Investitura per Fabio Fognini: secondo il guru Peter Bodo, l’azzurro è uno dei quattro giocatori che possono rendere il tennis più interessante. Gli altri sono Dimitrov, Paire e Gulbis. Sarà davvero così? 
Grigor Dimitrov, Benoit Paire ed Ernests Gulbis sono gli altre tre "moschettieri" individuati da Peter Bodo per rendere più interessante il tennis

Di Riccardo Bisti – 7 maggio 2013

 
Il tennis è diventato troppo tranquillo? Troppo aziendale? Un po’….noioso? Se lo domanda Peter Bodo, decano del giornalismo specializzato, in un frizzante articolo apparso sul sito-cult www.tennis.com. Leggere Bodo è sempre piacevole perchè ogni giorno, anche in quelli di “stanca”, trova spunti interessanti. Oggi è un dovere riprenderlo perchè tra i focus dell’ultima riflessione c’è…Fabio Fognini. Si, proprio lui, il bello e dannato di Arma di Taggia, recente semifinalista a Monte Carlo. Bodo è convinto che Fognini, insieme al trio Paire-Dimitrov-Gulbis, sia uno dei quattro moschettieri in grado di rivitalizzare il tennis. Secondo l’americano, i personaggi eccentrici sono sempre stati ben rappresentati. Gente come Ilie Nastase e John McEnroe ha vinto Slam ed è stata al numero 1 ATP. Poi, con gli anni 90, è arrivata una svolta. Le buone maniere hanno preso il largo, prima con Sampras e poi con Federer. Andre Agassi è stato un bad-boy a inizio carriera, poi è diventato un perfetto marito e padre di famiglia. Quanto a Nadal…è ancora valida la brillante definizione di Marco Imarisio del Corriere della Sera: “Quella tra Federer e Nadal è una rivalità da ufficio stampa”. Come esprimere una grande verità in una riga. Peraltro lo stesso Jimmy Connors, tempo fa, disse: “Nel tour ci sono troppi bravi ragazzi. Io e McEnroe ci odiavamo per davvero”. E i regolamenti sempre più restrittivi “inquadrano” i giocatori in determinati modelli di comportamento. Uscirne è sempre più difficile. A meno che non ti chiami Dimitrov, Paire, Gulbis…o Fognini. “Sono i giocatori più divertenti del pianeta” dice Bodo. A suo dire, sono una reincarnazione degli “Head Case” che spopolavano fino agli anni 80. Adesso ci sono questi quattro: secondo lui, se trovano un po’ di continuità, possono rendere il tennis ancora più bello. E li ha analizzati, uno per uno. Lo facciamo anche noi.
 
GRIGOR DIMITROV (21 anni, n. 29 ATP)
E’ un predestinato dal 2008, anno in cui ha vinto Wimbledon e Us Open Junior. Lo scomodo paragone con Roger Federer e un’indole non proprio lavoratrice lo hanno un po’ frenato, ma da quando lavora con il team di Magnus Norman le cose sono migliorate. Finale a Brisbane, semifinale a Rotterdam, quarti a Monte Carlo. Buoni risultati, ottenuti su tutte le superfici, indicano un tennista polivalente. Però deve ancora mettere la testa a posto. Nel 2010 fu cacciato dal challenger di Helsinki per aver spintonato un ufficiale di gara. “Non succederà mai più”, promise. Puntualmente il fatto si è ripetuto un anno dopo, alla Hopman Cup, quando ha innescato una mezza rissa contro Mardy Fish. Ed era un’esibizione. A proposito di esibirsi: gli piace stare sulla ribalta (da più parti si vocifera di una sua love story con Maria Sharapova), un po’ meno sgobbare in allenamento. Qualcosa è cambiato, ma quando il match si fa veramente duro, tende a sciogliersi. Gli è successo contro Murray e contro Djokovic. “Bisogna allenarsi per essere pronti a giocare cinque ore – dice Ivan Lendl – questo ti dà grande fiducia. Djokovic tiene ritmi che lui non è ancora in grado di sostenere. Se lo facesse, sarebbe il numero 1 al mondo”.
 
