La Sharapova lascia appena quattro giochi alla Wozniacki e trionfa a Indian Wells. Per lei è il 28esimo titolo in carriera. La solidità mentale della russa fa la differenza contro (quasi) tutte.
Maria Sharapova nella tradizionale posa per la vincitrice di Indian Wells
Di Riccardo Bisti – 18 marzo 2013
Il torneo femminile di Indian Wells ha dato una risposta forte e chiara: ci sono tre giocatrici nettamente più forti delle altre, mentre per il resto c’è un grosso calderone. Tra le inseguitrici, l’unica che avrebbe classe e qualità per unirsi al gruppo delle migliori è Petra Kvitova. Ma la ceca soffre di una discontinuità spaventosa. E allora comandano Serena Williams, Victoria Azarenka e Maria Sharapova. Con la prima assente e la seconda ritirata, era scritto che il maxi-torneo di Larry Ellison andasse alla bella russa, vincitrice senza perdere un set e dominatrice nella finale contro Caroline Wozniacki, brava ma anche fortunata a giungere in finale. E’ finita 6-2 6-2 senza che il risultato non fosse mai in discussione, nonostante le filippiche di papà Piotr ai cambi di campo e la presenza, dolce e rassicurante, di mamma Anna nel box Wozniacki. La danese è stata al numero 1 WTA per più del triplo delle settimane della Sharapova, ma se la russa vanta sette finali Slam (con quattro vittorie) un motivo ci sarà. Si è visto in una finale a senso unico, in cui le bordate della Sharapova hanno soffocato la ragnatela della Wozniacki. Abbandonati (per ora…) i propositi di diventare una giocatrice più aggressiva, la danese ha impostato il match sulla difensiva. Per avere qualche chance doveva allungare gli scambi, far correre la Sharapova e stancarla il più possibile. Insomma, rendere il match una maratona più che una partita di tennis. La russa, con la sua immensa classe, glielo ha impedito sin dal primo game, dove ha trovato il break a zero tirando alcuni schiaffi imprendibili anche per il motorino-Wozniacki.
In semifinale, la danese aveva ripreso un set di svantaggio alla Kerber, ma la storia non si è ripetuta. In 81 minuti di tennis, la Sharapova ha tirato ben 33 colpi vincenti, più di due per game. C’è riuscita nonostante la lentezza del campo, decisamente pro-Wozniacki. La Sharapova è stata molto incisiva con il dritto lungolinea. Di solito cerca il winner con il rovescio, mentre stavolta ha trovato parecchi punti anche dal lato destro. Ma il trionfo è stato sul piano tattico: consapevole dei punti di forza dell’avversaria, non ha mai arretrato il baricentro del gioco, anche a costa di giocare diverse palle di controbalzo. Mica facile, sotto il solleone di mezzogiorno. Subito sotto di un break, la Wozniacki ha tenuto fino al 2-3 prima di perdere altri cinque giochi consecutivi. Non ha avuto la forza di trovare soluzioni alternative, come se fosse schiava delle sue virtù (che però sono anche debolezze). In tutta la partita, Caroline ha tirato la miseria di due colpi vincenti. Impossibile pensare di vincere. “Momenti come questi sono la ragione per cui gioco a tennis – ha detto la Sharapova – siamo molto fortunati: la cosa più importante è la salute, ma alla fine della giornata quello che rende tutto speciale è il sostegno della gente e la capacità di diventare una campionessa”. Per lei è il 28esimo titolo in carriera, il secondo nel deserto californiano dopo quello ottenuto nel 2006.
“Mi ha messo pressione sin dall’inizio – ha detto la Wozniacki – ho avuto la sensazione che oggi le riuscisse tutto. Ha commesso pochi errori (25, ndr), e quelli che ha fatto non erano in momenti importanti. Tirava prima e seconda palla alla stessa velocità, era aggressiva sin dalla risposta e riusciva a centrare le righe anche quando la facevo correre. Devo dire che ha giocato troppo bene”. Dichiarazioni di resa che però non oscurano il buon torneo giocato. Era da parecchio che la Wozniacki non si vedeva ad alti livelli. “Sono state due buone settimane e ho espresso un buon tennis. Ho dovuto un po’ giocare a scacchi: durante il torneo sono stata aggressiva, difensiva…insomma, ho giocato in tanti modi. Purtroppo, oggi, non c’era tempo per gli scacchi”. La Sharapova è l’ottava giocatrice a vincere questo torneo in due occasioni: prima di lei c’erano riuscite Martina Navratilova, Mary Joe Fernandez, Steffi Graf, Lindsay Davenport, Serena Williams, Daniela Hantuchova e Kim Clijsters. Masha festeggerà il successo con la ritrovata seconda posizione nel ranking WTA, scavalcando Victoria Azarenka e mettendosi alle spalle di Serena Williams. Di Masha si parla soprattutto per l’avvenenza, le passerelle e gli impegni extra-tennistici. Legittimo, per carità, ma sul campo da tennis non tradisce mai. Non è un mostro di tecnica ed eleganza, ma possiede una dote che manca a buona parte delle colleghe: la solidità mentale. Difficilmente si fa riprendere se va in vantaggio, difficilmente commette errori grossolani. In altre parole, dà sempre il massimo. Come lei, solo Azarenka e Williams. Quest’ultima tornerà a Miami, desiderosa di tornare a vincere. E sarà un’altra sfida.
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