GLI APPUNTI DI CORRADO – Vi raccontiamo l’ambiente dei tornei futures a Sharm El Sheikh, dove puntano ad avere un’esibizione Federer-Nadal. Ma sul campo vedi di tutto. 
Mahmoud Abou el Magd ci ha guidato nella realtà tennistica di Sharm El Sheikh

Da Sharm El Sheikh, Corrado Erba – 15 agosto 2013

 
Molti ritengono che i tornei futures (la serie C, qualche volta D, del tennis internazionale) siano l’inferno. Confesso che, avvicinandomi al circolo di tennis di Sharm El Sheikh, dove si gioca il locale torneo, ero pronto a descrivere scene africane: qualche campo sbrecciato sperduto in mezzo a una landa desertica, ove un pugno di disperati si batteva, sotto un ferocissimo sole a picco, per qualche misero punto ATP. Ho trovato invece un circolo grazioso, il Soho Square Tennis Club, 4 campi da tennis in terra rossa ben tenuti, con regolamentari tribune e spogliatoi. Il club si trova appunto a Soho Square, un moderno agglomerato commerciale composto da negozi, ristoranti, alberghi e perfino una pista di pattinaggio su ghiaccio, locato a un paio di chilometri dall’aeroporto internazionale di Sharm El Sheikh. Non avevo calcolato il periodo di Ramadan e alle 4 del pomeriggio ho trovato il circolo deserto. Stavo prendendo qualche foto, quando mi ha avvicinato un omone fasciato di una tuta TTK. Mahmoud Abou el Magd, che d'ora in poi chiameremo Mau, era l' uomo che faceva per me. Head Coach della locale Tennis Academy, Mau supervisiona tutta l’area tennis del Savoy Group, che comprende una Tennis Academy e l’organizzazione del circuito di tornei futures che si giocano tutte le settimane a Sharm (caso unico nel panorama internazionale).

Mau mi ha fatto volentieri da cicerone. "Soho Square – mi racconta – è stato costruito 3 anni fa dal Savoy Group, un gruppo egiziano con base a Londra, che ha molteplici interessi nel turismo. Il luogo ha due alberghi a 5 stelle, una modernissima food court ed è molto frequentato per lo struscio serale, un alternativa moderna al vecchio centro di Naama Bay". Mau e' arrivato a Sharm come coach 17 anni fa, dopo un’esperienza in un’academy in Florida e non si è più mosso. Condivide con il Savoy Group l’idea che un torneo ATP settinamale, giocato in un luogo dove il sole splende 52 settimane l'anno, genera un indotto molto interessante, vuoi solo perchè i giocatori alloggiano (con tariffe preferenziali, 70 dollari al giorno) al Sierra Savoy, un bell’hotel a 5 stelle, locato a 3 minuti a piedi dal circolo. Il montepremi settimanale di 10.000 dollari è interamente coperto dal Savoy Group: 44 tornei filati da gennaio a novembre e l'indotto generato basta da solo a coprire l investimento. Ho visitato il Sierra, un hotel di buon standard, camere spaziose, la piscina affollata di turisti. Sul retro ci sono due campi di allenamento dove abbiamo dato un occhiata. Su primo campo palleggia un lussemburghese, che dovrebbe venir arrestato per uso improprio delle palle corte, sul secondo scambia indolente un ragazzo brunito: “Vedi – mi indica Mau – è un ragazzo indiano, è qui da 6-7 settimane, ogni settimana cerca di qualificarsi per prendere il primo benedetto punto ATP". Dalla smorfia di Mau dubito ci sia ancora riuscito. Torno al circolo in serata, mi mostrano un inizio di cantiere. Sta per essere costruito un campo centrale da 5000 posti che ospiterà, a novembre, un challenger da 75.000 dollari e forse (Mau mi dice che i contatti sono molto avanti) un esibizione Federer-Nadal a gennaio.

In attesa di Nadal, Il livello di gioco, come in tutti i futures, è imprevedibile. Alle ramate e gli smash steccati, si abbinano giocate di un certo livello (un mese fa il vincitore del torneo è stato un certo Gianluigi Quinzi). Il field è assolutamente eterogeneo: c’è Alberto Brizzi, solido giocatore di esperienza internazionale (che vincerà facilmente il torneo, ndr), ma trovi anche un primo turno di doppio con un siriano, la cui unica abilità sembra quella di lanciare in alto la pallina e farsela cadere dritta nella tasca dei calzoncini, che gioca contro un austriaco tutto mesciato, il cui gioco consiste unicamente nel tentare rischiose stop volley (ne riesce mediamente una su quattro) per la disperazione del suo compagno di gioco. Difficile trovare gli outfit di moda dei giocatori del tour: qui i completini sono spesso arrangiati o di stagioni passate, le scarpe sbrecciate, raramente sul piatto delle racchette sono dipinti i loghi che testimoniano un qualche tipo di sponsorizzazione. "Call the supervisor, call the supervisor" urla come un pazzo Matteo Civarolo, un seconda italiano, che sul punteggio di 6-7 7-6 5-5 ritiene che il suo avversario, un algido lussemburghese, gli abbia sottratto un punto vitale. l’agonismo non manca. Si gioca un dramatico tie break, mentre al lamento del muezzin, in lontananza, si sostituisce Lou Colombo che canta "Maracaibo mare forza nove" per la gioia dei turisti russi seduti nei caffe poco lontani. L’austriaco affossa l’ennesima stop volley, il compagno guarda lontano le luci di un aereo, che rumorosamente si allontana nella notte, soffia forte il vento del deserto.
Mare forza nove.
Fuggire si ma dove ?
Za za.