BENOIT PAIRE (23 anni, n. 32 ATP)
Nota personale: quando lo abbiamo visto giocare la prima volta, al challenger di Alessandria 2008, ci colpì per una vaga somiglianza tecnica con Novak Djokovic. Visto che ci si affeziona ai propri pronostici, fa piacere vederlo così in alto. Ma non sapevamo della sua predisposizione alla follia. Il suo ex coach, Jerome Prigent, disse di lui: “E’ il Jedi di Guerre Stellari. E’ come Luke Skywalker quando ha iniziato. Bisogna portarlo nel lato buono della forza. L’unica differenza è che non deve salvare il mondo, ma semplicemente ottenere il top del suo potenziale. Che è enorme”. Il sodalizio è terminato, oggi tocca ad altri cercare di raggiungere l’obiettivo. Paire è uno spettacolo: il più bel punto del 2013 è suo (un pallonetto da sotto le gambe ad Auckland), ed è l’unico giocatore ad utilizzare la palla corta come arma prettamente offensiva. Ma non gli piace la disciplina. “Non voglio cambiare la mia personalità. Sono fatto così” ha detto a Monte Carlo. Un mese fa è passato alla ribalta per uno stupido alterco con Michael Llodra a Miami. Da allora non si sono più rivolti la parola. Oggi lavora con Lionel Zimbler e rivendica la bontà dei risultati ottenuti. “Tutti pensavano che non sarebbe stato in grado di gestirmi. Invece avete visto dove sono? Potrei essere testa di serie a Parigi!”. Riuscirà nel miracolo di rendere efficace un tennis solido e potente, con quel tocco artistico che non guasta mai?
 
ERNESTS GULBIS (24 anni, n. 47 ATP)
E’ l’emblema della follia. Non c’è neanche bisogno di presentazioni, anche perchè l’aneddotica sarebbe già sufficiente per un libro. A febbraio, prima di vincere una quindicina di partite di fila (per fermarlo ci è voluto un grande Nadal a Indian Wells), disse che tra i top 100 c’erano giocatori indegni di essere così in alto. Secondo noi, se avessero insistito, avrebbe anche fatto qualche nome. Nelle interviste è uno spettacolo, sul campo può essere altrettanto, ma solo quando ha voglia. A fine 2012, mamma Milena lo ha esortato a lasciar perdere. Ovviamente ha fatto di testa sua, e con l’aiuto di Gunther Bresnik (ex guru di Boris Becker) ha improvvisamente ritrovato i risultati, anche se una modifica tecnica ha reso il suo dritto orribile sul piano estetico. Dei quattro moschettieri, è l’unico ad aver vinto un titolo ATP (ne ha intascati già tre), ma è anche l’unico ad aver trascorso una notte in prigione per aver adescato un paio di prostitute (“Secondo voi io chiedo a una ragazza che mestiere fa?”): un mix che può essere letale, per gli avversari ma anche per se stesso. Da che parte andrà il Principe Ernests?
 
FABIO FOGNINI (25 anni, n. 25 ATP)
Eccolo, croce e delizia del tennis italiano. Speranza del passato, certezza del presente, campione del futuro (si spera). Secondo Bodo, il suo rendimento è stato limitato da alcuni colpi di testa che conosciamo benissimo. Ma quando riesce a restare “focus” sul tennis, è una meraviglia. Fognini sa ovviare all’altezza non straordinaria con un’esplosività muscolare fuori dal comune, l'equilibrio tra i due fondamentali e un talento cristallino nelle giocate di fino. Bodo sottolinea il suo bell’aspetto (“Che fa vacillare le tifose”, anche se oggi è felicemente accoppiato con la bella Svetoslava) e ricorda la polemica con Monfils al Roland Garros 2010, nel match sospeso per oscurità e poi terminato (e vinto) il giorno dopo. “Ha insultato tutti per 30 minuti” ha diligentemente riportato Monfils all’epoca. Fognini è espressivo, accattivante, emotivo. Secondo papà Fulvio, nemmeno lui sa cosa gli passa per la testa. E’ vero, non sai mai cosa aspettarti. Vanta il record mondiale di falli di piede (in un match gliene hanno chiamati 12, di cui due consecutivi, con conseguente perdita del punto), ma non è impazzito come Serena Williams. Guarda il giudice di linea e gli ride in faccia. Bodo pensa che sia il più a suo agio tra i riflettori del quartetto (ed è un complimento), ma che da qualche mese ha capito di poter essere fortissimo. “E’ molto intelligente, tanto che qualcuno lo ha paragonato a Fabrice ‘The Magician’ Santoro” ha esagerato Bodo. E poi ha un tatuaggio di Brontolo sul fianco…Insomma, un personaggio. Se poi diventa anche un vincente, abbiamo fatto bingo.
 
Se le predizioni di Peter Bodo sono esatte, questi quattro giocatori promettono di rendere le prossime settimane più interessanti e – soprattutto – ancora più imprevedibili. C’è da augurarselo. Se poi i migliori risultati li azzecca Fognini, beh, saremmo ancora più contenti.