Il Presidente FIT parla con il “Giornale”. “Malagò ha vinto meritatamente e stiamo lavorando per migliorare il Foro e gli Internazionali. La finale di Fed Cup? Il sogno è Milano”.
Angelo Binaghi con Roberta Vinci. Dove si giocherà la finale di Fed Cup?
(Foto Costantini-FIT / E' di Costantini anche la foto in home page)
Di Riccardo Bisti – 2 maggio 2013
“Oggi ha vinto una maggioranza rimasta nascosta dietro al muretto, pronta a sparare su Pagnozzi appena possibile: in Sardegna si chiama imboscata”. Fu questo il commento a caldo di Angelo Binaghi subito dopo l’elezione di Giovanni Malagò alla presidenza del CONI. Il presidente FIT non aveva gradito l’atteggiamento di molti dirigenti, che avevano promesso sostegno a Raffaele Pagnozzi salvo poi votare per Malagò. “Franchi tiratori? Mi sembra un eufemismo – continuava – ieri sera a cena eravamo 41, ma altri 3-4 erano impegnati in comizi elettorali e altri sono arrivati solo questa mattina. Persone sulle quali pensavo di avere certezze: ritenevo avessimo il doppio dei voti, per questo il mio stupore è clamoroso, ma evidentemente è un mio limite, questo mondo non lo capisco”. Era il 19 febbraio. Da allora sono passati 72 giorni e le cose – nonchè le opinioni – sono cambiate. Che tra il CONI targato Malagò e la FIT ci fosse stato un riavvicinamento è parso chiaro durante la presentazione degli Internazionali BNL d’Italia. Oggi, a quanto pare, il legame è ancora più saldo. Lo scorso 17 aprile, Binaghi e Malagò hanno partecipato a un convegno al TC Parioli sulla trasparenza e la crescita dello sport italiano. A quanto pare, gli incontri non si limitano a uscite pubbliche: qualche giorno fa, il presidente FIT ha rilasciato un’intervista a Marco Lombardo, grande appassionato di tennis e soprattutto caporedattore del Giornale. L’intervista è stata effettuata di sera, perchè Binaghi non ha potuto rispondere alla prima chiamata: “Mi scusi, ma ho avuto una lunga riunione con il presidente del Coni Malagò”. Quando Lombardo gli ha chiesto come procedono i rapporti, la risposta di Binaghi è stata sostanzialmente opposta rispetto a quanto dichiarava fino 2-3 mesi fa. “Rapporti ottimi. Malagò ha vinto meritatamente e ora stiamo lavorando in sintonia per lo sviluppo del Foro Italico e degli Internazionali. D’altro canto Giovanni, oltre ad essere il capo di uno dei circoli più importanti d’Italia (il Circolo Canottieri Aniene, ndr) è anche un tennista…”.
Ribadiamo l’opinione espressa il giorno della presentazione degli Internazionali: Binaghi e Malagò hanno esperienze e caratteri diversi, ma questo non significa che non possano lavorare insieme per il bene dello sport e del tennis italiano. Mettere da parte alcune perplessità personali (che ci sono, inutile negarlo) è segno di maturità. E se Malagò si muove da anni nell’ambito della politica sportiva, Binaghi non è mai stato troppo incline al compromesso. Tuttavia, negli ultimi anni le sue prese di posizione sono meno nette. E probabilmente con il CONI di Malagò bisognerà scendere a qualche compromesso. L’impressione è che la strada intrapresa sia quella giusta. Nell'imminenza degli Internazionali d’Italia, che si preannunciano un trionfo di pubblico (“La prevendità supera del 25% quella dell’anno scorso, sono previsti 6 milioni di incasso e se avessimo avuto uno stadio più grande lo avremmo riempito” dice con orgoglio il presidente FIT), il prossimo bubbone – per quanto piacevole – è l’assegnazione della finale di Fed Cup contro la Russia. E’ opportuno parlarne perchè perchè oggi mancano esattamente 6 mesi al weekend del 2-3 novembre. Sul piano tecnico siamo favoriti, anche perchè Maria Sharapova ha già messo le mani avanti, dicendo che non verrà in Italia. Il motivo ufficiale è il rispetto verso le altre giocatrici (Kirilenko, Pavlyuchenkova, Vesnina e Makarova) che hanno condotto la Russia in semifinale. Quello reale, probabilmente, è che non ha voglia. Potrebbero farle cambiare idea i regolamenti ITF, che obbligano a giocare almeno tre partite di Fed Cup nel quadriennio per ottenere l’eleggibilità olimpica. Tuttavia, tra il 2014 e l’aprile 2016, la Russia giocherà almeno sei partite. Insomma, non sembra esserci chissà quale urgenza. Barazzutti gongola, e con lui Sara Errani, Roberta Vinci, Francesca Schiavone e Flavia Pennetta.
