…Ritornando a guardare il tennis. Marco Giacosa non seguiva più da anni il nostro sport, poi si è ritrovato a guardare il Roland Garros. Lo ha vissuto così. E ha già deciso: guarderà Wimbledon. 
Roberta Vinci ha alcune doti, non solo tennistiche, particolarmente gradite all’autore

Di Marco Giacosa – 12 giugno 2013

 
Serena Williams è la più forte di tutti i tempi. Non è possibile che abbia perso qualche partita. Tuttavia, mi dicono, qualche volta è successo. E’ chiaro che non avesse voglia. O che aveva appena mangiato la caponata. Le piace mangiare; pensa a quanti cacio e pepe se magna a Roma, per dire. Se digerisce, tuttavia, vince.
 
Errani-Vinci sono brave, più forti di Makarova-Vesnina. La Errani non ha il servizio, secondo me dovrebbe sempre far battere le altre. Siccome mi dicono che non è possibile, questo sport è durissimo per lei. Il servizio, per la Errani, è: 'mandiamola di là e speriamo sbaglino'. Ma da fondo campo soltanto Serenona mangiapasta è più forte. E poi dice quella specie di "uatttaaaaaaaa" quando tira, che non sarà molto erotico ma può far paura alle avversarie. Occhietti azzurri carini, sembra un topolino, merita il posto in classifica. O meglio: potessero battere sempre le altre, sarebbe stabile al due del mondo. siccome però c'è la rete, e lei alla rete non ci arriva, non è geneticamente predisposta per questo questo sport, per cui: altro svantaggio. Quindi il 4 del mondo è il suo posto.
 
Roberta vinci non può perdere. Se no si chiamerebbe Roberta Perdi, o “Perderer” come quell'altro che non posso insultare se no mi dicono che non capisco niente di tennis. E no, io il tennis lo ri-seguo da due giorni. Non le hanno mai fatto primi piani, non sarà bellissima ma ha il suo perché. Primo: ha le tette. Secondo: non ha i gamboni prosciuttosi di Flavia Pennetta (che adoro). però oggi era deboluccia, la palla le si incollava alla racchetta, non poteva farcela a mandarla di là, almeno oggi. Chissà in altri giorni. Se guardo il tennis per sette giorni, saprò.
 
Fossi commentatore, farei sempre pronostici. Ma capisco che non lo facciano: verrebbero tacciati di portare sfiga. Ma per me la sfiga non esiste, quindi farei sempre pronostici: i pronostici sono atto di coraggio, la lotta alla parte di mondo che concepisce l'esistenza del concetto sfiga. Vince Nadal 7-5 6-3 6-1, per esempio, ho detto prima della partita. Tra poco andiamo a vederla. Se becchiamo un tifoso di Ferrer, l'unico in tutto il nord Italia, Savoia compresa, lo intervisto.
 
Il mondo mi prende in giro perché sono convinto che Djokovic sia antipatico, cioè il mondo degli esperti mi dice: Djokovic è antipatico. Così dico «Ehi, sarai l’unico di tutta Torino a tifare Djokovic!» al tipo che venerdì pomeriggio esulta agli errori di Nadal.
«No, dai, non sono l’unico»
«Massì, Djokovic sta sul xxxxx a tutti. Come Berlusconi. Scommetto che hai votato Berlusconi»
«No. Stavolta non ho votato», dice.
Mangia come un porco e continuo a ritenere che per puro caso l’unico di tutto il Piemonte a tifare Djokovic sia convenuto in questo pub di corso Vittorio Emanuele, poi però entrano altri due, li interrogo, confermano: «Ma no, c’è di peggio. Gulbis, ad esempio, è più antipatico».
 
A Torino ci sono 14° e piove, tutto può succedere, per cui penso di poter trovare tifosi di Ferrer.
 
A vedere la partita di cui pronostico il 7-5 6-3 6-1 facile per Nadal, nello stesso pub di Corso Vittorio, ci sono oggi i tifosi di Vasco. Questa sera in città c’è il concerto, il pub è vicino alla stazione e quelli che vengono da fuori passano a mangiare.
«Ha già brekkato», dice un ragazzo magro, vestito di nero con felpa di Batman, a una tipa che qualcuno definirebbe trasandata.
Minchia che esperti, penso.
Non un gran genio, tuttavia, a ben vedere, giacché Nadal è, in effetti, avanti di un break. Nel primo set.
Vamos, ha detto la mia amica Paola.
Vamos, dico alla cameriera, «Porta da mangiare».
 
