Già eroe in Coppa Davis, il figlio di Andres Gomez lascia l’Università per diventare professionista. “Non avverto più nessuna pressione”. E sogna di affrontare Federer a settembre.
Emilio Gomez esulta dopo la vittoria decisiva contro il Cile
Di Riccardo Bisti – 29 aprile 2013
Non deve essere facile essere il figlio di Andres Gomez, soprattutto se te la cavi bene con la racchetta. Lo chiamavano la “Piovra delle Galapagos”, perché con il suo tennis morbido sapeva avvolgere gli avversari fino a narcotizzarli. E’ stato numero 4 ATP ed è ricordato per il clamoroso successo al Roland Garros 1990. Aveva già 30 anni ed era nella fase discendente. Invece azzeccò il torneo della vita: aiutato da un improvvisato serve and volley e dai tremori di Andre Agassi (che pensava più a non perdere la parrucca che a giocare a tennis), infilò un successo storico per il suo Ecuador. Ancora oggi, l’immagine di Gomez che solleva la Coppa dei Moschettieri è una bandiera per il suo paese. Un anno dopo è venuto al mondo suo figlio, Emilio. Oggi ha 21 anni e si sente pronto per diventare un professionista. La scossa è arrivata qualche settimana fa, quando ha vinto il match decisivo nell’incontro di Coppa Davis contro il Cile. Aveva perso contro Capdeville e anche il doppio, ma sul 2-2 ha superato il baby-fenomeno Christian Garin e ha regalato all’Ecuador un posto nei play-off per il Gruppo Mondiale. Per la prima volta, Emilio sarà ricordato per qualcosa di suo non per essere “il figlio di”. Gomez junior studia all’Università della California del Sud ma ha deciso di mollare e dedicarsi interamente al tennis. “Ogni giorno che passa cresce la voglia di giocare nel circuito ATP – ha raccontato alla versione ispanica di ESPN – ho troppa voglia di provarci. Si, credo che inizierà una nuova tappa della mia vita”. Non deve essere una scelta facile, anche perché tra i libri se la cava bene: studia economia e gli hanno dato una borsa di studio. Ma l’agognata laurea arriverebbe nel dicembre 2014, quando avrà già 23 anni. Intendiamoci: gente come Isner, Blake e il nostro Sanguinetti sono emersi più tardi dopo avere intrapreso una carriera college più o meno lunga. Ma se non hai lo stimolo ad andare avanti, che senso ha stare sui libri se hai voglia di spaccarti la schiena sul campo da tennis?
A casa Gomez c’è stato un acceso dibattito. “Ma adesso sono tutti d’accordo al 100% e appoggiano la mia decisione”. Inizialmente papà Andres spingeva per il tennis, mentre la madre era più per gli studi. “Voleva che crescessi come persona. Ma adesso tutte le persone che mi stanno vicino mi appoggiano”. Attualmente, Gomez è numero 1 del team della California del Sud. Non sarà facile convincerli a lasciarlo andare, “Ma parlerò con il coach e sono sicuro che mi capiranno”. Dopodichè, inizierà a progettare la vita nel circuito. In questa prima fase, un cognome così importante potrebbe dargli una mano. Papà Andres dovrebbe trovargli qualche sponsor, poi verrà il difficile. “In verità, prima sentivo la pressione di essere il figlio di mio padre. Adesso no, sono maturato e ho imparato a separare le cose. Per intenderci, durante la settimana di Coppa Davis, ho chiesto espressamente che fosse al mio fianco. Sentivo il bisogno del suo appoggio, anche durante il match contro Garin”. E l’Ecuador ha colto un successo inatteso. Oltre a papà Gomez, c’era anche Nicolas Lapentti, l’altro mito del tennis ecuadoriano. “E’ stato fondamentale. Ci ha raccontato le sue esperienze e dato grande forza. Prima di scendere in campo sul 2-2, è sceso negli spogliatoi, mi ha dato una pacca sulla spalla e ha detto di invidiarmi. Avrebbe voluto essere al mio posto, mi ha spiegato che sono i momenti più belli per un tennista. Mi ha dato una carica incredibile”.
Il prossimo passaggio in Coppa Davis è da brividi. Il piccolo Ecuador andrà a fare visita alla Svizzera di Roger Federer. “Giocare contro Roger sarebbe un sogno. Prima del sorteggio, ci auguravamo di affrontare Spagna o Svizzera per tutto ciò che rappresentano nel tennis. Vorrei giocare contro Federer: so che sarebbe quasi impossibile batterlo, ma anche una occasione unica per affrontarlo. Ma mi piacerebbe giocare anche contro Wawrinka, che è stato top 10 e ha il miglior rovescio del circuito. Ad ogni modo potremo giocare tranquilli perché tutta la pressione sarà su di loro”. Emilio sembra un ragazzo con la testa a posto. Non ha bruciato le tappe e si sente pronto per provarci. Oggi è numero 599 ATP, ma nell’ultimo anno e mezzo ha giocato pochissimo: nel 2013 solo la Davis e nel 2012 tre challenger e due futures (con una finale e una vittoria). Adesso è giunto il momento.
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