Vi spieghiamo come e perchè l’ITF ha approvato Cagliari come sede per la finale di Fed Cup, le implicazioni logistiche, gli attori in causa e i rischi che si corrono.
La finale della Fed Cup 2013 si giocherà al Tennis Club Cagliari
Di Riccardo Bisti – 23 luglio 2013
“Vinto”. Lo scorso 9 luglio, il primo SMS di Angelo Binaghi recitava così. In cinque lettere, il Presidente FIT esprimeva la gioia per la vittoria diplomatica all’Hotel du Collectionneur Arc de Triomphe di Parigi, dove il Board ITF ha accolto il ricorso FIT e ha accettato Cagliari come sede della finale di Fed Cup 2013, in programma il 2-3 novembre e che vedrà in campo Italia e Russia. La FIT ha tessuto la sua ragnatela per tutto il mese di giugno, dopo che l’ITF aveva inizialmente respinto la proposta cagliaritana. Motivo? Il capoluogo sardo non rispetta i requisiti di una Major City (è la 26esima città italiana per numero di abitanti). La FIT non si è arresa e ha presentato un ricorso, discusso e accolto a Parigi durante l’Assemblea Annuale della Federazione Internazionale. Si tratta di un precedente molto importante: per la prima volta da quando sono state inasprite le norme su una “Major City”, viene concessa una deroga addirittura per una finale. Ecco com’è andata. Cagliari, splendido capoluogo della Sardegna (“Certe spiagge si vedono soltanto a Rio de Janeiro e Sydney” ha detto Binaghi in un’intervista di qualche anno fa), non è una Major City. O meglio, non risponde ai requisiti ITF. Per capire il perchè dell’inversione di tendenza, abbiamo contattato direttamente gli uffici ITF a Londra, chiedendo cosa si intende esattamente per “Major City”. Nel regolamento della Fed Cup, infatti, non è spiegato con chiarezza. Si dice genericamente: “La capitale o una delle principali città del paese, con un accessibile aeroporto internazionale”. Abbiamo chiesto all'ITF alcuni dettagli (se deve essere rispettato un numero di abitanti, oppure se l’aeroporto deve essere semplicemente “Internazionale” o se deve ospitare voli intercontinentali). Ci ha risposto Nick Imison, uno degli uomini-comunicazione ITF. “Per Major City, si intende la capitale del paese oppure una delle città immediatamente successive come importanza, in termini di popolazione o di profilo, provvista di un aeroporto che ospiti voli internazionali”. Dopo l’iniziale bocciatura (l’area urbana di Cagliari ha circa 150.000 abitanti), Cagliari è stata evidentemente considerata importante sul piano del “profilo”. Come abbiamo già scritto, l’aeroporto “Mario Mameli” di Elmas è a due passi dalla città e garantisce oltre 40 destinazioni internazionali (compresa una intercontinentale: Tunisi), tra cui spiccano Mosca (squadra ospite) e Londra (staff ITF). In verità, non c’è alcuna certezza che ci siano voli diretti da Mosca per il periodo di gara: Cagliari è collegata con tre aeroporti moscoviti, ma quelli da Domodedovo (voli di linea effettuati da Meridiana) ci saranno fino al 28 settembre, mentre da Sheremetyevo e Vnukovo ci sono solo Charter, rispettivamente fino al 19 ottobre e il 21 settembre. E’ dunque improbabile che il team russo, almeno per il viaggio d’andata, possa volare direttamente da Mosca a Cagliari. Impossibile che lo facciano eventuali tifosi al seguito. Probabilmente, verrà utilizzato lo scalo a Roma.
Era proprio Roma, il Foro Italico, la sede che avrebbe desiderato l’ITF. Nella stampa italiana (soprattutto quella cagliaritana) si era diffusa la voce che, tra le varie obiezioni, la FIT avesse scritto che l’area metropolitana di Cagliari raggiunge circa mezzo milione di abitanti (vero), e che viene considerata tra le 15 aree metropolitane del paese. Noi abbiamo chiesto all’ITF quali fossero i contenuti del ricorso FIT, e se Cagliari era stata scelta in virtù di un'eccezione oppure se è stata insignita dello status di “Major City”. Imison ci ha risposto così: “Il Board ITF ha deciso di fare un’eccezione alla regola in base al fatto che il Foro Italico non era disponibile, e che la FIT ha avuto un’offerta di notevole sostegno da parte della Regione Sardegna”. Il quadro si fa più chiaro: Cagliari non è stata considerata una Major City, ma è stata concessa una deroga in virtù dell’indisponibilità del Foro Italico (il Campo Centrale è spesso teatro di eventi e concerti) e dell’offerta della Regione. Il supporto delle istituzioni, in effetti, è stato fondamentale. Non è un caso che, dopo la vittoria diplomatica, Angelo Binaghi abbia ringraziato, tra gli altri, il Presidente della Regione Ugo Cappellacci. “E’ stato un miracolo – ha detto Binaghi all’Unione Sarda – i ringraziamenti vanno al presidente Cappellacci che ci ha dato la spinta e i mezzi per poterci provare; a Pietrangeli, che per una settimana a Wimbledon ha incontrato i membri ITF e li ha convinti, Luisanna Fodde e Lea Pericoli, decisive nei loro ruoli (La Fodde è uno dei “Ministri degli Esteri” del nostro tennis, facente parte dell’Olympic Committe in seno all’ITF, ndr), e il direttore del Forte Village Resort Lorenzo Giannuzzi, bravo a convincere il membro russo del board (Aleksei Selivanenko, ndr)”.
