Termina con una sconfitta per mano di Grigor Dimitrov il 2013 di Fabio Fognini. L’azzurro deve capire che certi scatti di nervosismo non fanno altro che danneggiarlo.
Grigor Dimitrov si è qualificato per gli ottavi del torneo di Parigi Bercy
Di Riccardo Bisti – 30 ottobre 2013
Il 2013 di Fabio Fognini non è ancora terminato, poiché domenica dovrebbe essere a Genova per dare manforte al suo Park in un fondamentale match di Serie A1. Tuttavia, la stagione internazionale di Fabio si è chiusa nel palestrone di Parigi Bercy, dove si è arreso in tre set a Grigor Dimitrov. Per l’ennesima volta, dobbiamo decidere se considerare il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. Le note negative, in questo 6-3 5-7 6-2 che consegna a Dimitrov una sfida a Juan Martin Del Potro, arrivano dall’atteggiamento di Fabio. Ancora una volta, è parso troppo nervoso. Fognini non è come McEnroe, che dalle sceneggiate trovava una linfa vitale che lo faceva giocare ancora meglio. Fabio si distrae, esce dal match e ci rimette. Nella singola partita, nel torneo, e nella classifica. Non è azzardato dire che il suo tennis gli avrebbe concesso un posto tra i primi 10 già nel 2013. In alcuni frangenti, Fabio ha giocato alla grande, alla pari con i migliori. Ma ci sono state quelle pause, spesso accompagnate da un comportamento non impeccabile, che gli hanno impedito di stare ai livelli di un Raonic, di un Haas, di un Almagro. Il Vecchio Fognini, purtroppo, ha fatto capolino in alcuni frangenti del match contro Dimitrov,e la rabbia è doppia perché Fabio avrebbe potuto tranquillamente vincere contro un tennista in gran forma, reduce dal primo titolo ATP e e da una sfida-thriller contro Roger Federer e Basilea.
Il cortocircuito è arrivato nel sesto game del primo set, con Fognini avanti 3-2 e servizio. Dopo aver ceduto il break di vantaggio con una volèe sbagliata, ha scaraventato via la pallina e si è preso un warning che lo ha deconcentrato. A volte, francamente, si ha la sensazione che Fognini si senta un po’ perseguitato, come se i suoi gesti fossero sempre nell’occhio del ciclone e che non gli facciano passare nulla, mentre ai colleghi viene concesso qualche sconto. E' parso evidente durante il match a Shanghai contro Djokovic. Anche per questo, Fognini mal tollera le sanzioni. Sta di fatto che il nervoso, unito a un dolore alla schiena che si portava dietro da qualche giorno, gli ha fatto perdere sei giochi di fila, dal 3-2 al 3-6 0-2 e 15-40. A quel punto, da buon cavallo pazzo, ha ritrovato se stesso, e in una partita condita da moltissimi break ha riagganciato Dimitrov, seguito con attenzione dal neo coach Roger Rasheed. Alla stretta finale, sul 5-5, Fognini ha giocato meglio del bulgaro, mostrando sprazzi di quel tennis che aveva esaltato in estate. A quel punto penseresti che il più è fatto, che scalata la montagna c’è solo da stare attenti in discesa. Ma con Fognini non si può mai dire. Avanti 1-0 nel terzo, ha subito un terrificante parziale di quattro giochi, senza apparente spiegazione, che l’ha condannato alla sconfitta. La frustrazione lo ha portato a ricevere un altro richiamo e il conseguente penalty point. Al di là della concentrazione, senza dubbio il punto debole di questo Fognini, Josè Perlas dovrà lavorare su un altro aspetto: è già capitato diverse volte che Fabio vincesse un ottimo secondo set contro un avversario di qualità, ma che poi sparisse dal campo, senza un vero perché, nel terzo. E' successo ad Acapulco con Ferrer, a Indian Wells con Djokovic, e altre volte ancora.
Arrivare al livello dei migliori è stato un passo importante. E' giunto il momento di rimanerci, a partire dal rendimento nella singola partita. Fognini sa che gli appassionati si aspettano un grande 2014, ma la gestione delle pressioni esterne non è mai stato un problema. Il Number One azzurro fatica a gestire le emozioni che provengono da dentro di sé. Lo diciamo da mesi, forse anni. Fabio ne è consapevole, come è consapevole che ci vorrà del tempo per risolvere definitivamente il problema. Il resto della giornata non ha offerto grandi sorprese: Rafael Nadal è partito discretamente, ma senza strafare, contro il connazionale Marcel Granollers, mentre Del Potro ha vinto il match contro il suo “gemello” Marin Cilic (sono nati a pochissimi giorni di distanza) con il punteggio di 6-4 7-6, ma il croato sarà stato ben felice di esserci. Il campione in carica David Ferrer si è concesso un set di distrazione, ma poi ha superato Lukas Rosol. Dopo Youzhny, dice addio alle minime chance di Masters anche Tommy Haas, battuto piuttosto nettamente da Philipp Kohlschreiber. In serata, Roger Federer si è assicurato la qualificazione alle ATP Finals battendo in due set Kevin Anderson.
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