Provocazione dello spagnolo Pere Riba: “Nel doping dovremmo essere tutti uguali, altrimenti liberalizziamo come nell’NBA”. Nel frattempo, dal 2015, aumenteranno le sanzioni WADA.
Craig Reedie è il nuovo presidente dell'agenzia mondiale antidoping
Di Gianluca Roveda – 15 novembre 2013
Sembra che l’argomento-doping sia sul punto di esplodere da un momento all’altro. Proprio in questi giorni si è tenuta a Johannesburg, in Sud Africa, la conferenza mondiale che ha portato all’elezione del nuovo presidente WADA, l’agenzia mondiale antidoping. L’incarico sarà preso dal britannico Craig Reedie, che prende il posto di John Fahey. La novità più interessante riguarda l’aumento delle sanzioni massime per gli atleti risultati positivi. O meglio, per quelli la cui intenzionalità sarà dimostrata. Al contrario, sono previste agevolazioni per chi collabora e per chi riuscirà a dimostrare di aver ingerito sostanze proibite in modo accidentale (secondo i tribunali e il CAS, il tennis è pieno di casi del genere). Ad ogni modo, la sanzione standard passerà da due a quattro anni. Inoltre, i controlli saranno differenziati per disciplina. A margine della conferenza, si è parlato anche di tennis. Vi abbiamo già dato conto delle dichiarazioni di Stuart Miller in merito ai controlli cui si è sottoposto Roger Federer, ma si è espresso anche il presidente uscente John Fahey. Quando gli hanno chiesto un parere sulle dichiarazioni di Novak Djokovic (“Non mi fido più di questo sistema”), ha detto: “Non credo che Djokovic abbia idea di quello che fa la WADA. Se fosse interessato, gli basta alzare il telefono e sarò lieto di parlare con lui. Allora sarò contento di ascoltare il suo parere, ma adesso le sue dichiarazioni mi sembrano frutto di una scarsa infromazione”.
Fahey ha proseguito dicendo che ogni disciplina ha la responsabilità di auto-regolamentarsi (anche se dal 1 gennaio 2015 saranno aumentati i poteri della WADA, non solo sugli atleti ma anche su coloro – tecnici o medici – che li aiutano a doparsi). “Ovviamente ogni sport può fare di più. Non credo che il tennis sappia esattamente quanto sia diffuso il problema, ma non c’è dubbio che sia stato messo in atto un programma condiviso”. Nel frattempo sono arrivate le dichiarazioni di Pere Riba, discreto giocatore spagnolo tornato nel 2013 dopo un lungo stop per infortunio. In una lunga intervista con il portale “Punto de Break”, Riba ha mostrato un pizzico di insofferenza verso l’attuale sistema, e ha lanciato una provocazione. A suo dire, in questo momento c’è troppa disparità di giudizio. “Per la stessa infrazione c’è qualcuno che prende 2 anni di squalifica, mentre altri se la cavano con 3 mesi”. Quando gli hanno chiesto se tale disparità può essere messa in relazione con la quantità di denaro prodotta dai vari giocatori, ha detto: “Sicuro! Ma non è giusto. Se sai di essere un’icona di questo sport, e sai di essere coperto anche se risulti positivo, vivi molto più tranquillo”. Per questa ragione, Riba ha sostenuto che dovrebbe esserci parità di trattamento. “O vengono puniti tutti allo stesso modo, oppure facciamo come nel basket NBA, dove ognuno può prendere tutte le sostanze che vuole. Ma non è tollerabile che qualcuno sia giudicato in un modo, e qualcun altro in un altro”. Difficile prevedere cosa succederà nei prossimi mesi. La sensazione è che, finchè non sarà colpito un giocatore davvero importante, resteremo nella situazione attuale. In un mare di dubbi.
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