US OPEN – La nostra griglia di partenza per Flushing Meadows. Favorito d’obbligo lo spagnolo, poi Djokovic e Murray. Federer in risalita dopo Cincinnati, occhio a Del Potro e Isner. 
Andy Murray ha deluso nelle ultime settimane, ma resta il terzo favorito per lo Us Open

Di Riccardo Bisti – 20 agosto 2013

 
Arriva lo Us Open: lo Slam più disordinato, rumoso e abnorme. Pieno di fascino. Dopo quattro settimane di cemento americano, e con i soli Winston Salem e New Haven ancora da giocare, possiamo già ipotizzare una griglia di partenza per definire favoriti e possibili sorprese. Ecco la notizia: i tornei di Montreal e Cincinnati hanno fatto felice più lo spettatore neutrale che il fanatico del singolo giocatore. Gli unici che ridono davvero sono i sostenitori di Rafael Nadal, ovvio favorito numero 1. Non potrebbe essere altrimenti per chi ha un bilancio di 15 vittorie e nessuna sconfitta sul cemento all’aperto, di nuovo numero 2 ATP ma destinato a prendere il comando. Gli altri big hanno motivi di preoccupazione. Novak Djokovic ed Andy Murray hanno deluso, tanto che oggi è difficile ipotizzare un replay della finale dello scorso anno (e di tre degli ultimi quattro Slam). Roger Federer? C’è da andarci piano: la splendida prestazione contro Nadal a Cincinnati ha mascherato un’estate disastrosa e due partite precedenti tutt’altro che entusiasmanti. Tuttavia, lo Us Open gli ha dato grandi soddisfazioni (cinque vittorie consecutive tra il 2004 e il 2008) e il giorno di riposo tra un match e l’altro potrebbe bilanciare la fatica di dover giocare tre set su cinque. Nella top-5 mettiamo Juan Martin Del Potro: l’argentino ha buttato via i due ultimi Masters 1000, ma a Washington aveva dettato legge. E nei grandi tornei sa elevare il rendimento. Ecco la nostra griglia di partenza.
 
1) RAFAEL NADAL
Non lo spaventa nulla. La dura sconfitta a Wimbledon e il riposo estivo lo hanno motivato e rimesso a lucido. Tra Montreal e Cincinnati ha offerto sprazzi del suo miglior tennis. Il servizio viaggia a meraviglia, la condizione atletica è tornata a splendere e la classe è indiscussa. Meno appariscente di altri giocatori, ma ugualmente cristallina. Le vittorie contro Djokovic e Federer hanno certificato la qualità del suo gioco. La distanza dei tre set su cinque non lo spaventa e avrà voglia di spaccare il mondo dopo che l’anno scorso si girava i pollici mentre gli altri si davano battaglia. Lo status di numero 2 gli darà la giusta tranquillità. C’è solo un’incognita: non ha ancora affrontato Andy Murray sul cemento. Sulla carta, lo scozzese potrebbe fargli (molto) male. Ma non c’è alcuna controprova, nè da una parte nè dall’altra. Ormai non si affrontano da due anni (Tokyo 2011): il bilancio dice 13-5 per Nadal, ma sul cemento all’aperto siamo 4-4. Qualcosa vorrà pur dire.
 
2) NOVAK DJOKOVIC
E’ il grande sconfitto dell’estate americana. A luglio si è fatto riprendere mentre guidava un trattore, sembrava essersi ricaricato dopo la delusione a Wimbledon. Invece a Montreal si è fatto sorprendere da Nadal in una partita che non avrebbe mai voluto perdere, mentre a Cincinnati è stato preoccupante. Voleva vincere il torneo a tutti i costi per completare il Career Masters 1000, ma contro Isner ha avuto un atteggiamento remissivo, soprattutto nel finale. Inusuale per uno come lui. Lo vediamo ugualmente in prima fila perchè gli Slam sono lunghi e si può trovare la condizione durante il torneo. A volte non è conveniente presentarsi troppo in forma. Sa come si vince a New York (c’è riuscito nel 2011). Lo Us Open sarà una tappa fondamentale per difendere la vetta dagli assalti di Nadal.
 