Angelo Binaghi si è detto entusiasta. “Ho già vinto due volte la Fed Cup sul campo (se ne è tolta una!, ndr), e una terza perchè sono riuscito a portare la finale a Cagliari. Ci vorranno 100 anni per rivedere una cosa del genere – ha detto, sempre all’Unione Sarda – adesso deve vincere la città. Devono dimostrare di comprendere l’importanza di un evento simile, mettendo in modo una macchina organizzativa perfetta”. Oltre che dalla Regione, pare che le parole di Binaghi siano state recepite anche dall’amministrazione locale: “Terremo fede all’impegno preso, daremo il giusto sostegno alla manifestazione” ha detto il sindaco Massimo Zedda, cui ha fatto eco l’assessore allo sport Enrica Puggioni. “Non sottovaluteremo l’importanza dell’evento, anche a livello turistico”. La vittoria di Cagliari e di Binaghi, tuttavia, è una sconfitta per la Fed Cup. Accettando una sede meno importante, l’ITF ha certificato l’inferiorità nei confronti della Coppa Davis. La Fed Cup è una splendida manifestazione e ha dato gloria al tennis italiano ma, ahinoi, nutre scarsa considerazione a livello internazionale. E’ evidente che la finale interesserà soltanto i due paesi coinvolti e non attirerà un solo spettatore dal resto del mondo. E dubitiamo che il 2-3 novembre si presentino molti tifosi russi, anche se il turismo russo è piuttosto fiorente in Sardegna. Lo sanno bene al Forte Village Resort, che peraltro avrà un ruolo attivo nell’organizzazione (a Santa Margherita di Pula saranno ospitate le delegazioni, mentre le giocatrici alloggeranno a Cagliari), visto che puntano forte sul mercato turistico dell’est. Anche per questo ci sono numerosi voli charter che collegano Cagliari con Mosca in alta e in bassa stagione…ma solo fino al 19 ottobre. Parliamoci chiaro: l’evento avrà scarsa risonanza al di fuori di Italia e Russia, anche perchè non sarà nemmeno l’unico nel weekend: in quei giorni ci sarà il Tournament of Champions di Sofia, cui Vinci e – forse – Schiavone dovranno rinunciare per essere a Cagliari (ed è una contemporaneità che l'ITF dovrebbe eliminare). Senza contare che si giocherà a cavallo del Masters 1000 di Parigi Bercy e delle ATP World Tour Finals di Londra (altro appuntamento importante per la FIT, visto che in qulla sede deciderà se assegnare lo status di “Mini Slam” a Roma o a Madrid).
Qualche paragone: è come se si giocasse Stati Uniti-Russia a Baltimora, Francia-Russia a Clermont Ferrand, Spagna-Russia a Cartagena o Germania-Russia a Monchengladbach. E’ chiaro che nessun appassionato italiano ci andrebbe, così come nessun americano, francese, spagnolo o tedesco verrà a Cagliari. Naturalmente la colpa non è della FIT e nemmeno dell’ITF, ma semplicemente di una manifestazione che non ha un grosso fascino internazionale. Per questa ragione, ci domandiamo come mai esistano certe regole se poi vengono disattese così facilmente. Naturalmente è un bene che la Regione Sardegna si sia impegnata a investire sul tennis (anche se l'uomo della strada potrebbe domandarsi se, in tempi di crisi, certe risorse potrebbero essere utilizzare diversamente), ed è condivisibile quanto detto da Binaghi durante la conferenza stampa di fine Internazionali d’Italia: “Potremmo giocare a Roma 12 mesi l’anno, ma è giusto portare il tennis anche in altre città”. Sembra che non ci sarà soltanto un supporto istituzionale, ma anche quello di RCS Sport, società di eventi legata alla casa editrice, tra gli altri, di Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport. Lo ha scritto sempre l’Unione Sarda, parlando di un sopralluogo presso il Tennis Club Cagliari effettuato da Sergio Palmieri e dai rappresentanti RCS Sport subito dopo il semaforo verde. Sembrerebbe, dunque, che la FIT si sia nuovamente affidata ad RCS dopo il buon successo di Torino per Italia-Croazia di Coppa Davis. A parte qualche problema (l’altezza del Palavela non era regolamentare e c’è stato bisogno di una deroga), è stato un evento ben riuscito e ben organizzato, anche se non sono stati resi noti i dettagli economici dell’operazione. E’ perfettamente legittimo, visto che si tratta di un’azienda privata, tuttavia sarebbe auspicabile che per Italia-Russia venga reso pubblico il dettaglio dei costi e il blancio finale, se non altro per capire quanto conviene organizzare un evento del genere in una città di medie dimensioni, e con un impianto da allestire (quasi) in toto.
