L’INTERVISTA – Fulvio Fognini, padre di Fabio, dopo il trionfo ad Amburgo. “Ci stiamo togliendo tanti sassolini dalle scarpe, ma ce ne sono altri…Il cuore vorrebbe mio figlio tra i top 10, ma la testa non si pronuncia”. 
Fabio Fognini è stato spesso oggetto di critiche.
Adesso sembra giunto il tempo delle rivincite


Di Riccardo Bisti – 22 luglio 2013

 
La famiglia Fognini risiede ad Arma di Taggia, in provincia di Imperia, a un tiro di schioppo dalla Francia. Penseresti al carattere introverso dei liguri, ma nel loro caso non è così. Non solo Fabio è un “giocherellone”, come ama definirsi, ma papà Fulvio è dotato di una passione immensa, molto “meridionale”. Ed è il suo primo tifoso, in un intenso rapporto padre-figlio che non è mai venuto meno, nemmeno nei momenti difficili. La comunità del tennis lo sa: dopo lo splendido successo ad Amburgo, il telefonino di Fulvio Fognini ha squillato a più non posso. Ecco le sue impressioni, direttamente da Umago, dove sta aspettando Fabio per abbracciarlo e sostenerlo nell’incantevole località croata. Non prima di essersi tolto qualche sassolino dalla scarpa.
 
Fulvio Fognini, come ha vissuto il weekend di Amburgo?
L’ho vissuto dalla sede…del prossimo torneo! Sono arrivato venerdì a Umago in compagnia di alcuni amici. Sabato non ho visto la partita, non me la sono sentita. Ho aspettato la telefonata di mia moglie: di solito è lei ad avvisarmi quando Fabio vince. Stavolta è stata anticipata da mia figlia, ma va bene lo stesso! La finale l’abbiamo seguita in camera d’albergo insieme agli amici, c’era anche la ragazza di Fabio. Potete immaginare la tensione!. Quando Delbonis ha sbagliato la volèe sul primo matchpoint, ho subito detto che Fabio ce l'avrebbe fatta.
 
Cosa ha pensato quando Fabio si è innervosito nel secondo set? Credeva ancora nella rimonta?
Prima di tutto devo dire che con il giudice di sedia Cedric Mourier ci sono vecchie ruggini, già dallo scorso anno, al torneo di Umago. E vi assicuro che Fabio aveva ragione anche allora. Non ha senso dare un warning perchè hai rotto le corde della racchetta e stai aspettando la nuova. Di solito sono molto critico con Fabio, nel 90% dei casi ha torto, ma non è stato giusto dargli un warning per futili motivi, peraltro già sapendo che si sarebbe innervosito. Sinceramente, spero che non lo debba più arbitrare. Sul match…io ci ho sempre creduto. In fondo, anche sul 6-4 4-1, aveva solo un break di svantaggio e l’avversario stava calando. Ero convinto che un piccolo calo al servizio sarebbe bastato. E’ vero che Fabio ha avuto fortuna, ma appena lo ha agganciato ero sicuro che avrebbe vinto. Nel terzo set, Delbonis non si muoveva più: onestamente pensavo che finisse 6-0.
 
C’è stato un momento in cui ha temuto che Fabio non avrebbe più compiuto questo salto di qualità?
Onestamente no. Io sono un uomo di sport e credo di essere in grado di saper valutare le cose. Ho visto entrare diversi giocatori tra i primi 10, i primi 15, i primi 20…tutta gente che Fabio può battere. Ho sempre pensato che sarebbe cambiato tutto nel giorno in cui si sarebbe reso conto di essere forte. Gli altri hanno sempre detto che è forte, ma lui non lo pensava. Dico queste cose sapendo di essere stato sempre critico con lui, basti pensare che non ci siamo sentiti per qualche settimana tra giugno e luglio. Non mi era piaciuto il suo comportamento a Wimbledon. Abbiamo ripreso a sentirci quando ha raggiunto la finale a Stoccarda. C’è da dire un'altra cosa: il 2013 è il primo anno in cui non ha avuto infortuni. Non credo sia un caso…
 
Quando vi siete sentiti?
Subito dopo la premiazione. Mi ha detto: “Papà, ho avuto ‘fortuna’, però ci ho creduto fino alla fine”. Adesso lo aspetto qui a Umago.
 
Quali sono i segreti di questo cambiamento?
Dell’assenza di infortuni ho già detto. Ma il segreto numero 1 è Josè Perlas. E’ il coach che ci voleva: non fa drammi nelle sconfitte e non si esalta nelle vittorie. In tempi non sospetti, mi diceva di credere fortemente in Fabio. 'Se non fosse buono, non ci avrei messo la faccia'. I fatti gli hanno dato ragione.
 
Tra le tante critiche mosse a Fabio, ce n’è una che le ha dato più fastidio di altre?
Non mi piaceva quando continuavano a deriderlo. In tanti lo prendevano in giro anche senza vederlo giocare, sembrava quasi che aspettassero una sua sconfitta per poterlo massacrare. Finalmente è arrivato il momento in cui ci siamo tolti qualche sassolino dalle scarpe, ma ce ne sono ancora molti altri…
 
Quante persone proveranno a salire sul carro del vincitore? E quanto impiegheranno a sparire se Fabio dovesse perdere qualche partita?
Se c’è una cosa che ho insegnato a Fabio, è non provare mai invidia. Per fortuna non ci è mai mancato nulla, ma in questo mondo ho riscontrato tanta invidia. A chi mostra questo sentimento, io rispondo con il sorriso. E’ una bella sensazione: dopo una sconfitta, capitava di essere fermato per strada da persone che dicevano: 'Eh, ha perso…' con un malcelato sorriso. Sono le stesse persone che adesso non si fanno sentire. So già che in molti proveranno a salire sul carro, in questi minuti ho il telefono che bolle. Ma io e Fabio sappiamo già chi ha il diritto di salire e chi no…
 
Un pronostico con la testa e uno col cuore: quale sarà il best ranking di Fabio a fine carriera?
Se devo ragionare con il cuore, vorrei vederlo toccare i top 10. Con la testa… non faccio previsioni, anche perchè quando le dicevo non si avveravano mai. Adesso che sto zitto, si stanno puntualmente avverando. Quindi non mi pronuncio anche per una questione di scaramanzia!
 
Fulvio Fognini, cuore di papà, c’è una partita che davvero la commuoverebbe?
Senza dubbio. Mi emozionerei se Fabio riuscisse a battere Nadal sul centrale di Roland Garros. Sarebbe indimenticabile, anche perchè Rafa è uno dei pochi amici veri di Fabio nel circuito.