SERIE A1 – Ancora polemiche. Il TC Crema propone il secondo ricorso stagionale, ma non viene accolto. Sul campo, Bassano vince 6-0. Pareggio-spettacolo tra TC Italia e Aniene. 
Filippo Volandri ha tenuto vive le speranze del Tennis Club Italia con una splendida vittoria su Starace

Dall'inviato a Forte dei Marmi, Riccardo Bisti – 25 novembre 2013

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SOCIETA' TENNIS BASSANO – TENNIS CLUB CREMA 6-0


La voce rimbalza via etere, da Bassano del Grappa a Forte dei Marmi. “C’è un altro reclamo!”. E’ come se la polemica si fosse virtualmente trasferita da Campo 4 del Tennis Club Italia (sistemato in settimana) a…toh, a un altro Campo 4, quello della Società Tennis Bassano. E così, la splendida partita della Versilia (3-3, si deciderà tutto al Circolo Canottieri Aniene) diventa lo sfondo a un rincorrersi di voci e informazioni provenienti dal Veneto, dove il match è iniziato con circa un’ora di ritardo a causa di un reclamo presentato dal Tennis Club Crema, il secondo in un mese dopo quello (vinto) a Tarcento. I cremaschi ritenevano che le dimensioni del campo non fossero a norma in termini di lunghezza e larghezza. Giudice Arbitro e Commissario di Campo hanno effettuato la rilevazione, il cui esito è stato positivo: “Per noi, questo campo è regolare”. Non la pensa così Stefano Agostino, presidente del club lombardo. “Ritengo che se c’è un regolamento debba essere rispettato. Ho appena fatto costruire un impianto a Crema, conosco bene le normative e ho un certo occhio per le misure. Dirò di più: per tre volte, la FIT ha pubblicato un estratto del regolamento in cui raccomandava agli associati di rispettare assolutamente alcuni punti del regolamento: due rettangoli di gioco identici, l’illuminazione adeguata e la griglia dei giocatori. Non credo proprio che chi desidera il rispetto delle regole debba vergognarsi”. A differenza dello scorso 27 ottobre, il reclamo è stato presentato prima che le squadre scendessero in campo. Alla rilevazione erano presenti i due capitani, gli ufficiali di gara, alcuni dirigenti e Alessio Di Mauro. Secondo Agostino, il campo non era a norma. “Credo che non piaccia nemmeno ai bassanesi vedere la partita tramite l’occhio di una telecamera a circuito chiuso. Non c’era la possibilità di entrare, abbiamo visto panche e assi per terra e le dimensioni, soprattutto in larghezza, erano insufficienti. Tengo a precisare che il Giudice Arbitro, nel referto, ha scritto che il ricorso è stato parzialmente accolto perchè lungo tutto il perimetro c’erano assi da muratore che hanno ridotto il terreno calpestabile. E così le hanno fatte togliere e hanno impedito l’ingresso al pubblico. Non mi è piaciuto il modo in cui sono state fatte le misurazioni: anzichè usare un misuratore laser, hanno utilizzato un metro da meccanico”.
 
L’opinione di Agostino, ingegnere, lascia poco spazio alle sensazioni empiriche e si attiene a quelle regolamentari. Quando gli abbiamo chiesto perchè ha effettuato un secondo ricorso, sapendo che Crema era nell’occhio del ciclone dopo i fatti di Tarcento, ha detto: “Secondo me un campionato non è soltanto l’espressione di una squadra. Credo che la Serie A1 sia l’espressione di un circolo nella sua interezza, altrimenti non avrebbe un regolamento a sè (vivaio, illuminazione, 8+ ecc…). Nel momento in cui c’è, va rispettato. E sposare un regolamento significa avere magari un giocatore in meno, ma giocare su un campo regolare, con l’illuminazione corretta e i giocatori del vivaio. Spero che questi episodi servano a portare aria nuova e creare un campionato dove il rispetto delle regole venga difeso”. Insistiamo: dopo l’episodio di Tarcento, un eventuale vittoria per 6-0 a tavolino avrebbe quasi certamente regalato la finale al TC Crema. In quel caso, con quale spirito vi sareste recati a Rovereto? “Quando vedo un regolamento, mi ci attengo. L’ho sempre fatto e continuerò a farlo. Sinceramente non credo di dover ricevere lezioni di sportività da chi, qualche anno fa, ha messo in formazione giocatori che non potevano essere schierati. Seguire il regolamento fa parte del nostro DNA, non lo facciamo soltanto quanto conviene. E sono lieto che a Tarcento abbiano messo a norma l’impianto d’illuminazione: significa che se ci torneremo l’anno prossimo non solleverò la problematica. Sul piano sportivo, non ho nulla da recriminare: abbiamo affrontato una delle migliori formazioni mai schierate in Serie A1 negli ultimi 10 anni”. Già, perchè il match si è poi giocato regolamente e Bassano ha vinto 6-0, ipotecando la finale di Rovereto. Ai veneti basterà intascare un punticino nel match di ritorno per centrare la seconda finale della loro storia dopo quella del 2009 (persa 4-1 contro il defunto Capri Sports Academy). Da segnalare l’impressionante prestazione di Andreas Seppi, che ha lasciato appena un game ad Adrian Ungur. “Se gioca così, Seppi vince l’Australian Open!” si è scappato dire il simpatico Armando Zanotti, capitano cremasco.

