L'ex manager dello scozzese lo cita in giudizio perché sostiene di essere stato ingannato su una vecchia sponsorizzazione. Ma il procedimento non andrà avanti senza il pagamento di una cauzione. 
Andy Murray durante la presentazione dell'ultima racchetta Head

Di Riccardo Bisti – 21 novembre 2013

 
Tempi duri per Andy Murray. Lo scozzese avrebbe dovuto riprendere a giocare tra una decina di giorni, alla Dream Cup di Barbados, ma l’evento è stato cancellato. Per lui, dunque, continua il periodo di preparazione a Miami. Ma in questi giorni c’è un’altra fonte di preoccupazione: David Cody, il suo ex manager, lo ha citato in giudizio perché ritiene di avere diritto a una parte delle sue fortune. Il texano ha svolto il ruolo di consulente esclusivo per Murray tra il dicembre 2003 e il 2005, e si è occupato anche dei genitori Judy e William. L’oggetto del contendere è un contratto siglato da un sedicenne Murray con la Royal Bank of Scotland. Ad accordo terminato, il manager è stato liquidato con un compenso di 65.000 sterline. Cody, tuttavia, ha sostenuto che non avrebbe mai accettato se avesse saputo che il contratto sarebbe stato rinnovato nel 2006. La vicenda è diventata di dominio pubblico nei giorni scorsi, quando è stata effettuata la prima udienza presso l’Alta Corte di Londra. I dettagli del caso sono stati spiegati direttamente dal giudice David Donaldson: Cody è stato ingaggiato quando Murray aveva 16 anni, e l’accordo prevedeva che ricevesse il 10% dei contratti stipulati o rinnovati durante la partnership. Il 25 aprile 2005, dopo un anno e mezzo di lavoro, Judy Murray ha dato a Cody il preavviso di sei mesi e ha rescisso il contratto. Nel 2006, quando Cody non si occupava più direttamente dei guadagni di Murray, il clan del giocatore gli ha offerto una liquidazione di 65.000 sterline “In aggiunta a tutti i pagamenti ricevuti fino ad allora”. L’accordo prevedeva anche un dichiarazione di piena soddisfazione per l’accordo raggiunto. Il giudice ha detto che l’offerta dei Murray è stata accettata. Nella sua carriera, Cody ha curato anche gli interessi di Jeremy Bates e Anna Smashnova.
 
Nel giugno 2004, quando Cody era manager di Murray, lo scozzese ha firmato il suo primo accordo con RBS. Secondo gli atti presentati alla corte, Andy avrebbe chiarito in una mail che il diritto alla provvigione per Cody era applicato soltanto fino alla fine del loro contratto, ovvero al dicembre 2005. Il 26 marzo 2006 è stato siglato un nuovo accordo con RBS, entrato in vigore il 1 giugno. Per portare avanti le trattative con Cody, i Murray avevano usato come intermediario l’agente Patricio Apey. Da qui nascono i contrasti: secondo Cody, Apey gli avrebbe detto che l’accordo firmato nel 2004 non era stato rinnovato e che non vi era alcuna certezza che Royal Bank of Scotland avrebbe rinnovato. In altre parole, sostiene di essere stato ingannato. Ovviamente, la controparte smentisce. Il giudice ha aggiunto: “Gli imputati dicono che Apey non ha detto niente di simile, e che anzi risulta da due mail del richiedente che era ben consapevole del rinnovo. Per questo, le trattative si sarebbero svolte su questa base”. Gli avvocati di Murray chiedono che Cody rispetti una procedura e paghi in contanti le spese legali ancor prima che inizi il processo. Le spese sono quantificate in 150.000 sterline. Hanno sottolineato il rischio di rimetterci i soldi se Cody avesse perso il caso. Il giudice ha dunque stabilito che dovrà versare 18.600 sterline a titolo di garanzia. Lui si è opposto, dicendo di non avere alcun debito nei confronti delle banche, e che la sua causa sarebbe stata “soffocata” se avesse versato denaro in anticipo. Tuttavia, gli hanno dato 28 giorni di tempo per saldare. Il procedimento resterà congelato fino a quando il bonifico non arriverà a Londra.