Tanti problemi fisici potrebbero essere evitati grazie alle solette Noene, capaci di assorbire il 98% delle vibrazioni. Lo conferma Andrea Monti, maestro che passa nove ore al giorno sul campo da tennis.
Un dettaglio delle solette Noene
Di Riccardo Bisti – 25 aprile 2013
La forza di un prodotto è data da chi lo utilizza. E non parliamo dei testimonial, ma del consumatore finale. Puoi fare la campagna pubblicitaria più costosa e spettacolare, ma se il prodotto non funziona…Se invece la gente lo apprezza, e il passaparola funziona, significa che hai fatto le cose giuste. E’ il caso delle solette Noene, sempre più utilizzate nello sport e nella vita di tutti i giorni. E’ impressionante la lista di coloro che le utilizzano, a partire dal numero uno d’Italia, Andreas Seppi. Magari non è stato il millimetro di Noene sotto i piedi a farlo entrare tra i top 20 ATP, ma i professionisti non lasciano nulla al caso. E Andreas (toccando ferro) non ha più avuto problemi fisici. Ma il bello delle solette Noene è che sono adatte a tutti: dal campione di tennis al runner, fino all’uomo di mezza età che ama il walking e passando per un mestiere delicato come il maestro di tennis, che mette a dura prova il fisico perché obbliga a restare in piedi per tutta la giornata. Come accade ad Andrea Monti, 39 anni, ex B1 e vincitore di alcuni titoli nazionali. Dopo tanti anni presso le Pleiadi di Moncalieri, oggi è direttore tecnico del River Side di Torino. Ed è un fervido utilizzatore delle solette Noene. “Fondamentali per chi resta in campo 9 ore al giorno come me”.
Come ha conosciuto il mondo Noene?
Tramite un cliente. Ancora prima di provarlo, me ne ha parlato con toni entusiastici. Naturalmente mi fidavo di quel che mi diceva, però non credevo a certi risultati fino a quando non l’ho provato. Allora l’ho testato sia come soletta sia come impugnatura (Noene, infatti, produce anche un prodotto da mettere sotto l’overgrip della racchetta). All’epoca non avevo problemi articolari, quindi non ho avvertito particolari differenze. Poi mi è capitato di passare a giocare su una superficie dura, e ho iniziato ad avvertire problemi al collaterale del ginocchio sinistro. Allora ho riprovato ad utilizzare le solette e il problema è scomparso.
Quanto tempo è stato necessario?
Meno di una settimana. La cosa incredibile è che sento la differenza quando non lo utilizzo più. Quando cambio calzatura, mi succede di non ricordarmi le solette. La differenza è enorme: magari non avverto un vero e proprio dolore, ma sento una certa differenza a livello articolare, di schiena e di cervicale.
Oggi sarebbe in grado di giocare senza solette?
Beh, per scendere in campo e giocare una partita, sì. Ma la differenza la senti dopo. Io non faccio più molta attività agonistica, quindi a livello muscolare non sono così allenato. Per questo, il giorno dopo una partita, avverto un certo fastidio. Senza le solette, il fastidio sarebbe molto maggiore e pesante da sopportare. Credo che l’aiuto di Noene incida parecchio. Non stento a credere a quello che ha detto anche Andreas Seppi.
Le usa anche nella vita di tutti giorni?
Le uso sempre, salvo qundo mi capita di andare a passeggio e per pigrizia o dimenticanza non le metto. Diciamo che le indosso nove volte su dieci. Non c’è dubbio che dopo una qualsiasi attività fisica io stia meglio. Ogni attività fisica, dal passeggio alla corsa, genera un fastidio energetico e muscolare: tutte queste vibrazioni vengono assorbite quasi interamente dalle solette. Credo che incida anche a livello di prestazione fisica, hai la tranquillità di poter giocare al massimo. Toccando ferro, è da un anno che non ho più problemi di questo tipo.
Secondo lei c’è la giusta attenzione alla prevenzione di questo tipo di problemi?
No, soprattutto nel tennis. In Italia c’è una mentalità arretrata e poco elastica. Ci limitiamo a insegnare diritto e rovescio, mentre il resto non viene ritenuto così importante. Se vai all’estero, capisci quanta importanza abbia l’aspetto mentale, quello medico, quello nutrizionistico e anche la prevenzione di dolori e infortuni. Noi ci limitiamo alla parte tecnica. L’errore parte dagli addetti ai lavori, ci si limita all’immediato senza pensare in prospettiva. Un buon diritto e un buon rovescio magari ti fanno vincere una partita, ma poi?
Nel tennis, in particolare, Noene in cosa aiuta?
Dipende. Durante il gioco sei concentrato sul match, non pensi a queste cose, a parte il fatto che offre una certa tranquillità fisica che magari prima non c’era. La grande differenza la senti dopo. In altri sport la sensazione di sollievo è più immediata: penso alla corsa, dove le sollecitazioni sono continue. Nel tennis si va sul breve: lì per lì, non te ne rendi conto, ma poi la differenza si sente. A volte mi domando che effetto avrebbe nel rugby se il materiale fosse utilizzato nelle magliette o nel tiro al piattello, se fosse collocato nel collo del fucile. Di una cosa sono certo: se tanti praticanti lo utilizzassero, ci sarebbero meno problemi ad anche, schiena e articolazioni.
Prima di utilizzare Noene, aveva utilizzato plantari di altro tipo?
Ancora oggi utilizzo un plantare, perché consigliato da un ortopedico. Sotto il plantare, c’è la soletta Noene da 2 millimetri. Un’altra grande qualità del Noene è che non condiziona l’utilizzo del plantare. Essendo così sottile (uno o due millimetri) non crea alcun scompenso.
Secondo lei, quanti praticanti fanno attenzione a queste cose?
Nota dolente. Tutto sta nella voglia di documentarsi. Molti hanno problemi fisici, ma non fanno alcuna visita ortopedica. Magari si fanno curare il punto dolente senza rendersi conto che il problema deriva da qualcos’altro. Il 50% delle persone che conosco (allievi, giocatori, amatori) non va mai dall’ortopedico. Dipende dalla cultura, in Italia non siamo ricettivi a certi tipi di consigli. La diffusione di questo materiale sarebbe ancora maggiore se ci fosse la sensibilità di recepire la sua utilità. E si tratta di un investimento alla portata di tutti e che permette di risparmiare i costi medici di un infortunio serio.
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