Un Novak Djokovic molto attento lascia tre giochi a Fabio Fognini. I problemi fisici dei giorni scorsi sembrano definitivamente alle spalle. Adesso c'è la finale dei sogni contro Rafa Nadal. 
La grande settimana di Fognini è terminata contro il numero 1 del mondo

Di Lorenzo Cazzaniga – 20 aprile 2013


Fabio Fognini non aveva niente da perdere contro il numero uno del mondo, Nole Djokovic. In più, aveva il conforto di un successo quando erano ancora agli albori della loro carriera (nelle qualificazioni di Roma 2006) e un paio di set strappati sull’erba di Wimbledon alle Olimpiadi 2012 e sul cemento di Indian Wells, il mese scorso. Sulla terra rossa piuttosto lenta di Monte-Carlo, in una giornata di vento e nuvole a rallentare ancor di più le condizioni di gioco, era lecito sperare in un match equilibrato, se non proprio nel colpaccio. Invece Djokovic ha controllato il match senza alcun affanno, contro un Fognini certamente teso alla sua prima semifinale Masters 1000, ma soprattutto affaticato (mentalmente, ancor più che fisicamente) dai quattro match vinti in cinque giorni, tra i quali il derby con Andreas Seppi e gli scalpi di due top 10 come Tomas Berdych e Richard Gasquet. In match così complicati, è importante partire bene. Un doppio fallo ha invece regalato il primo break a Djokovic e, dopo una sosta medica (Fognini aveva una tibia malandata a causa di un poco riuscito salto della rete in una partita di calcio-tennis!), un altro doppio errore ha consegnato il primo set a Djokovic in mezz’ora.
 
All’inizio del secondo set, Fognini ha provato ad allungare gli scambi per dar spazio alla varietà dei suoi schemi, dei suoi cambi di ritmo, delle sue accelerazioni. Ma contro un Djokovic così centrato, capace di commettere la miseria di sei errori gratuiti, era onestamente un lavoro da Rafa Nadal (e ormai solo da Rafa Nadal) provare a scalfirne la sicurezza. Se Fognini ha dimostrato che sul rosso può giocarsela con i top 10 (da ricordare anche il match perso d’un soffio contro David Ferrer ad Acapulco), Djokovic ha dimostrato che ci sono ancora tanti gradini da scalare tra lui e una certa fascia di top 10. Vale la pena sottolineare che il Djokovic visto contro Fognini è lontano parente di quello mediocre che, a inizio torneo, ha rischiato prima con Youzhny, poi con Monaco. Già nei quarti contro Nieminen era apparso in forte progresso (“Mi sento sempre meglio” aveva minacciato alla vigilia), oggi ha giocato un match esemplare, con pochissimi errori e un’attenzione di solito dedicata solo ai top players e che resta il miglior souvenir della partita per Fognini.

Dopotutto Djokovic non ha mai fatto mistero di rispettare molto le qualità tecniche dell’azzurro, al punto che diversi anni fa, quando Fognini faticava ancora a stare nei top 100, durante uno US Open gli disse: “Allora, quando ti vedo nei top 20?”. Fognini lo guardò stralunato, ma per un tizio attento come il serbo, il pronostico non era buttato lì a caso. Il sei-due, sei-uno finale è un parziale severo, ma Fognini esce dal torneo con rinnovata fiducia e un 24esimo posto nel ranking ATP (18esimo nella classifica 2013) che lascia ben sperare per il resto della stagione. Da lunedì si sposta sulla terra di Bucarest dove l’anno scorso ha raggiunto la finale (al primo turno troverà Gael Monfils). E dove quest’anno deve cominciare a dimostrare di aver trovato quella continuità di rendimento che gli potrebbe consentire di vivere una stagione da (almeno) top 20. 

MASTERS 1000 MONTE CARLO – SEMIFINALI
Rafael Nadal b. Jo Wilfried Tsonga 6-2 7-6
Novak Djokovic b. Fabio Fognini 6-2 6-1