3) ANDY MURRAY
Dopo la sconfitta a Cincinnati contro Tomas Berdych, si è detto ugualmente soddisfatto: “Servizio e risposta hanno funzionato”. Contento lui…La verità è che ha combinato solo pasticci. A Montreal si è fatto battere da Ernests Gulbis, mentre in Ohio non è mai stato in partita contro il ceco. Si presenterà a New York con appena cinque partite nelle gambe. Lo scorso anno aveva la spinta emotiva dell’oro olimpico, mentre stavolta l’onda della vittoria a Wimbledon si è esaurita con gli inviti del Primo Ministro David Cameron e con una vacanza alle Bahamas. C’è un’incognita: non ha mai giocato uno Slam da campione in carica. Non è sempre facile gestire la pressione e gli obblighi di questo status. Da numero 3, sarà l’elemento che sbilancerà il tabellone. Preferirà finire dalla parte di Djokovic o da quella di Nadal?
 
4) ROGER FEDERER
Incognita assoluta. Dovessimo affidarci alla sola sfida contro Rafael Nadal, ci sarebbe da essere ottimisti. Il servizio ha funzionato e solo un Rafa stra-carico è riuscito a contenerlo. Ma dietro c’è un mese terribile, il peggiore in carriera. Il cambio (pentito) di racchetta, le brutte sconfitte di Amburgo e Gstaad…anche i primi due match di Cincinnati non hanno esaltato. Dobbiamo essere onesti: se avesse perso contro Tommy Haas (era sotto 6-1 4-2) non l’avremmo mai inserito nella top-5. Ma Federer emana un certo fascino, quel carisma che dovrebbe dargli una mano contro la stragrande maggioranza degli avversari. Sarà numero 7 del tabellone: lui spera di finire nello spicchio presidiato da David Ferrer, trema all’idea di pescare Djokovic o Nadal nei quarti. Onestamente, sarebbe sfavorito.
 
5)  JUAN MARTIN DEL POTRO
Siamo stati indecisi fino all’ultimo se inserire lui o Tomas Berdych. Abbiamo optato per l’argentino perchè ha già vinto questo torneo e ha mostrato sprazzi di rendimento impressionanti. A Washington ha esaltato, poi ha combinato un paio di disastri nei tornei successivi: a Montreal ha ceduto a Raonic, mentre a Cincinnati si è suicidato contro Isner. Ma sulla lunga distanza avrà più tempo per riprendersi dagli svarioni. Se ha sfiorato la finale a Wimbledon, sull’erba, può tranquillamente ripetersi sul cemento. Adora lo Us Open e ha già battuto tutti i migliori nei tornei importanti. Fosse giunto in finale a Cincinnati (non c’è arrivato per un doppio fallo sul matchpoint) lo avremmo messo in quarta posizione.
 
GLI OUTSIDER
 
I nomi più credibili sono due: Tomas Berdych e John Isner. Il ceco si è risvegliato a Cincinnati, dove ha giocato un match perfetto contro Murray, e sarà gasato dal raggiungimento del numero 5 ATP. Berdych parte sempre a fari spenti, ma col tempo è diventato piuttosto affidabile. Lo scorso anno ha raggiunto le semifinali e ha messo in difficoltà Murray in un match condizionato dal vento. Occhio al bombardiere americano, unica speranza Yankee in un panorama desolante. Se imbrocca due settimane magiche con il servizio, resiste alle pressioni e ha un buon tabellone…è uno dei pochi ad avere le armi per battere i grandissimi. Certo, i pezzi del puzzle sono parecchi…Non possiamo escludere David Ferrer. Dopo Wimbledon, lo spagnolo ha giocato malissimo ed ha colto solo una vittoria in due tornei. E pensare che ha saltato i tornei su terra di luglio, dove solitamente raccoglie un buon numero di punti. Ma lo status di numero 4 lo preserverà da primi turni troppo impegnativi e magari potrebbe trovare la forma nel corso del torneo. In fondo vanta già due semifinali a New York e una bella vittoria su Nadal, anche se un po’ datata. Guai a dimenticarsi di Milos Raonic. Per lui valgono gli stessi ragionamenti fatti per Isner, con la differenza che il canadese è più giovane e quindi (in teoria) ha più margini di crescita. Molto dipenderà dal tabellone, perchè la testa sembra esserci ed anche il gioco è ritrovato dopo una difficile parte centrale di stagione. Difficile uscire da questi nomi: i romantici sperano nell’esplosione di Grigor Dimitrov, noi in un buon torneo di Fabio Fognini. Potrebbe sorprendere il russo Dmitry Tursunov, dato in condizioni strepitose. Chiudiamo con una speranza: e se Ernests Gulbis indovinasse il torneo della vita?