Via facile sul 6-3, nel primo gioco del secondo set, sul 30-40, Nadal tira fuori una caccola enorme dopo aver sapientemente ravanato nel naso. «L’ha mangiata?», chiedo a chi mi sta vicino, che, schifata, si volta dall’altra parte. «Lui! Che c’entro io?».
Sto notando che i due servono peggio di Serenona Mangiapasta. Costante oltre i 170 ieri lei, tra i 180 e 190 oggi Nadal. Quando fa 201, è ace. «Gli allenatori dovrebbero dire: tu giocatore devi specializzarti nel servizio. Il servizio è mezza partita. Quattro ace e fai il game». Chi mi sta vicino sta per chiedere ai due ragazzini di sedersi con loro, io insisto perché nessuno mi smentisce: «Se fai quattro ace, hai il game».
La domanda è: se servi a 170 fortuna che di là non c’è Agassi, sennò sei fottuto.
 
Entra un altro gruppo di fan di Vasco, che però prosegue verso il biliardo. Uno dice: «E questo Fèrrer dove spunta?». Accanto a me inorridiscono. Successivamente, io chiamerò Fèrrer Ferrèr, e il dialogo a quel punto è più o meno: «Perché non posso dire Fèrrer?».
«Perché non ti chiami Giàcosa?»
«Non lo so, me l’ha detto mio padre»
 
Ferrer vince un punto. Alza il dito al cielo – come per ringraziare chissà chi – il dito in effetti non segue una linea retta. Ocleppo scoppia a ridere.
«Ahahah hai visto che dito storto ha Ferrer?»
Lo Monaco, tuttavia, non coglie. Ocleppo continua a ridere, ma non rilancia.

Ferrer ha un dito molto storto. Se lo mette nel naso, può succedere tolga cerume.
 
Inquadrano un Borghezio magro.
E’ il supervisor.

«E’ quello che decide se sospendere o no. E’ in contatto con la stazione meteo, sa se l’acquazzone è temporaneo, se pioverà, etc. E’ lui che si assume la responsabilità di sospendere?»
«Non ci può pensare il giudice di sedia?», dico.
Tra l’altro è un bell’uomo – di viso –, ma ha un fisico impresentabile; è vestito come un milanese grasso in vacanza a Jesolo. Ma forse non esistono i milanesi grassi. Sarà di San Donato.
 
Sul 6-3 3-1 Nadal, Ferrer è carico. Gioca i punti migliori del match. Può andare 3-2 e da lì vincere punto, game, set, torneo, anche Wimbledon. Invece perde un punto, dopo aver giocato alla grande. Si scarica. Dico: «Adesso perde tutto. Gioco, set, partita». Chiedono: «Tutto?!». Confermo: «Tutto. Gioco, set, partita, moglie, lavoro, vita».
 
Chi non l’ha vista dirà: tutto facile per Nadal, nemmeno è sudato.
A parte lo "Schiavismo degli Asciugamani", cioè questi supermiliardari che si fanno portare gli asciugamani da minorenni (ai tempi del Best Ever, Boris Becker, gli asciugamani stavano sulla sedia e i giocatori li prendevano in mano senza l’aiuto dei minorenni), c’è da dire della gran fatica di Nadal al momento dell’ingresso in campo dell’uomo con il fumogeno. Veduto l’uomo, infatti, Nadal Cuor-Di-Leone scatta repentino, rapido taaaac, come un ghepardo verso gli spogliatoi. 
Sudore.
Fatica.
Asciugamani.
L’uomo con il fumogeno è stato atterrato con una mossa di kung-fu da un uomo nero.
Nadal ha ringraziato il capo della sicurezza, detergendosi con un fazzoletto il filo di dissenteria dalle mutande. Finisce con l’inno, con Ferrer che ringrazia per le due splendide settimane, Nadal che incassa l’ottavo titolo, nessuno come lui. Da qualche parte, in Svizzera, il fu re dalla lacrima facile cerca i Kleenex.
 
Penso che guarderò anche Wimbledon.