Murray si ritira con Granollers per problemi alla schiena e lancia l’allarme: “Non so se giocherò al Roland Garros”. Splende la stella di Janowicz.
Andy Murray deciderà entro cinque giorni se giocare o meno il Roland Garros
Di Lorenzo Baletti – 16 maggio 2013
Ha sorpreso davvero tutti, Andy Murray. Ma la sorpresa non giunge da una vittoria o una sconfitta, ma da un ritiro. Non tanto per l'abbandono, quanto per il modo in cui lo scozzese ha alzato bandiera bianca contro Marcel Granollers. Si è ritirato dopo un tie-break vinto e prima di un terzo set in (probabile) discesa. Sgomento il pubblico, sgomento Granollers che già prevedeva una sconfitta e invece giocherà gli ottavi contro l'abbordabile Chardy. Non capita mai di vedere un giocatore ritirarsi dopo aver vinto un set. Certo, le difficoltà di Murray si erano notate nel corso di tutto il match, tanto che lo scozzese si è trovato addirittura sotto per 6-3 4-1 40-15 e servizio Granollers. Insomma, era sull’orlo del baratro. Sarebbe stato quasi più logico ritirarsi a un passo dalla sconfitta. Invece no, Murray ha persino reagito alla situazione di svantaggio cominciando a giocare un tennis più rischioso e in spinta. Rimanevano evidenti i problemi di spostamento, ma il punteggio a favore faceva pensare ad un dolore sopportabile. Anche perché, va detto, Murray ha ultimanente perso un po’ di credibilità, e spesso il suo atteggiamento gongolante e affaticato e non così genuino.
Oggi però i problemi all’anca, o meglio “Alla schiena in basso a destra”, erano evidentemente reali. Problemi che si porta dietro da qualche tempo, che si sono acutizzati a Madrid e hanno trovato il culmine sulla terra romana. Come ha fatto a risollevarsi nel secondo set, a parte la complicità di Granollers, rimane un mistero. Invece, è certo il motivo per cui Murray ha deciso di salutare Roma. “Sento dolore. Mi sono ritirato perché, se anche avessi vinto, non sarei probabilmente riuscito a scendere in campo domani”. Una lezione di correttezza del britannico. Probabilmente avrebbe vinto, perché Granollers stava entrando in crisi. Ma davanti al fisico ci si arrende per forza, e piuttosto che privare il pubblico romano di una partita, ha deciso di ritirarsi a metà match oggi. Il problema maggiore, però, rimane. Perché se ritirarsi da Roma può essere un problema, rischiare di saltare il Roland Garros rappresenta quasi un dramma. Il volto di Murray è scurissimo quando pronuncia le seguenti parole: “Stasera parlerò col fisioterapista e cercherò di prendere una decisione su Parigi nei prossimi giorni. Ma sarei davvero molto sorpreso se riuscissi a giocare il Roland Garros”. Sensazioni pessime, quindi, per un torneo sul quale aveva puntato molto, tanto da focalizzarci la preparazione a febbraio. Vedremo se Murray riuscirà a recuperare, o a giocare con le infiltrazioni. O se invece preferirà saltare Parigi per non peggiorare ancora la sua condizione e arrivare al top a Wimbledon, altro sogno proibito.
Una brutta perdita per il torneo, che va ad aggiungersi alle altre teste di serie cadute oggi al Foro Italico. Stanislas Wawrinka si è ritirato ancor prima di scendere in campo contro Dolgopolov. Potremmo quasi rimproverarlo di non essersi comportato come Murray: si sarebbe potuto ritirare già ieri con Berlocq, se aveva dubbi sulla possiblità di continuare. Ma tant’è. Prima del match di Murray, invece, il pubblico del Centrale aveva ammirato Jerzy “crazy” Janowicz, vincitore in due set su Tsonga. In realtà, visto il personaggio, è quasi un bene che abbia vinto il polacco. La sua esultanza a fine partita, con tanto di maglia stracciata alla “Incredibile Hulk” (o alla “Ken Shiro”, per quelli nati negli anni ’80) lo consacra tra gli idoli del Foro. Il suo tennis brillante e d’attacco regala colpi che nel tennis regolarista di oggi si ammirano sempre più di rado. Lo avevamo già scoperto a Parigi Bercy, avevamo imparato a conoscerlo a Melbourne, ora è diventato uno di quelli per cui si va apposta allo stadio. Tennisti così fanno solo bene a questo sport: divertono, esaltano le folle, e creano empatia. Il sogno sarebbe godersi un Janowicz-Federer nei quarti, ma prima c’è l’ostacolo Gasquet. Non proprio una passeggiata.
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