US OPEN – L’altoatesino vince una buona partita contro Devvarman e ha un’occasione storica: può diventare il primo italiano a raggiungere la seconda settimana in tutti gli Slam.
Andreas Seppi ha la grande chance di raggiungere gli ottavi allo Us Open
Di Riccardo Bisti – 31 agosto 2013
Quella tra Andreas Seppi e Somdev Devvarman non è stata una bella partita. E’ stata una di quelle in cui il guardone neutrale si siede, con calma, e si appunta quello che succede. Sono quei match dove la poesia va oltre lo spettacolo. Il Campo 13 di Flushing Meadows, tanta gente stipata, la suggestione di un pomeriggio newyorkese che poi diventa tramonto. E due grandi professionisti che spallettano a volonta, senza fantasia ma con coraggio. In palio c’erano 45 punti ATP (la differenza tra i 45 del secondo turno e i 90 del terzo) e ben 40.000 dollari, giacchè chi perde al secondo turno ne porta a casa 53.000, mentre il terzo ne offre 93.000. Togliamoci le tasse e le spese, sono comunque tanti soldi. Andreas non lo sa, ma ha creato le premesse per scrivere una pagina di storia del nostro tennis. Una favola. Dovesse battere Denis Istomin il primo giorno di settembre, diventerebbe il primo italiano di sempre a raggiungere la seconda settimana in tutti i tornei del Grande Slam. Non ce l'ha fatta nemmeno Nicola Pietrangeli, che agli Us Championships del 1955 non andò oltre il terzo turno. In precedenza, mancò qualcosa anche ai vari Giorgio De Stefani (mai a New York), Uberto De Morpurgo (mai a New York e Melbourne), Gianni Cucelli (2° turno negli USA, mai in Australia), e persino a Martin Mulligan (ma chi lo considera italiano?), bloccato al secondo turno dello Us Open. Non ci sono riusciti nemmeno Adriano Panatta e Corrado Barazzutti. Ai loro tempi, l’Australian Open contava meno. Barazzutti non è mai andato a Melbourne, mentre Panatta lo ha fatto solo una volta, 18enne, nel 1969. Perse al primo turno contro Teddy Addison. Da allora, non abbiamo avuto un solo giocatore capace di giocare bene su tutte le superfici. Andrea Gaudenzi e Omar Camporese non ci sono andati nemmeno vicini. Avrebbero potuto farcela Davide Sanguinetti e Renzo Furlan, ma entrambi si sono incagliati al terzo turno (Davide a Parigi e in Australia, Renzo a Wimbledon e New York: si fossero messi insieme, ce l’avrebbero fatta).
Andreas, contando solo sulle sue forze, è a un passo dall’impresa. E per ottenerla dovrà battere l’uzbeko Denis Istomin. Sarà il settimo scontro diretto, il quarto negli ultimi sei Slam. Incredibile. Seppi conduce 5-1, avendo perso soltanto lo scorso anno a Wimbledon, in cinque set. Sempre in cinque set, si è rifatto quest’anno a Melbourne e di nuovo a Wimbledon. Per ottenere un risultato storico negli Slam…deve battere un avversario storico. E’ una partita difficile, soprattutto dopo aver visto l’uzbeko a Montreal. In notturna, ha giocato una partita incredibile contro Novak Djokovic. Avrebbe meritato di vincere. Poi si è “calmato”, perdendo a Cincinnati dal rientrante Brian Baker. Ma a Flushing si è ripreso e sarà un match duro, elevando all’ennesima potenza quello che abbiamo visto tra Seppi e Devvarman. Se Seppi penserà al possibile primato, Istomin avrà la mente protesa al denaro in palio. Potremmo chiamarla, “la partita da 72.000 dollari”, visto che un piazzamento negli ottavi ne offrirà 165.000. Non siamo ai livelli della partita da un milione raccontata da Brad Gilbert nel suo mitico Winning Ugly (quella vinta contro David Wheaton alla defunta Grand Slam Cup), ma sono sempre tanti soldi. E tanta gloria in palio. Sotto gli occhi di Corrado Barazzutti, appollaiato in prima fila accanto al fotografo Angelo Tonelli, Seppi è stato bravo perchè Devvarman è indiano ma ha il tennis nel sangue. Non certo il cricket.
Cresciuto negli Stati Uniti, ha rappresentato per anni la Virginia University e sa come gestire situazioni ad alto tasso emotivo. Nel 2007, vinse il singolare decisivo nel Campionato NCAA contro John Isner. Fu un match pazzesco, giocato in un clima da Coppa Davis. Cosa volete che sia, per l’indiano d’acciaio, un secondo turno dello Us Open? Eppure Seppi ha giocato con orgoglio, attenzione e la stessa grinta che pochi vedono e ancora meno gli riconoscono. In tutti e tre i set si è trovato in svantaggio di un break, ma alla fine li ha vinti tutti lui. E’ un dettaglio da non sottovalutare, giacchè spesso gli italiani sono accusati (a ragione) di buttare via le occasioni. E la storia del nostro tennis è piena di sconfitte gloriose. Adesso: battere Somdev Devvarman non è certo gloria, ma i successi più importanti nascono da match come questo. Come ad esempio il tie-break del primo set, in cui Seppi ha avuto bisogno di cinque setpoint prima di mettere la testa avanti. Il secondo, sul 6-5, è stato clamoroso. Uno scambio di 48 colpi pieno di speranze e paure, in cui l’indiano ha chiamato a rete il nostro e lo ha infilato con un passante di rovescio. La forza di Seppi, in fondo, è quella di ripartire sempre a testa bassa, senza pensare granchè a quello che è appena successo. Gli è servito. Nel secondo si è imposto 6-4 dopo essere stato sotto 3-2 e servizio, mentre nel terzo, quando sembrava tutto finito (4-1 per lui), ha perso quattro giochi di fila e ha mandato Devvarman a servire per il set. Lì Seppi ha tirato fuori il meglio, cancellando il setpoint con un bel dritto vincente, prodromo a una contro-serie di tre giochi che lo ha spedito al terzo turno. Ed è il trampolino per entrare (ulteriormente) nella storia. Per riuscirci, ed abbattere finalmente il muro della prima settimana anche a New York, c’è solo Denis Istomin. Meglio lui che Andy Roddick (pescato nel 2008), no?
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