IL PERSONAGGIO – Gianluca Mager ha colto i primi punti ATP: con l’aiuto di Diego Nargiso ha ritrovato la passione per il tennis. La squalifica per cannabis è solo un ricordo.
Al Masters 1000 di Monte Carlo, Gianluca Mager ha potuto conoscere diversi campioni. Tra loro, il mitico doppista Leander Paes
Di Riccardo Bisti – 2 agosto 2013
E' troppo presto per dire se l'Italia ha trovato un potenziale ottimo giocatore. Ma è sicuro che l’accoppiata Gianluca Mager-Diego Nargiso ha un potenziale esplosivo. Gianluca, ligure di San Remo, è un ragazzo di poche parole e in campo ha quell’atteggiamento un po’ naif che lo renderebbe un personaggio. Diego ha iniziato a fare il coach e non ha perso lo spirito sanguigno e passionale. E’ spontaneo, sai che non ci sono trucchi nel suo modo di fare. Gianluca ha quasi 19 anni e aveva quasi smesso di giocare, anche perchè segnato da uno sfortunato episodio di qualche anno fa (l’antidoping lo pizzicò dopo una festa in cui aveva fumato), ma Nargiso lo ha rivoltato come un calzino e gli ha restituito la cosa più importante: l’entusiasmo. I due si allenano a Beausoleil, presso l'International Tennis Academy diretta dall’ex davisman. Il Future di La Spezia ha regalato a Mager i primi punti ATP, peraltro battendo ottimi giocatori come Filippo Leonardi e Salvatore Caruso. Nei quarti ha tolto un set a Daniele Giorgini, che a questi livelli è fortissimo. In panchina Diego si emoziona, fa il tifo, lo sostiene con la passione di un tifoso e l’affetto di un secondo padre. Come quando incitava Andrea Gaudenzi e Renzo Furlan in Coppa Davis. Negli allenamenti si sbraccia, lo catechizza. Vederli insieme è divertente. Ma soprattutto è divertente vedere Mager. Buon servizio, buon rovescio a due mani, tira un dritto simile a Gilles Simon. Quando impatta bene la palla, viaggia che è uno spettacolo. In campo è tranquillo, sembra quasi distaccato, ma dentro arde la passione. E adesso che il suo nome entrerà nel ranking ATP, arrivano anche gli obiettivi.
Quanto è importante, per un ragazzo giovane, conquistare il primo punto ATP?
E’ una grande soddisfazione. Nel mio caso è arrivata piuttosto in fretta, visto che ce l'ho fatta al sesto-settimo tentativo. Sono molto contento perchè ci sono tanti ragazzi, me compreso, attanagliati dalla “fobia del punto”. Bisogna prendere un punto a tutti i costi, altrimenti non vali niente, non hai un numero accanto al tuo nome. Sono molto soddisfatto per come è maturato, visto che ho battuto un giocatore forte come Leonardi. Poi ne sono arrivati altri due…
Sei pressochè sconosciuto al grande pubblico. La tua storia tennistica?
Vanto già un’esperienza all’estero. In passato mi sono allenato per circa un mese e mezzo in Germania, ma non mi sono trovato granchè. Ho avuto diversi problemi, anche dal punto di vista economico. Al ritorno dalla Germania ho praticamente smesso di giocare. Poi c’è stato un momento in cui ho ripreso, ma senza particolari ambizioni. A un certo punto ho conosciuto Diego Nargiso. Forse ha visto qualcosa in me, mi ha proposto di allenarmi e con lui ho iniziato a lavorare seriamente. Lavoriamo insieme da gennaio e grazie a lui ho ritrovato la passione per il tennis, la voglia di vincere e tutto il resto.
Come si lavora con Diego Nargiso?
Secondo me è il migliore di tutti! Rispetto ai vari coach che ho avuto, è quello con più passione. Tiene a ogni cosa che fa, in campo ti spiega le cose anche mille volte. E’ veramente bravo. La giornata tipo? Al mattino mi alleno 90-120 minuti con lui. A volte c’è uno sparring, altrimenti direttamente con lui che gioca ancora benissimo. Dopo il tennis faccio atletica e al pomeriggio ripetiamo più o meno la stessa routine. Mi trovo davvero bene: è una persona brava e buona.
Sei tesserato per il Park Genova, giochi in A2 e fai parte del team di A1. Pare che il presidente Mauro Iguera abbia una certa predilezione per te…
Il Park è importantissimo. Voglio bene a tutti, dai dirigenti ai ragazzi della squadra, nonchè al presidente e ai capitani. A loro devo molto perchè mi danno una mano importante a livello economico. Io cerco di ricambiare mettendocela tutta. In A2 è andata bene, siamo riusciti a salvarci e ho vinto tutti i singolari. Adesso speriamo di fare bene in A1 con Fognini, Giannessi, Naso e Nielsen.
Nell’ambiente ti conoscono soprattutto per la squalifica per doping di qualche anno fa. Ci racconti com’è andata?
E’ semplice. Avevo 16 anni, e come tanti ragazzi di quella età, a una festa mi è capitato di fumare una canna. E mi hanno beccato subito! Onestamente sono stato proprio sfortunato: hanno pescato me, 16enne, che non avevo giocato un solo torneo professionistico. Non sapevo neanche che fosse doping, non sapevo niente di tutto questo. Mi hanno dato 4 mesi di squalifica. Ma tengo a precisare che non sono un dopato e non lo sono mai stato. Non prendo sostanze, non faccio trucchi. Anzi, dal punto di vista fisico mi sento piuttosto scarso! Tra l’altro ho letto che sono cambiati i regolamenti: per essere doping, il quantitativo di cannabis è aumentato. Con le norme di oggi, probabilmente, all’epoca non sarei stato squalificato. Onestamente non capisco nemmeno come possa essere considerato tale….
Dici che la cannabis non migliora le prestazioni sportive?
E come fa? Al massimo le può peggiorare. Ma ormai è andata, è tempo di guardare avanti.
Passato, sogni e speranze di Gianluca Mager.
Sono nato a San Remo e un sogno molto chiaro: vorrei diventare professionista. Non ho ancora capito bene dove, magari tra i top-10. In fondo è un sogno, perchè non dirlo? Sono un ragazzo molto ambizioso, quando mi fisso su qualcosa faccio il possibile per ottenerla. Farò tutto il possibile per arrivarci. Passioni? Mi piace molto il calcio, sono un grande tifoso del Milan e con Diego capita spesso di “sfotterci” su questo argomento. Lui è napoletano e tifa per il Napoli…
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