Il Dio vivente del tennis diventa mortale. Stakhovsky trova il “tendine di Roger” e a Wimbledon firma la più grande impresa degli ultimi dieci anni. E' davvero finita un'era? 
Sergiy Stakhovsky esulta verso il suo clan dopo l'ennesimo colpo vincente

Di Lorenzo Baletti – 27 giugno 2013


“Non riesco a credere che sia successo. E’ magia pura”. Dopo quella del Roland Garros, Sergiy Stakhovsky scatta un'altra fotografia. Ma ben diversa: questa volta è un’immagine che sa di storia, è un attimo lungo una vita, una carriera, catturato nel luogo più suggestivo del pianeta, Wimbledon. Roger Federer, il Dio del Tennis, è caduto rovinosamente dall’Olimpo, spinto sul precipizio dal tennista di Kiev. Non un campione, non un top 10 e nemmeno un top 100. Stakhovsky è numero 116 del mondo, con un passato da n. 31 nel 2010. Appena la settimana scorsa non era riuscito a qualificarsi per il torneo ATP 250 di Eastbourne, sempre sull’erba. Dopo pochi giorni diventa eroe di un poema che sembra scritto da Omero. Federer, il dio vivente e vincente destinato a rimanere per sempre nella leggenda, sconfitto da uno Stakhovsy qualsiasi. Come Achille, colpito al tendine non dal rivale di sempre Ettore, ma dal pavido e timoroso Paride. Il danno oltre la beffa, l’affilatissimo coltello nella piaga già grondante di sangue. E ogni voleè, ogni servizio, ogni colpo vincente di Stakhovsky, è una goccia di sangue che sgorga dalla ferita sempre più aperta di Federer. Paride scaglia la freccia sul tendine di Achille grazie all’aiuto del dio Apollo, Stakhovsky sconfigge Federer grazie all’aiuto di tutti gli dei dell’universo. Non ne sarebbe bastato uno, sono state necessarie tutte le divinità esistenti per impregnare di magia il braccio dell’ucraino.

Perché definire impresa la vittoria di Stakhovsky sarebbe riduttivo. Rischia di essere una rivoluzione, forse la fine di un’epoca. Alcuni viaggiano con la mente al 2002, quando Sampras fu sconfitto dal carneade Bastl sempre sui prati di Church Road. Pistol Pete avrebbe giocato il suo ultimo match due mesi dopo, annunciando il ritiro nel settembre 2003. Analogie con un passato decisamente più glorioso per Federer rispetto al presente. Roger non perdeva a Wimbledon prima dei quarti di finale addirittura dal 2002, quando fu sorpreso da Ancic all’esordio, e non usciva prima dei quarti negli Slam in generale dal Roland Garros 2004, giustiziere Guga Kuerten. Da li in poi sempre nei migliori otto, come minimo. Ma i record cominciano per finire, e non sai mai quando può accadere. Non sai mai cosa può combinare Stakhovsky, non ti aspetti che giochi la partita della vita sul Centrale di Wimbledon contro Federer. Invece succede. Perché se è corretto sottolineare i demeriti di un Roger per nulla centrato, poco carico, quasi avesse sottovalutato il suo avversario, è altrettanto giusto concedere all’ucraino gli onori e i pieni meriti della vittoria. Stakhovsky ha espresso un tennis d’altri tempi, sempre in avanzamento, quasi sempre a rete sulla prima di servizio, e molto spesso anche sulla seconda. Tennis anni ’90, tennis di tocco e di tagli, tennis di effetti e d’effetto. E Roger quasi impotente, lui che ha dominato il tennis dall’alto per oltre dieci anni. Tante le steccate con il dritto e con il rovescio, pochi i passanti. Sorpreso, quasi infastidito dall’atteggiamento aggressivo dell’avversario, che pur avendo perso il primo set non ha mollato, ha pareggiato i conti nel secondo e ha spinto sull’acceleratore nel terzo.

Come si permette, insidiare così un Dio? Invece gli dei si possono sfidare, e pure battere. Omero si era inventato Ulisse, il grande drammaturgo del tennis ha creato Stakhovsky. Nel quarto set l’ucraino si porta avanti addirittura di un break, ma viene recuperato. Traballa, Federer sembra in recupero e ottiene un set point. Ennesima discesa a rete (saranno 96 a fine match) ed ennesima voleè vincente (72 gli winners totali contro i 57 dello svizzero) per portare l’epilogo al tie break. Un rovescio lungolinea vincente regala al n.116 del mondo un mini-break, un orribile rovescio in corridoio di Federer regala invece partita, gloria, e terzo turno. 6-7 7-6 7-5 7-6 con un solo, misero punto in più per Stakhovsky, 162 a 161. Un misero punto che vale una carriera, un misero punto che cambia la storia del tennis. E dopo l’uscita di Nadal, cade anche Federer, con il quarto dei sogni che diventa un incubo. E’ come se gli avversari dei Fab 4 abbiano acquisito più consapevolezza di poter battere i migliori del mondo. Ormai nulla è impossibile, Nole e Murray sono avvisati, rimangono uomini, non dei. Lo abbiamo visto bene, lo ha visto Roger, dio del tennis diventato mortale.

WIMBLEDON 2013 – Secondo Turno
Sergiy Stakhovsky b. Roger Federer 6-7 7-6 7-5 7-6