US OPEN – Flavia resta a galla in un primo set pieno di break, ma poi cede alla distanza: in finale ci va Victoria Azarenka. Alla Pennetta resta la soddisfazione di aver giocato un torneo eccezionale. 
La grinta di Victoria Azarenka, finalista allo Us Open per il secondo anno di fila

Di Riccardo Bisti – 7 settembre 2013

E’ difficile analizzare una partita quando l’hai vista esclusivamente da una prospettiva
. Ma era normale che fosse così. La semifinale di Flavia Pennetta allo Us Open era evento storico, di quelli da ricordare a distanza di decenni. Persino Claudio Burlando, presidente della Regione Liguria e quasi totalmente a digiuno di tennis, ha detto “Stasera c’è un’importante semifinale negli Stati Uniti, giusto?” a margine del suo intervento durante la presentazione del Park Genova per la Serie A1 2013. C’era anche Fabio Fognini, ottimo amico di Flavia. Qualche migliaio di chilometri più a ovest, la brindisina non ha esaltato, ma Victoria Azarenka è più forte di lei e ha giocato meglio. Anzi, no: ha giocato meno peggio. Ecco, l’unico rimpianto per questo 6-4 6-2 nasce da qui. La Azarenka non era imbattibile. “Nel primo set andavo un po’ di fretta”, ha detto nell’intervista a caldo con Mary Joe Fernandez. La Pennetta ha studiato la partita con attenzione, ha provato a seguire una tattica, ma è stata penalizzata dal servizio. Ha tirato 1 ace e commesso 3 doppi falli (0-6 per la Azarenka), ma ha pagato una disastrosa percentuale (44%) di prime palle. Contro una ribattitrice come la bielorussa non puoi permettertelo. E allora c’è una statistica che rende inutile qualsiasi ragionamento: Flavia ha incassato sette break di fila. In una semifinale Slam non puoi permettertelo. E così la Azarenka è meritata finalista a New York per il secondo anno consecutivo. E continua nell’impressionante rendimento sul cemento: ha vinto 31 delle 32 partite giocate. L’unica sconfitta, ovviamente, è arrivata contro Serena Williams nella finale dell’anno scorso.
 
La Pennetta si è presentata al match con qualche speranza. In fondo, aveva battuto “Vika” nell’ultimo scontro diretto (Dubai 2011) e nei giorni scorsi aveva impressionato per qualità e intensità del suo gioco. Nei turni precedenti, aveva fatto ottime cose con il servizio, ma sempre contro avversarie piuttosto basse. La Azarenka è alta 1.83 e ha un’impressionante apertura alare. Lo slice ad uscire non le bastava più. Allora ha cercato di fare qualcosa in più, abbassando la percentuale di prime palle e iniziando gli scambi con un handicap eccessivo. Peccato, perchè nel braccio di ferro non ha subito più di tanto la Azarenka. E le ha tolto il servizio spesso e volentieri. Insomma, questa partita si sarebbe potuta vincere se si fossero incastrati tutti i pezzi del puzzle. Purtroppo per Flavia non è andata così. Nei primi nove game, ci sono stati sette break. Cifra imbarazzante per una semifinale Slam. Il break al nono gioco ha spezzato in due la partita. La bielorussa ha tenuto il servizio sul 5-4, al termine di un game teso e combattuto, si è rilassata e ha giocato il secondo in scioltezza. La Pennetta ha cercato di mantenere un atteggiamento positivo, ma non c’era niente da fare. E' anche incappata in alcuni errori che fino a qualche giorno fa non avrebbe mai commesso. Una crisi che nasce dallo scarso rendimento al servizio: quando ha tirato la seconda palla, Flavia ha raccolto appena 7 punti su 32. Con un dato del genere, non hai chance. In verità, anche la Azarenka ha servito maluccio (10 su 29 con la seconda, non tanto meglio di Flavia), ma nel complesso è stata più brava e ha meritato di passare. Anche per quello che ha fatto nel corso del 2013.
 
Resta un torneo straordinario, forse il migliore nella carriera di Flavia. Ovviamente, non ci azzarderemo più a dire che non avrà più possibilità di arrivare in fondo a uno Slam. A parte la Sharapova, c’erano tutte le migliori. E Flavia si è fatta largo a spallate, prendendo un mucchio di fiducia per i prossimi tornei, oltre a 900 punti WTA e un sostanzioso assegno. Nella classifica di lunedì si porterà a ridosso delle prime 30, superando Knapp e Schiavone e portandosi alle spalle di Errani e Vinci. Dopo la partita, Flavia ha detto che si porta via da questo torneo soltanto cose positive. In effetti, ha ragione. Eppure, un lato negativo lo abbiamo trovato. E non riguarda certo la sconfitta contro la bielorussa: riguarda la sua autobiografia “Dritto al Cuore”, una delle letture tennistiche più interessanti degli ultimi anni. Ma è arrivata troppo presto. Negli ultimi due anni, sono successe un mucchio di cose. Sarebbe bello riviverle con la lucidità di un racconto autobiografico. Forse “Dritto al Cuore” avrebbe dovuto farsi attendere ancora un po', anche perchè l’avventura di Flavia è tutt’altro che terminata. Speriamo che a fine carriera decida di ripubblicarlo, integrando il racconto degli ultimi anni. Invoglierebbe all’acquisto anche chi ha letto la prima edizione. Speriamo che ci pensi. 

US OPEN 2013 – DONNE
Semifinali

Victoria Azarenka (BLR) b. Flavia Pennetta (ITA) 6-4 6-2
Serena Williams (USA) b. Na Li (CHN) 6-0 6-3

Finale
Serena Williams (USA) vs. Victoria Azarenka (BLR)