Djokovic stende Nadal in due set e si prende il secondo Masters di fila. Non perde da 22 partite. Quella con lo spagnolo è già una delle rivalità più importanti di sempre.
Novak Djokovic è imbattuto da 22 partite. E adesso c'è la finale di Davis…
Di Riccardo Bisti – 12 novembre 2013
La vittoria di Novak Djokovic alle ATP World Tour Finals è il coronamento di un autunno strepitoso, ma il 2013 resterà l’anno di Rafael Nadal. Con un terrificante finale di stagione, condito da 22 vittorie consecutive, il serbo assapora un dolce retrogusto per una stagione che gli ha dato tante amarezze. Il grande obiettivo era il Roland Garros, ma lo ha fallito perdendo in semifinale proprio contro lo spagnolo. Gli è andata male anche a Wimbledon e allo Us Open, facendo sfumare la gioia per l'Australian Open vinto a inizio stagione. Al contrario, Nadal saluta la stagione con il sorriso. “Il 2013 è stata la stagione più emozionante della mia carriera, forse una delle migliori. Dodici mesi fa non ho potuto esserci perchè ero infortunato. Oggi ho perso perchè ho trovato un giocatore che è stato molto più bravo di me”. Tuttavia, il Re del 2013 è lui. Djokovic ha fatto un miracolo nel tenere aperta la questione sul numero 1 ATP fino a questo torneo, ma una stagione tennistica è composta da 10 mesi, non soltanto dagli ultimi due. Prima di imbroccare la striscia vincente ancora aperta, Djokovic aveva vinto appena tre tornei (Australian Open, Dubai, Monte Carlo) contro i dieci di Nadal. Chiuderà la stagione con sette, perchè dopo lo Us Open si è imposto a Pechino, Shanghai, Parigi Bercy e alle ATP World Tour Finals vinte da campione, ancor più che da dominatore. Paradossalmente, sono stati più difficili i tre match del girone piuttosto che semifinali e finale. Se contro Wawrinka aveva approfittato dei 34 errori dello svizzero, contro Nadal ha dato il meglio di sè. Lo ha stritolato, gli ha impedito di uscire dalla tana. E il 6-3 6-4 finale, maturato in poco di più di un’ora e mezza, è stato lo specchio fedele di quanto visto sul campo. Non è stata una gran finale. La grande attesa è stata delusa: casomai, ci si può domandare dove siano terminati i meriti di Djokovic e iniziata la stanchezza di Nadal. Abbiamo visto pochi scambi degni della loro rivalità.
Djokovic è partito forte, prendendosi il break in avvio. Come a far capire chi comanda. Nadal ha approfittato dell’unico calo del rivale per acciuffare il 3-3, ma non riusciva a tenere il ritmo del serbo, imbattuto da 10 partite alla 02 Arena. Nella palla break sul 3-4, Rafa non ha chiuso una volèe non impossibile e si è fatto brekkare di nuovo. Da quel momento, il serbo è diventato irraggiungibile nei turni di servizio. Giocava con i piedi ben piantati sulla riga, serviva bene e ha trovato terreno fertile nella difesa di Nadal, tutt’altro che arcigna. Le vittorie di Rafa, soprattutto contro il serbo, partono da lì. Mai come stavolta lo abbiamo visto arrivare i ritardo per tirare il passante. Quando Nadal rincorre una palla, il pubblico trattiene il fiato e sgrana gli occhi. Sa che sta per assistere a una capolavoro di tecnica e atletismo. Stavolta Nadal sembrava un giocatore qualsiasi, sempre in ritardo, sempre in difficoltà, incapace di caricarsi. Le bordate di Djokovic, leggere e ficcanti, lo hanno fatto sanguinare. Il break decisivo arrivava nel terzo game, e soltanto l’orgoglio del campione ha impedito una fine ancor più ingloriosa. Sul 2-4, Nadal si è trovato 15-40 sul proprio servizio ma è rimasto a galla grazie a un paio di servizi vincenti, accompagnati da altrettanti “Vamos”. Di solito era il grido di battaglia, ma stavolta non era aria. Come se il tetto chiuso della 02 Arena gli impedisse di sprigionare la sua grinta. Ha annullato un matchpoint sul 3-5, un altro sul 4-5 (con un pregevole passantino stretto), ma Djokovic non ha battuto ciglio. Contro altri giocatori, l’ultimo game avrebbe potuto essere una buccia di banana. Per il monumentale serbo, no. Nel punto più delicato della partita, sulla parità, ha tirato un ace in cui c’era dentro tutta la sua forza. E non ha esultato più di tanto dopo l’ultimo errore di Nadal. Come se fosse consapevole della sua forza, o come se avesse la testa già a Belgrado, dove nel weekend giocherà la finale di Coppa Davis.
Di sicuro ci pensava mentre lo speaker lo ha chiamato per premiarlo, sulle note di “Hall of Fame” degli irlandesi The Scripts, numero 1 nelle hit-parade britanniche del 2012, e ci pensava quando ha sollevato il trofeo lucido del Masters, bello ma imbarazzante per l’evidenza con cui restano i segni delle dita. Nello sguardo di Nole c’era un mix di sollievo e consapevolezza. Il sollievo stava nell’aver finalmente ritrovato il meglio di sè, anche se con qualche mese di ritardo. La consapevolezza era già proiettata al 2014, quando farà di tutto per riprendersi il numero 1 ATP, magari già a partire dalla primavera, quando Nadal avrà una montagna di punti da difendere. Con Federer in fase calante, Murray in officina, Del Potro da testare sul lungo periodo e tutti gli altri in ritardo, il 2014 dovrebbe essere ancora una volta un affare a due tra il serbo e Rafael Nadal. La loro rivalità è già la più densa dell’Era Open, con ben 39 scontri diretti. Hanno superato persino le 37 sfide di Lendl-McEnroe e le 36 di Connors-Lendl. Non arriveranno alle cifre stratosferiche dell’era dilettantistica, con Pancho Gonzales e Ken Rosewall che si affrontarono ben 182 volte, ma non c’è dubbio che Nadal-Djokovic sia destinata a diventare una delle rivalità più importanti della storia. Non ci sarà lo stesso fascino di Nadal-Federer o Sampras-Agassi, ma il tennis di oggi è questo. E loro ne sono gli esponenti più fulgidi.
ATP WORLD TOUR FINALS 2013
Finale Singolare
Novak Djokovic (SRB) b. Rafael Nadal (SPA) 6-3 6-4
Finale Doppio
David Marrero / Fernando Verdasco (SPA) b. Bob Bryan / Mike Bryan (USA) 7-5 6-7 10-7
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