Tommy Robredo, all’età di 40 anni, ha appeso la racchetta al chiodo durante la scorsa edizione dell’ATP 500 di Barcellona, ma il suo amore per lo sport è tale che, pochi mesi dopo essersi ufficialmente ritirato, ha subito sentito il bisogno di tuffarsi in una nuova avventura. E così ha accettato il ruolo di allenatore di Chun-Hsin Tseng, 21enne di Taipei nonché uno dei più grandi talenti della nuova generazione

Tommy Robredo, all’età di 40 anni, ha appeso la racchetta al chiodo durante la scorsa edizione dell’ATP 500 di Barcellona, lasciando dietro di sé ricordi indelebili: è stato numero 5 del mondo, ha vinto 12 titoli e ha ottenuto ben 533 successi nel circuito maggiore, entrando nell’élite storica del tennis spagnolo. Il suo amore per lo sport è tale che, pochi mesi dopo essersi ufficialmente ritirato, ha subito sentito il bisogno di tuffarsi in una nuova avventura. E così ha accettato il ruolo di allenatore di Chun-Hsin Tseng, 21enne di Taipei nonché uno dei più grandi talenti della nuova generazione.

“Tseng è un ragazzo che aveva necessità di aiuto – ha raccontato Robredo a Punto de Break, a livello professionale si intende. Quando mi ha parlato del suo caso, ho visto che si trattava di un progetto che aveva bisogno di una struttura diversa. Lui è già stato numero 90 del mondo, ma, se vuole continuare a migliorare la propria classifica, serve qualcosa di diverso. È un progetto molto speciale e interessante, sono entusiasta di mettermi in gioco con lui. A viaggiare, però, non sarò io, bensì Abraham González, che ha già fatto parte per anni della squadra di Andrey Rublev. Anche Tseng voleva cambiare, per stile ed esperienza io ero il profilo giusto per lui. Lavorerò insieme a lui ma da qui, creando il calendario e guardando tutte le sue partite. Quando sarà a Barcellona, poi, ci alleneremo insieme. In squadra ci sarà anche Walter Navarro, una preparatore fisico con tanta esperienza nel circuito”.

Quali gli obiettivi che entrambi si sono posti all’inizio di quest’avventura? “È un ragazzo di 21 anni che ha raggiunto la posizione numero 90 del mondo. Oggi è il numero 115 perché non ha difeso alcuni punti ottenuti l’anno scorso, ma quando abbiamo chiuso l’affare era tra i cento. È evidente che parliamo di un ragazzo molto talentuoso, ma non aveva mai avuto un allenatore o una squadra fissa: ha cambiato spesso e era solito viaggiare con suo padre. Il nostro obiettivo è apportare alcuni accorgimenti tattici, migliorare il modo di stare in campo. Se riuscirà a guadagnare un posto tra i primi 80-90 della classifica e se riuscirà a giocare sempre nel tabellone principale degli Slam, sarebbe già un passo molto importante che gli permetterebbe di guadagnare tranquillità. Assodato questo, vedremo fino a che punto potrà arrivare. Il mio obiettivo personale, invece, è quello di rimanere a contatto con il circuito, tornare a divertirmi e ad emozionarmi con il tennis dopo questi mesi di pausa”.

La superficie preferita di Tseng è la terra battuta, ma importante sarà rendere il proprio gioco sempre più versatile. “Adesso tutti giocano bene ovunque: non è più come 20 anni fa, quando i giocatori si focalizzavano principlmente sui tornei più adatti al proprio gioco. Se non fosse stato per questo cambiamento, dubito che avremmo visto Federer vincere il Roland Garros o Nadal vincere Wimbledon. Mi dice che gli piace giocare sulla terra battuta, e ci gioca bene, quindi ti direi che deve migliorare ancora un po’ sul cemento. Ma dobbiamo attendere: una cosa è vederlo in qualche video o allenarsi con lui per qualche settimana, diverso è vederlo gareggiare e vedere come si comporta in partita. Bisogna vedere come si adatterà a questa nuova situazione”.

Tra le sue qualità, spiccano certamente l’umiltà e la voglia di lavorare. “Mi ha sorpreso. Colpisce molto forte con entrambi i fondamentali, sia di rovescio che di diritto. Colpisce in tutte le direzioni senza alcun problema, lo fa con molta facilità. Non è altissimo, quindi al servizio non ha le stesse strutture di Zverev o Medvedev, i quali sono vicini ai due metri. In compenso può muoversi molto meglio degli altri, questo è ciò che lo farà competere su tutte le superfici. È un giocatore molto solido, sia io che Abraham siamo rimasti stupiti nel vedere come colpisce bene in tutte le direzioni. È una persona molto umile, un gran lavoratore: se gli dici qualcosa lo fa subito, se gli proponi qualcosa di diverso non esita a farlo”.