Vincendo a Kuala Lumpur, Joao Sousa è diventato il miglior tennista portoghese di tutti i tempi. “Che fortuna nel matchpoint annullato!”. Tra i suoi mentori c’è anche Francisco Roig.
Joao Sousa è salito al numero 51 ATP
TennisBest – 1 ottobre 2013
Come cambiare la vita in un mese. Fino ad agosto, Joao Sousa era un buon giocatore da challenger, nulla di più. Poi ha preso il via. Terzo turno allo Us Open (battendo anche Dimitrov), semifinale a San Pietroburgo e adesso vittoria a Kuala Lumpur, primo titolo ATP nella storia del tennis portoghese. Con questo successo, è salito al numero 51 ATP, miglior classifica mai raggiunta da un tennista lusitano. Cifre che aumentano la frustrazione di Julien Benneteau, sempre sconfitto in nove finali ATP. Il sito dell’Associazione Giocatori ha intervistato il portoghese: vale la pena riprendere le sue parole, anche perché Joao è ancora sconosciuto ai più.
Cosa si prova a vincere il primo titolo ATP? E ad essere il primo portoghese a riuscirci?
E’ un sogno che diventa realtà. E’ fantastico vincere. E’ bello sia per me che per tutto il paese. La gente inizierà a conoscere il tennis portoghese, penso che sia una gran cosa. Adesso diventerò il miglior portoghese di sempre nel ranking ATP: credo sia molto importante per il futuro, per tutti i giovani che stanno crescendo.
Quanti messaggi hai ricevuto dopo la finale? Tra questi ce n’era qualcuno in particolare?
Credo che riceverò un mucchio di richieste di amicizia su Facebook, soprattutto da persone che fanno il tifo per me. Mi hanno scritto i miei genitori, molto orgogliosi di me, così come io lo sono di loro. Ed anche la mia fidanzata, che mi aiuta moltissimo.
Eri nervoso prima di giocare contro un avversario che aveva già perso otto finali?
Ero al corrente del brutto record di Benneteau. Sto male per lui, davvero. So quanto è dura perdere dopo che hai raggiunto tante finali. Non è facile arrivarci. Alla fine, sono stato a un punto dalla sconfitta. Mi dispiace per lui. Quando sono sceso in campo, non ero molto nervoso. Ho gestito bene la situazione, avevo parlato della tattica con il mio coach. Ho mantenuto la calma e ho fatto del mio meglio. Il mio attuale coach è il migliore che abbia mai avuto: lavoriamo insieme da due anni e abbiamo ottenuto buoni risultati. E’ così grazie a lui, agli amici e alla fidanzata.
Hai giocato a Kuala Lumpur grazie a uno special exempt per la semifinale a San Pietroburgo. Come ci si sente dopo nove partite di fila?
Dopo l’incontro di Coppa Davis contro la Moldavia ero molto stanco. Ho giocato per cinque ore e ho pure perso la partita. Quando sono arrivato a San Pietroburgo, ho provato a restare concentrato e di giocare bene il primo turno. Dopo lo Us Open ho iniziato a giocare bene: ho lavorato su alcune cose e iniziano a vedersi i risultati. Arrivato a Kuala Lumpur stavo benissimo: vincere il torneo è stato come mettere la ciliegina sula torta. E’ bellissimo. Con Ferrer ho giocando uno splendido match e lui non era al meglio. Vincere quella partita mi ha reso molto felice, lui è il numero 1 degli esserei umani! (ride). Melzer lo avevo già battuto ad Acapulco e ho cercato di trarre vantaggio dalla situazione. Benneteau non lo conoscevo, se non per il suo gran numero di finali. Ho dato il massimo e ho cercato di vincere. Quando lui ha avuto il matchpoint, ha giocato uno splendido rovescio sulla riga. E’ incredibile che io sia riuscito a tenere in campo il mio dritto. Non so come abbia fatto a restare in campo. Se la palla fosse uscita, avrei perso la partita.
Quali obiettivi avevi a inizio stagione? Come ti senti ad essere il primo potoghese tra i top 50?
Volevo restare tra i primi 100 e giocare più tornei ATP possibili. L’anno scorso ero arrivato tra i primi 100 giocando quasi solo challenger. E’ stata molto dura e puntavo a tenere la classifica giocando i tornei più importanti.
Qual è la tua superficie preferita? E i punti forti del tuo gioco?
Preferisco giocare sulla terra battuta, ma dopo gli ultimi risultati non saprei cosa dire! (ride). Credo di avere un buon dritto, con il quale mi piace dominare gli scambi e attaccare. Negli ultimi cinque anni ho lavorato molto sul piano atletico e oggi credo di avere un buon fisico. E negli ultimi due anni ho dedicato una grande attenzione all’aspetto mentale. Credo che i risultati si vedano.
C’è stato qualcuno di determinante nella tua crescita e nello sviluppo della tua carriera?
Mi alleno alla Barcelona Total Tenis Academy (BTT) di Barcellona: uno dei proprietari è Francisco Roig, ed è uno dei miei mentori sin da quando avevo 16 anni. Mi ha sempre tenuto sotto controllo. Il grosso del lavoro lo ha fatto Frederico Marques, ma Francis ha sempre lavorato con noi: è un coach di fama ed esperienza.
Quando non giochi a tennis, quali sono i tuoi hobbies e interessi?
Mi piace rilassarmi con i miei amici, pensare ad altro, andare al cinema con la mia ragazza oppure leggere. Come tutti, amo il calcio. Faccio il tifo per il Real Madrid e il Vitoria Guimaraes, la squadra della mia città. Sono orgoglioso ogni volta che vincono.
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