Anni fa, il Times aveva paragonato Roger Federer a Leonardo da Vinci. Oggi John McEnroe fa lo stesso con Rafael Nadal. E’ possibile accomunarli entrambi al grande scienziato? 
Rafa Nadal in posa con il trofeo dello Us Open

Di Riccardo Bisti – 11 settembre 2013

 
Rafael Nadal come Leonardo da Vinci? L'intuizione l'ha avuta John McEnroe, commentando per la TV americana il quarto di finale contro Tommy Robredo. E’ un modo per esaltare il “colpo” più importante dello spagnolo, il meno visibile, ma che ha fatto bella mostra di sé durante la finale contro Novak Djokovic: la testa. Difficile dire se Nadal abbia il miglior cervello tennistico di sempre, ma di sicuro è nella top-10. Il terzo set della finale è stato un capolavoro di strategia e solidità. Il modo in cui ha cancellato le tre palle break consecutive sul 4-4 valeva un torneo intero. Ma torniamo al paragone con Leonardo. È ardito, può causare qualche polemica perché qualche anno fa l’accostamento era stato “speso” per Roger Federer. Simon Barnes, cronista del Times, nel 2008 scrisse: “E’ sempre più evidente che Roger Federer è stato Leonardo da Vinci in una vita precedente”. L’articolo era intitolato: “Federer il genio, un artista con una racchetta come pennello”. In effetti, i cronisti di tennis hanno spesso accostato Federer ad artisti e intellettuali. Sono arrivati i paragoni più disparati: lo stesso McEnroe lo aveva accostato al ballerino russo Mikhail Baryshnikov, David Foster Wallace scrisse che Federer provava a suonare Mozart durante un concerto dei Metallica. Ci sono state anche immagini mitologiche, come il Grande Gatsby di Jay Gatsby. Situazioni che rendono l’idea di quanto lo svizzero sia importante per la diffusione e la popolarità del tennis. E di come lo abbia elevato ad altezze inesplorate.
 
Eppure, qualche sera fa, McEnroe ha parlato dell’altra metà della civiltà moderna tennistica: Rafael Nadal. Il suo tennis e il suo stile casual (soprattutto nei primi anni di carriera, in verità) gli avevano affibiato l’immagine di guerriero, pirata, uomo delle caverne, bulldog e, ovviamente, toro. Lui stesso ha accettato di buon grado l’ultima immagine, anche perché il toro è uno dei simboli del suo paese. E così le griffe ufficiali di Rafa hanno un torello stilizzato. Eppure Mac faceva sul serio. E ha messo luce sulla grande forza di Nadal. Rafa è un ragazzo prodigio, al pari di Federer. Ma se lo svizzero ha espresso la sua genialità in gesti tangibili, Nadal ce l’ha nella testa. Leonardo da Vinci non era solo un artista. Come Albert Einstein, era una scienziato e un ingegnere. Ha trascorso anni a scarabocchiare disegni per creare una macchina che avrebbe permesso all’uomo di volare. Cinque secoli dopo, la sua intuizione è diventata realtà grazie alla tecnologia. Da Vinci aveva la straordinaria capacità di intuire come funzionavano le cose, addirittura prevederle. Nel piccolo mondo del tennis, dove tattica e strategia contano moltissimo, Nadal ha le stesse qualità. Gli ultimi anni hanno certificato che Rafa è uno dei migliori pensatori del circuito.
 
McEnroe ha invitato a osservare con ancora più attenzione il tennis del maiorchino. Lo spagnolo individua a tempo di record i movimenti del rivale e si regola di conseguenza. La direzione di ogni suo colpo è pensata in funzione all’avversario. Non c’è nulla di casuale. McEnroe, insieme all’arguto Brad Gilbert (ieri rivale, oggi amico), ha fatto menzione a un video di un paio d’anni fa, pubblicato dal New York Times, in cui si analizzava a fondo il dritto di Nadal. Un video che spiegava come mai mettesse così in difficoltà gli avversari. Il motivo è un forte top-spin, doppio rispetto a quello che potevano permettersi Pete Sampras e Andre Agassi. La palla di Nadal non rimbalza come ci si potrebbe aspettare. Rimbalza altissima, toglie la possibilità di anticipo a patto che non si impatti la palla al secondo piano, con tutti i rischi che comporta. Non è solo un vezzo tecnico: Nadal la gioca con intenzione, sia in fase offensiva che difensiva (e si è visto bene contro Djokovic). Secondo Gilbert e McEnroe, lo spagnolo è il miglior “risolutore di problemi” del tennis. Contro Djokovic, i problemi erano moltissimi. Il serbo lo ha battuto per sette volte di fila e lo aveva messo in un angolo. Allora Rafa si è ingegnato per ridurre il gap. Ha trovato soluzioni tecniche, tattiche e psicologiche. Varia di più il servizio, cerca le righe con entrambi i fondamentali, non tira mai una palla neutra…due anni fa, Djokovic dominava su Nadal. Oggi lo scenario si è ribaltato. E anche gli osservatori più severi hanno colto la bellezza del suo gioco. Una bellezza diversa, meno immediata, ma ugualmente affascinante. Per questo, senza creare inutili dualismi "artistici”, definirlo il “Leonardo da Vinci del tennis” è coraggioso ma rende bene l’idea della sua parte più aggraziata ed elegante, anche se più nascosta. Perché soltanto con i muscoli non si vincono 13 Slam e 60 tornei. Ci vuole anche cervello. Molto cervello. Federer è il Leonardo più artistico, Nadal è il Leonardo più ingegnoso.