WIMBLEDON – Si rivede l’urlatrice Michelle Larcher De Brito. Costretta alle qualificazioni, sbatte fuori Maria Sharapova in due set. Il tennis Made in Bradenton le ha fatto il solletico. 
La fredda stretta di mano tra Maria Sharapova e Michelle Larcher De Brito

Di Riccardo Bisti – 27 giugno 2013

 
Qualche anno fa, l’IMG le regalò una wild card per il Sony Open di Miami. In una lunghissima conferenza stampa, le chiesero se si era mai allenata con Maria Sharapova all'accademia di Bollettieri, dove entrambe fanno base. La risposta di Michelle Larcher De Brito fu quasi tranciante. “No, abbiamo palleggiato qualche volta, ma non ci siamo mai veramente allenate”. Lei è cresciuta nel mito di Martina Hingis (“E’ un grande personaggio, sia dentro che fuori dal campo, e poi mi piace il suo modo di giocare”), eppure ha storia, gioco e atteggiamenti che ricordano più la Sharapova. Anche per questo, avrà goduto il doppio nel battere proprio Maria in questo folle mercoledì londinese. Mentre fioccavano i ritiri (Azarenka, Darcis, Stepanek, Cilic, Shvedova, Tsonga e Isner), il Campo numero 2 è tornato alla vecchia mitologia. Quando era ancora un campetto incagliato in mezzo agli altri, lo avevano definito “Il Cimitero dei Campioni” perché era il teatro dove tante teste di serie sono franate sotto i colpi degli underdog. Dopo anni di normalizzazione, è tornato ad esserlo. La giovane portoghese si è messa alle spalle tre anni di oblio ed è tornata a ruggire. Giocando una partita perfetta sotto ogni punto di vista, ha superato la Sharapova con il punteggio di 6-3 6-4 ed è approdata al terzo turno dei Championships, facendo un bel favore alla nostra Karin Knapp, che sarà contentissima di affrontare lei piuttosto che Masha. Si potrebbe dire “Bentornata Michelle”, perché la portoghese non è un personaggio nuovo. Era entrata a gamba tesa nel mondo del tennis quattro anni fa, quando raggiunse il terzo turno al Roland Garros ed entrò tra le top 100 a 16 anni, ultimo esempio di fenomeno “teen”. Poi qualcosa si è inceppato ed è stata superata da un mucchio di coetanee: Stephens, Key, Bouchard, le gemelle Plyskova, Donna Vekic…negli ultimi anni, hanno tutte preso più titoli di lei.
 
A Wimbledon ha dovuto giocare le qualificazioni e si è presa il palcoscenico a suon di randellate…e urla. Più che per le sue doti tennistiche, la Larcher De Brito era famosa per le grida furibonde, con decibel superiori a quelli di “urlatrici” come Azarenka e la stessa Sharapova. Nel 2009 scoppiò un caso: al Roland Garros, Aravane Rezai si lamentò continuamente per le sue urla, tanto che qualche addetto ai lavori arrivò a soprannominarla “Larcher De Grido”. Un mese dopo, proprio a Wimbledon, ci fu una surreale conferenza stampa dopo il match contro la Zakopalova. I giornalisti non facevano altro che domandarle del grunting, costringendo il moderatore della WTA a intervenire più volte. Fu bellamente ignorato e si parlò esclusivamente di quello. Lei rispondeva in tutta tranquillità, dicendo che il grunting fa parte del suo gioco. “Certo, potrei smettere di farlo, ma non sarebbe una cosa naturale”. Da allora ha firmato il best ranking, salendo al numero 76 WTA, ma poi è scomparsa dai radar, almeno quelli principali. Ma stavolta dovrà rispondere a domande sul suo tennis, su come ha fatto a battere la Sharapova nel suo stesso territorio: botte da orbi da fondocampo e urla sgraziate. Mentre Maria finiva più volte per le terre (pure lei vittima dei famigerati prati di quest’anno), la portoghese teneva i piedi ben piantati per terra e tirava missili a occhi chiusi. E fin lì ci siamo. Ma ha sorpreso per la lucidità, anche quando la russa ha provato a giocare d’astuzia, interrompendo il gioco sul 4-3 per un massaggio e seguente uscita dal campo. Non si è giocato per nove minuti, il tempo adatto per realizzare cosa stava succedendo. Ne sa qualcosa Sloane Stephens, “beffata” da un injury time di Vika Azarenka nella semifinale australiana.
 
Invece Michelle, anzi, Micaella Carolina Larcher De Brito, ha continuato a giocare a occhi chiusi e ha vinto un decimo game che andrebbe proiettato nelle scuole tennis. Sono game come questo che fanno crescere. Nick Bollettieri ha già chiesto il DVD e lo mostrerà a tutti gli allievi del campionificio IMG. La Sharapova ha cancellato quattro matchpoint (due da campionessa, due con l’aiuto dell’avversaria), ma la portoghese non si è persa d’animo e ha continuato a picchiare, come se si trovasse su un campo qualsiasi di Bradenton. E un dritto in rete della Sharapova l’ha mandata in paradiso. Il risultato fa sensazione, ma non è così assurdo. Troviamo almeno due motivi per spiegarlo: in primis, non è la prima volta che la Sharapova fa pasticci a Wimbledon. Aveva perso al secondo turno già nel 2008 e nel 2009. Nel 2008 perse contro Alla Kudryavtseva, l’anno dopo cadde contro Gisela Dulko. Tanti ricordano il suo trionfo del 2004, eppure l’erba è la superficie dove è più vulnerabile alle sorprese. E poi entrambe sono nate e cresciute da Bollettieri, dove viene insegnato il tennis “corri e tira”. La Larcher De Brito (padre di origine angolana, madre sudafricana, bisnonno francese) è abituata a fronteggiare quel tipo di tennis. Non è mai stata in difficoltà sul piano tecnico, e Masha ha pagato cara l’assenza di un piano B. Ne è venuto fuori un risultato clamoroso ma non così insensato. Di sicuro Serena Williams se la ride, mentre tutte le giocatrici della parte bassa hanno l’acquolina in bocca. Senza Azarenka e Sharapova, tutte possono sperare. Sono legittimate a farlo. Soprattutto nello Slam più folle degli ultimi anni.