Resta un dubbio. Dove si giocherà? L’unica finale mondiale organizzata dalla FIT di Binaghi risale al 2009, quando massacrammo gli Stati Uniti di Glatch e Oudin a Reggio Calabria. Era il 7-8 novembre, e il weekend fu rallentato dalla pioggia. Adesso: fermo restando che si giocherà sulla terra battuta, meglio giocare indoor o all’aperto? “Ecco, questo è il punto: le ragazze vorrebbero la terra rossa all’aperto, ma non è facile. A Reggio Calabria abbiamo già giocato, a Palermo nella semifinale con la Repubblica Ceca ci ha deluso l’affluenza del pubblico – ha detto Binaghi a Lombardo, che lo ha incalzato. E quindi? – Quindi noi avremmo un sogno: Milano. Però è un fronte aperto da un po’ di tempo che non riusciamo a concretizzare”. L’allusione è allo spareggio 2012 contro il Cile, dove il Comune “è stato vago” e non ha nemmeno ribattuto all’offerta di Napoli. Binaghi ha sottolineato come le risposte importanti siano arrivate soprattutto dal privato, mentre la pubblica amministrazione ha un po’ latitato. “Eppure a Milano c’è fame di tennis, lo dimostra il successo delle due edizioni della Grande Sfida, organizzate da Ernesto De Filippis, che sarebbe pronto a replicare per la Fed Cup. Giocare al Forum è il primo obiettivo, ma ci vuole l’impegno della pubblica amministrazione. Noi siamo pronti, ma ci vuole una risposta del Comune”.
Parole importanti, perchè svelano per la prima volta quale sarebbe la priorità. Non c’è dubbio che Milano sarebbe la location ideale per importanza e prestigio (anche se sul piano tecnico potrebbe essere un rischio: e se il richiamo della moda attirasse la Sharapova?), ma ci sono un paio di interrogativi: in primis la collaborazione del Comune, tanto auspicata da Binaghi, e poi la vicinanza con la terza edizione della Grande Sfida, di cui a breve dovrebbero essere svelati i dettagli. Da un punto di vista strettamente strategico, sarebbe una buona idea concentrare in un mese due grandi eventi? L’unica certezza arriva da Ernesto De Filippis, che sarebbe comunque pronto a lanciarsi nell’avventura. Nessuno lo meriterebbe più di lui, soprattutto dopo che ha organizzato i quarti di Rimini e la semifinale di Palermo. Manca ancora molto tempo e possono cambiare tante cose, ma dalle parole di Binaghi sembra trasparire la consapevolezza che giocare outdoor sarebbe piuttosto complicato, anche se nei giorni scorsi aveva “aperto” alla sua Cagliari (già candidata per la semifinale) e aveva informato di aver ricevuto proposte dalla stessa Palermo, da Napoli e aveva avuto un’imbeccata di Malagò per giocare a Roma. Difficile ipotizzare cosa succederà: l’impressione è che Milano abbia una sorta di prelazione. Qualora non dovesse esercitarla, potrebbero aprirsi scenari di vario tipo.
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