FED CUP – In una Palermo rinata ma ancora preda dei ricordi, Italia e Repubblica Ceca si giocano la finale della Fed Cup. Aprono Errani e Safarova, atteso il tutto esaurito.
Leoluca Orlando estrae il nome di Lucie Safarova durante la cerimonia-sorteggio
(Foto Costantini – FIT / La foto in home page è di Tullio Puglia)
Dall’inviato a Palermo, Riccardo Bisti – 20 aprile 2013
Rosa e nero come i colori del Palermo calcio. Rosa come il colore della Fed Cup. Nero come le bombe e gli attentati. Provi un paio di brividi, quando metti piede in questa città. Il più brutto arriva subito, nel tratto autostradale che collega l’aeroporto di Punta Raisi alla città. A metà strada c’è lo svincolo per Capaci, teatro di uno dei più orribili attentati nella Storia d’Italia. 500 chili di tritolo uccisero il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta. Per fortuna, i tempi sono cambiati. Oggi l’autostrada profuma di turismo e una simpatica comitiva di americani ride e scherza sul pullman di linea, ignari di quello che accadde il 23 maggio 1992. Ma è un peso difficile da sostenere, sia pure a distanza di 20 anni. Lo stesso peso si avverte al Circolo Tennis Palermo, dove nel weekend le nazionali di Italia e Repubblica Ceca si giocheranno l’accesso alla finale di Fed Cup. Dall’altra parte di Via del Fante, di fronte al circolo, ci sono due palazzoni costruiti negli anni 80 e subito adibiti a uso militare. In quegli anni la lotta alla mafia era una guerra interna, senza esclusione di colpi. E Palermo era piena di giudici, magistrati, esponenti dell’esercito. Tra loro c’era anche il giudice Gian Carlo Caselli, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo tra il 1993 e il 1999. “In quegli anni si faceva fatica a girare per la città” racconta Roberto Urso, memoria storica del tennis palermitano. Caselli è un grande appassionato di tennis, tanto che non rinunciava a tirare quattro colpi al Circolo Tennis. E quando scendeva in campo, calava il terrore. Cecchini appostati in cima ai due palazzi, guardie del corpo ovunque, sia in divisa che in borghese. Il tempo ha cicatrizzato le ferite, e oggi dalle parti della Favorita c’è una vita normale, allegra come dovrebbe essere ogni zona dedicata allo sport. A parte qualche zingaro che chiede disperatamente elemosina ai semafori, Palermo respira aria incontaminata.
Un’aria sublimata dal sole, dal caldo e dal cielo azzurro che ha accolto la giornata dedicata alla cerimonia-sorteggio, tenutasi nell’incantevole cornice di Villa Niscemi, sede istituzionale e “Glamour” del Comune di Palermo. In una sala piena di affreschi, su un tavolo del ‘700, la mano del sindaco Leoluca Orlando ha estratto il nome di Lucie Safarova: l’unica notizia davvero importante era questa. Sarà dunque la ex fidanzata di Tomas Berdych ad aprire le danze contro Sara Errani, mentre la giornata sarà chiusa da Vinci-Kvitova, replay della finale di Katowice, piccolo grande capolavoro dell’azzurra. “Ma in Polonia le condizioni erano diverse – ha detto la Vinci – si giocava al coperto, il campo era piuttosto veloce…poi giocare in Fed Cup è un’altra cosa”. E’ proprio la Vinci, oltre a capitan Barazzutti, l’azzurra che parla di più durante la conferenza stampa. Un altro piccolo dettaglio che fa capire il rovesciamento delle gerarchie in seno al team azzurro. Fino a qualche anno fa erano Pennetta e Schiavone a tenere banco. Stavolta la brindisina non ha aperto bocca, mentre la Schiavone è stata punzecchiata da Vincenzo Martucci, prima sul fatto che sia stata schierata nel doppio insieme alla Pennetta (tradizione del capitanato Barazzutti, ultra-consolidata: annunciare in doppio chi non gioca in singolare). “Vuoi che ti risponda qui davanti a tutti?” ha detto, alludendo a pensieri non proprio da lord. Poi, sul suo stato d’animo in merito allo status di riserva, ha detto che tensione ed energie devono essere tutte su Vinci ed Errani. “Non importa cosa provo a livello personale”. E’ chiaro che non è contenta, ma rispetta quel che dice il campo. Ad esempio, il fatto che la prossima settimana dovrà giocare il piccolo torneo di Fes insieme alla Pennetta, mentre Errani e Vinci giocheranno il ricco Premier di Stoccarda.
Tutto normale, tutto regolare. Così come l’inserimento in extremis di Andrea Hlavackova nel quartetto titolare della Repubblica Ceca. Ufficialmente ha preso il posto della Zakopalova per un attacco di allergia che ha colpito la compagna, ma è evidente che se sta bene il posto è suo. Anche se Barazzutti sostiene che affrontiamo la squadra più forte al mondo, questa Repubblica Ceca sembra un gradino sotto alle azzurre. Per vincere, probabilmente, sperano nei due singolari della Kvitova e in un miracolo in doppio. Difficile pensare ad altre vie, anche se capitan Pala si nasconde dietro una forzata diplomazia. “Penso che tutte possano battere tutte. Certo, l’Italia è favorita in virtù del fattore campo e della superficie, ma non partiamo battuti”. Sulla carta, il campo in terra battuta dovrebbe dare una mano alle azzurre e mettere in difficoltà Petra Kvitova. Quando le hanno chiesto di stilare una classifica delle superfici preferite, è stata chiara. “L’erba è la mia preferita, poi amo giocare sul cemento. Però non mi sottovalutate sulla terra: l’anno scorso ho raggiunto la semifinale al Roland Garros. E poi ho iniziato a giocare proprio sul rosso”. Le ceche vengono da sette vittorie consecutive: l’ultima sconfitta fu proprio contro l’Italia sulla terra battuta del Foro Italico. Ma era un’altra storia, con Schiavone e Pennetta al loro massimo splendore e una Kvitova ancora acerba, tanto che in singolare venne schierata l’impresentabile Hradecka, che nel pomeriggio di venerdì si è allenata insieme alla Hlavackova facendo…cesto! Si, proprio come un’allieva della scuola SAT. Per fortuna non c’erano cecchini pronti a sparare nei due palazzoni dall’altra parte della strada.
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