Veniamo alle questioni logistiche: presso il Tennis Club Cagliari sarà allestito un impianto da 5.000 posti, con tribune alte la bellezza di 21 metri (l’equivalente di un palazzo di sette piani), oltre a tutte le strutture accessorie (area giocatrici, area ospitalità, sala stampa). Detto che il calendario del campionato di Serie A1 dovrà tenere conto della Fed Cup, mettendo in trasferta le squadre del TC Cagliari in quel weekend (sia il maschile che il femminile sono in Serie A1), oppure rinviandone i match, tiene banco la vicenda atmosferica. Nella sua biografia “Più dritti che Rovesci”, scritta con Daniele Azzolini, Adriano Panatta racconta che dopo Italia-Russia del 1996 (c'è sempre la Russia di mezzo!), la federazione internazionale ha istituito delle norme sulla temperatura minima per un incontro di Davis (si giocò al Foro Italico in febbraio, con un freddo maledetto e Kafelnikov in tuta). Non trovando dettagli sui regolamenti ITF, abbiamo chiesto a Imison se esiste una temperatura minima per far disputare gli incontri. “Non esiste una regola sulle temperature minime – ha detto – nell’approvare una sede all’aperto, l’ITF può analizzare le temperature medie registrate storicamente nel luogo di gara, in quel periodo dell’anno”. A novembre, a Cagliari, le temperature medie oscillano tra i 10,2 di minima e i 19,1 di massima. Speriamo che sia così anche nel 2013, evitando alle giocatrici di giocare in tuta e con un clima polare. Altri dati: nel novembre 2005, Cagliari fece registrare un picco di 26,4 gradi, mentre nel novembre 1998 si scese al minimo storico di -2. L’altra (possibile) piaga riguarda la pioggia, e lì c’è un briciolo di preoccupazione in più: novembre è il mese più piovoso dell’anno, con otto giorni di pioggia e 62,7 millimetri di precipitazioni, ancor più rispetto a dicembre. Anche in virtù di questo, abbiamo chiesto all’ITF cosa succede in caso di pioggia continua nei giorni di gara (e oltre). Imison ha risposto citando l’articolo 33.v del regolamento di Fed Cup, in cui si dice che le squadre sono tenute a restare sul luogo dell’incontro anche il lunedì e il martedì. Se la sfida non è terminata neanche il martedì, “deve essere fatto ogni sforzo per concludere l’incontro in un ulteriore terzo e quarto giorno”. Proseguendo nella lettura dell’articolo, si dice che se una o più giocatrici decidono di lasciare la sede del match dopo il martedì, l’incontro può essere dichiarato “posticipato” dal Referee. In quel caso estremo, il Comitato di Fed Cup provvederà a comunicare una nuova data per giocare o terminare la sfida. “Se l’incontro non viene terminato nella data prescelta, o nei casi sopra indicati, entrambe le squadre rischiano di subire una squalifica”. Naturalmente non ci auguriamo nè pensiamo a uno scenario del genere, ma era giusto segnalare i rischi e le complicanze di giocare all’aperto in novembre. La scelta tecnica è stata delle giocatrici ed è legittima, ma forse sarebbe stato meglio giocare al coperto, in un bel palasport, ed evitare qualsiasi problema. E’ andata così e sono emerse tante magagne. Sperando che vada tutto bene, e augurandoci che Errani e Vinci sollevino il trofeo per la quarta volta, ci auguriamo che l’esperienza cagliaritana serva da insegnamento a tutti gli attori in causa: giocatrici, ITF, FIT e organizzatori. Sbagliare è legittimo: ed è sbagliando, per fortuna, che si impara.
I membri dei 15 paesi fondatori dell'ITF. Per l'Italia si riconosce l'avvocato Michele Brunetti, l'unico a indossare la giacca bianca. La foto è stata scattata durante la recente Assemblea Generale dell'ITF
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