Il padre di Bernard ha assistito al match del figlio al Queen’s. Il torneo gli ha consentito di acquistare un biglietto. L’ATP: “Noi possiamo solo negargli l’accredito. Il resto è a discrezione dei tornei”. 
John Tomic lascia il Campo 1 del Queen’s. Lars Graff, supervisor ATP, lo osserva con attenzione

Di Riccardo Bisti – 12 giugno 2013

 
C’era uno spettatore in più al torneo ATP del Queen’s. Sulle tribune del Campo 1, in seconda fila, John Tomic ha seguito il match del figlio Bernard. Tomic Senior indossava una felpa azzurra, un cappellino bianco e gli occhiali da sole. Difficile non notarlo. Eppure Bernard giura di non averlo visto durante la sconfitta contro Benjamin Becker, maturata con il punteggio di 6-4 6-7 7-6. “Ad essere onesti, non l’ho visto – ha detto Bernard – mentre gioco non guardo da nessuna parte. Strano che voi lo abbiate visto e io no. Interessante”. Difficile credergli, anche perchè Bernard sapeva benissimo che il padre era a Londra. I due alloggiano nello stesso hotel e martedì mattina avevano fatto colazione insieme. E poi, per non vederlo, ci sarebbe voluto un esercizio di cecità. Se ne sono accorti anche i fotografi, che lo hanno bersagliato con i loro flash. Ma papà Tomic non era squalificato? ATP e ITF lo avevano interdetto da qualsiasi evento, almeno fino a quando non uscirà la sentenza sull’accusa di aggressione condotta da Thomas Drouet, ex sparring partner del figlio. La storia è nota: Tomic gli avrebbe dato una testata fratturandogli il naso. Lui dice di aver agito per legittima difesa. A Parigi, addirittura, tutti gli addetti erano in allerta per evitare che entrasse anche solo come spettatore. Al Queen’s è andata diversamente. Semplicemente, gli organizzatori possono negargli un accredito, ma non possono impedirgli di acquistare un biglietto. E così John si è recato al club, ha comprato un tagliando da 36 sterline ed è entrato come se nulla fosse. Il suo arrivo non è passato inosservato, tanto che il supervisor Lars Graff lo ha controllato con attenzione. Da parte sua, consapevole di avere tutto da perdere, Tomic Sr. non ha aperto bocca per tutto il match. E non ha parlato neanche con i giornalisti.
 
In verità, Tomic Jr. si è affidato a una nuova struttura che comprende anche il coach, ma l’influenza paterna continua ad essere fortissima. In questo momento, Tomic fa base a Monte Carlo ed è allenato da Eugenio Forchione, svolge preparazione atletica con Ivan Dimitrijevic e ha trovato un nuovo sparring partner in Harry Skinner. “Per ora le cose vanno bene. Vediamo come va”. Ma l’attenzione, ovviamente, è sul padre. Pensate al pandemonio che sarebbe successo se un Jim Pierce o un Damir Dokic fossero potuti entrare così facilmente, ad appena un mese dall’interdizione. La vicenda è ancora più curiosa se pensiamo che è accaduto al Queen’s, 127 anni di storia e uno dei luoghi di ritrovo della media borghesia britannica. Non esattamente il luogo adatto per un cafone balcanico emigrato in Australia. Ovviamente c’è dell’altro. Fonti attendibili sostengono che John Tomic abbia negoziato a lungo con gli ufficiali di gara per poter accedere al club. In cambio del “si”, avrebbe promesso di tenere il miglior comportamento possibile e di ottemperare a qualsiasi richiesta. Sono previste polemiche, anche perchè questa decisione va in contrasto con la dura presa di posizione del Roland Garros, dove John Tomic era considerato una specie di ricercato. E gli organizzatori di Wimbledon hanno già fatto sapere che rispetteranno le direttive ITF, impedendogli di varcare i Doherty Gates, biglietto o non biglietto. Al Queen’s, è stato ‘scortato” da Fraser Wright, manager di Bernard per conto di IMG. Non l’ha mollato per tutta la sua permanenza al club. Tuttavia, quando il match è stato sospeso per pioggia, i due si sono recati nell’Area Ospitalità (dove in teoria potrebbero accedere i soli accreditati). Quest’ultimo episodio è particolarmente significativo perchè significa che Tomic si sta muovendo sul filo del rasoio.
 
E l’ATP che dice?. Un portavoce ha spiegato che il divieto si limita esclusivamente alle aree non aperte al pubblico (quelle riservate agli accreditati, dunque), e che sta alla discrezionalità di ogni torneo implementare le restrizioni. In altre parole, il Roland Garros lo ha fatto (e sarà così anche Wimbledon), mentre al Queen’s hanno scelto la linea morbida. “Nessuno poteva impedirgli di acquistare un biglietto, e lui lo ha fatto – hanno detto – per noi la sicurezza del pubblico è fondamentale, ma nel momento in cui decide di essere uno spettatore, lo trattiamo esattamente come gli altri. Non abbiamo ricevuto alcuna segnalazione di comportamenti anomali”. John Tomic potrebbe presentarsi nuovamente al Queen’s, visto che Bernard giocherà anche il doppio insieme a Lleyton Hewitt. L’ATP continua a investigare sulla denuncia di Drouet (che a ottobre vivrà anche un processo ordinario presso il tribunale di Madrid) e che le disposizioni per il mancato accreditamento sono ancora in vigore. Ma non c’è dubbio che, dando discrezionalità ai singoli tornei, hanno creato un precedente molto pericoloso. Se John Tomic avesse dato di matto, di chi sarebbe stata la responsabilità? E se in futuro dovesse presentarsi una situazione simile, anche con un altro genitore? I precedenti dei padri-padroni non hanno davvero insegnato nulla?