Commovente impresa della Gran Bretagna priva di Murray: sotto 0-2 contro la Russia, ribalta tutto con Ward ed Evans. Non facevano una rimonta simile da 83 anni.
Ward esulta dopo aver firmato il punto del 2-2. La rimonta sarà completata da Evans
Di Riccardo Bisti – 9 aprile 2013
Correva l'anno 1994 quando Stefano Pescosolido, per poco, non batteva Sergi Bruguera nel periodo di massimo splendore del catalano. Gli “nascose la palla” per due set, come ama ricordare Rino Tommasi, poi salì 3-1 al quinto, 15-30 e servizio Bruguera. In quel momento mandò a quel paese Adriano Panatta e l’incontro andò in malora. A fine partita, “Pesco” disse: “I miracoli si possono fare, ma non sempre”. Tutti hanno diritto al loro miracolo. Lui lo avrebbe acciuffato qualche settimana dopo, battendo Agassi al Foro Italico. Lo scorso weekend, i britannici si sono giocati il loro bonus. La vittoria contro la Russia, ultimo regalo sportivo alla “Lady di Ferro” Margaret Thatcher, è stato un vero e proprio miracolo. Senza Andy Murray, concentrato sull’attività individuale, il team britannico di Coppa Davis è a livelli indecorosi. Si salvano con il doppio (hanno un mucchio di specialisti), ma in singolare non hanno chance. Si devono affidare al volenteroso James Ward (che qualche anno fa ha svolto la preparazione invernale con Rafa Nadal: a giudicare dai risultati, non ha imparato granchè) e a Jamie Baker. Contro la Russia partivano nettamente sfavoriti, anche se a Tarpischev mancavano Youzhny e Davydenko. Tuttavia, Dmitry Tursunov e Yevgeny Donskoy sembravano sufficienti. A maggior ragione dopo la scelta di schierare Daniel Evans, più famoso per la sua vita sregolata che per i successi (?) sul campo da tennis. Al termine della prima giornata, dopo due furibonde battaglie di cinque set, i russi sono saliti sul 2-0. Ok, bene, bravi, avete dato tutto ma il giochino è finito. E invece…
E invece è finita che il figlio di un tassista e un ribelle della classe operaia hanno rovesciato la piramide e mandato in delirio i 2.700 della Ricoh Arena di Coventry. Wimbledon e l’oro olimpico di Murray erano un’altra cosa, ma il godimento, il sapore della rivoluzione c’è tutto. Se l’anno scorso Murray ha cancellato l’attesa di 76 anni per un vincitore Slam e 74 per un finalista a Wimbledon, lo strampalato quartetto Ward-Evans-Fleming-Marray ha restituito alla Gran Bretagna una vittoria da 0-2 sotto dopo 83 anni, quando sulla terra battuta (!) del Queen’s i Sudditi di Sua Maestà rimontarono la Germania. Quando è sceso in campo sull’1-2 contro Tursunov, James Ward sapeva tutte queste cose. Magro, tranquillo, dall’atteggiamento cupo, a guardarlo non incute timore. Ma è diventato un Leone quando è entrato nell’ottava ora di gioco del suo weekend. Venerdì aveva lottato per 3 ore e 45 minuti prima di perdere contro Donskoy, ma stavolta non si è fatto sfuggire l’occasione. Sotto di due set a uno, ha tirato fuori le energie residue imponendosi con il punteggio di 6-4 5-7 5-7 6-4 6-4. Nell’ultimo singolare, il numero 325 ATP Daniel Evans ha massacrato Donskoy (n. 80) con un irreale 6-4 6-4 6-1. E pensare che poche settimane fa, il russo aveva scippato un set proprio a Murray. Non ha potuto fare altrettanto contro Evans. “Appena ho tirato i primi colpi, la paura è passata – ha detto Evans, occhi tristi come Ward – venerdì avevo giocato bene, ero consapevole che il livello c’era. Mancava solo un po’ di fortuna”. Evans si esalta in Coppa Davis: lo scorso ano aveva fatto grandi cose contro la Slovacchia.
“Rendo bene quando sono controllato 24 ore su 24. In Davis succede: non hai la minima chance di distrarti. Ma ciò che voglio è migliorare il ranking, a dispetto di quello che scrivono su di me. Ringrazio il capitano Leon Smith per aver puntato su di me al posto di Jamie Baker. E’ sempre un compito difficile”. E così la Gran Bretagna giocherà lo spareggio per tornare nel Gruppo Mondiale dopo anni di magre. Andy Murray ha già fatto sapere che vorrebbe esserci, ma è tutto da vedere. Lo spareggio (l’avversaria si scoprirà domani: il sorteggio si terrà alle 12 italiane) si giocherà pochi giorni dopo il termine dello Us Open. Murray avrà voglia di onorare l’impegno? Quando gli hanno chiesto se ci sarà anche a settembre, Evans ha scherzato. “Chissà. Magari ricevo ancora una volta una telefonata tre giorni prima del match…”. A miracolo compiuto, James e Dan torneranno nell’anonimato. Ward andrà a giocare un challenger a Savannah, poi uno in Cina (se gli arriva il visto), le qualificazioni al Roland Garros e cercherà di fare del suo meglio nella stagione sull’erba. Evans…i suoi programmi non vanno oltre le 48 ore. Di sicuro festeggerà a lungo con gli amici, tra pub e qualche bevuta di troppo. Chissà se questa vittoria gli fornirà l’ispirazione per provarci sul serio. Tanto i giornali e i tabloid britannici torneranno a occuparsi di Murray e di cosa mangia a colazione. Gli eroi di Coventry saranno dimenticati molto presto.
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