanto da aver deciso di investire in due complessi alberghieri situati a Cozumel, Quintana Roo. Per chiudere la trattativa, Rafa ha anticipato il suo arrivo. Insieme ad altri investitori, ha acquistato gli immobili degli hotel “Secrets Aura” e “Sabor”. L’investimento sarà di circa 14 milioni e prevede una completa restrutturazione, da cui sortirà un villaggio vacanze denominato “Sunscrip Cozumel”. La speranza è attirare parecchi turisti dagli Stati Uniti, in particolare da Chicago, Denver e Houston, laddove è più diffuso quel turismo subacqueo che in Messico avrebbe la sua sublimazione. Per riuscirci, è stato stretto anche un accordo con tre compagnie aeree: Frontier Airlines, Alaska Airlines e American Airlines.