C’era curiosità per verificare il livello di Grigor Dimitrov opposto a Rafael Nadal. Ebbene, il tennis sembra possa dormire sonni tranquilli…DI LORENZO CAZZANIGA 
Rafael Nadal è in semifinale a Monte Carlo, ma che fatica con Dimitrov!

Di Lorenzo Cazzaniga – 19 aprile 2013


Ha ragione Ivan Ljubicic quando, affacciato sulla terrazza del Country Club, dice: “Dimitrov sembra Federer anche quando stecca!”. Il più riuscito esemplare di clone tennistico è arrivato dove (quasi) mai è giunto l’originale, cioè a impensierire Rafael Nadal sull’amata terra rossa. E, merito ancora maggiore, su quella di Monte-Carlo che i manutentori trattano ancora come una volta e per questa risulta compatta, di un bel rosso mattone e particolarmente lenta. In queste condizioni, il compito di Dimitrov pareva impossibile, per chi ama giocare con i bookmaker, anche perché il Nadal d’avvio era particolarmente centrato. Il bulgaro aveva chiara la tattica, studiata a tavolino con l’ottimo Mikael Tillstrom: trovare profondità sul diritto di Nadal e attaccarlo dall’altra parte. E, in ogni caso, giocare vicino la riga di fondo e spingere, spingere, spingere. Per mezz’ora Nadal non glielo ha quasi mai concesso, con Dimitrov quasi sempre cacciato contro i teloni di fondo. Nel primo set, il bulgaro ha vinto (come da pronostico) i punti più spettacolari ma ha finito col correre troppo per avere l’adeguata lucidità in fase offensiva. Scippati due servizi, Nadal ha chiuso la prima frazione con un comodo e prevedibile 6-2.
 
Poi è accaduto l’impensabile. Nadal deve essersi sentito troppo sicuro di vincere, Dimitrov troppo sicuro di perdere. E così, il primo ha cominciato a viaggiare a velocità di crociera, l’altro a lasciare andare il braccio, senza paura. Ne è uscita la partita che speravamo e che non osavamo nemmeno pronosticare. Due break e Dimitrov pareggiava il conto dei set (6-2) e, di slancio, teneva botta anche nel terzo. Almeno fin quando a Dimitrov è rimasta birra in corpo. Sul 4 pari ha alzato bandiera bianca lasciando a Nadal la 45esima vittoria consecutiva nel Principato (6-4) ma il tennis aveva già rivelato al grande pubblico un nuovo personaggio che promette spettacolo, per la bellezza dei suoi gesti. Dimitrov ha dimostrato la solita tecnica che farebbe gridare al miracolo, non lo avessimo già fatto per Roger Federer e una insospettabile resistenza nella corsa, figlia evidentemente dei duri allenamenti nell’accademia di Stoccolma con Norman e Tillstrom a mordergli le caviglie. Gli manca, per un definitivo salto di qualità, una maggior esperienza nel giocare partite di questo livello e qualche chilo di muscoli che rendano la sua palla più pesante, in modo da diventare più offensivo e spendere meno energie. E’ vero che contro Nadal ha corso tanto e si è difeso come pochi (al punto da avvertire il primo crampo dopo due sole ore di gioco) ma troppo spesso è finito alle corde, costretto a giocare due, tre metri dietro la linea di fondo. Nei match che contano, quelli Slam da tre-su-cinque, è una condizione che rischia di pagare, anche perché non ci sono limiti tecnici che gli impediscano di essere più propositivo negli schemi. Dettagli fondamentali perché riferiti ad un giocatore che punta a diventare l’erede di un tizio che vanta 17 titoli dello Slam in carriera.
 
L’atteggiamento di Dimitrov pre-match mi ha ricordato quello di Antonio Conte prima di affrontare il Bayern Monaco all’Allianz Arena: “E’ una partita che ci dirà qual è il nostro livello in senso assoluto”. Se per la Juve il risultato ha avuto il sapore di una bocciatura evidente, per Dimitrov la dolce sensazione che l’arrivo nei quartieri alti sia questione di poco.