La vicenda sportiva, tuttavia, è passata in secondo piano a causa del reclamo. Marco Moretto, uno dei due capitani del team bassanese (l’altro è Marco Fioravanzo), è persona gioviale e positiva. Eppure, nonostante il 6-0 e la finale ipotecata, non riesce a godersela a fondo. “Francamente tutto questo era evitabile. Il presidente del Tennis Club Crema ha fatto una serie di commenti sul modo in cui sono effettuate le misurazioni. Il metro? Uno di quelli classici, di metallo rigido, che si srotola e riavvolge premendo un bottone. Onestamente, se io fossi stato un suo dipendente, gli avrei fatto presente che non era il caso di effettuare un ricorso per queste ragioni. Mi spiace per ragazzi straordinari come Massimo Ocera e Beppe Menga, con i quali abbiamo condiviso tante situazioni. I legni? Li abbiamo messi sulle ‘minigonne’ del campo per evitare che l’umidità bagnasse le palline, in effetti diminuivano la larghezza del campo e li abbiamo levati da tutto il perimetro per guadagnare quei 10-20 centimetri. Peccato, perchè è stata una splendida giornata di sport, ma il clima non era sereno. A me piace pensare che siamo tutti nella stessa barca: giocatori, tecnici, dirigenti, addetti ai lavori…se ognuno dà il meglio, le cose procedono. Nella mia visione, queste cose non vanno bene. Avrei accettato più serenamente delle osservazioni su eventuali buche sul campo, cattivi rimbalzi, palline che non andavano bene…per intenderci, aspetti che avrebbero veramente ostacolato il gioco. Il giocatore si rende conto della situazione, sa benissimo se si può giocare o meno. Faccio un esempio, perchè è di pochi giorni fa: a Casale hanno un campo più corto. E allora che facciamo? Presentiamo reclamo o diciamo al presidente del Casale di costruire un campo nuovo?”. La partita è filata via liscia, anche perchè diversi giocatori non erano al corrente di quello che succedeva. E così, Seppi e Crugnola non hanno lasciato spazio agli avversari, mentre Huta Galung e Lorenzi hanno dovuto lottare duramente per battere Sinicropi e Ocera. Il clima tra squadre e giocatori, dunque, è stato decisamente sereno. Soltanto tra il pubblico, quando si è diffusa la voce del reclamo di Crema, si è alzata qualche voce di troppo. Abbiamo chiesto a Moretto se gli impianti della Società Tennis Bassano possono essere in qualche modo migliorati. “Migliorare quello che abbiamo non è possibile. Sul campo 4 possono starci 10-20 persone al massimo, ma abbiamo a disposizione solo questo. Per anni, abbiamo avuto la deroga FIT per giocare su un campo solo, peraltro ottimo, ma da qualche anno non ci è stata più concessa e allora ci siamo inventati un secondo campo. Non dimentichiamoci che questo circolo è stato costruito 70 anni fa”. Parlare di impiantistica a Bassano del Grappa è toccare un nervo scoperto. Moretto ha vissuto in prima persona tutte le situazioni: “Volevamo costruire una struttura simile a quella dell’ATA Trento. Eravamo andati a effettuare delle rilevazioni, sapevamo misure, costi…inizialmente l’amministrazione comunale era d’accordo, il progetto era pronto, ma poi è cambiato il governo cittadino e il progetto è stato bloccato. Inoltre avevamo pensato di spostare la Serie A1 nel palazzetto comunale. Sarebbe stata una location affascinante, ma sarebbe venuta a costare uno sproposito, e poi avremmo avuto la concomitanza di altre discipline”. Pare che i nuovi regolamenti, su input di Angelo Binaghi, saranno discussi nel prossimo Consiglio Federale, e dovrebbe esserci grande attenzione all’impiantistica. In caso di norme ancora più severe, a Bassano hanno già pensato alla soluzione. Andrebbero a giocare in un altro impianto, a qualche decina di chilometri di distanza, fuori dal territorio comunale. Ma si perderebbe il fascino, la magia di giocare in casa. Di quei 300 tifosi che hanno gremito l’impianto e hanno fatto un tifo d’inferno. Gli stessi che sognano di andare a Rovereto nel weekend dell’Immacolata.
 
La giornata, un po’ amarognola, ha avuto un retrogusto più dolce. Dopo la difficile vittoria su Riccardo Sinicropi, l’olandese Jesse Huta Galung ha fatto i complimenti all’azzurro, dicendo di non capacitarsi di come un simile talento sia intorno al numero 500 ATP. “E Huta Galung ha avuto i crampi negli ultimi due punti – ha detto Beppe Menga – se li avesse avuti soltanto qualche minuto prima, probabilmente Ricky avrebbe vinto”. Ascoltato il parere di Huta Galung, i dirigenti cremaschi hanno deciso di dare un supporto ancora maggiore a Sinicropi. “Vedremo il modo, ma di sicuro lo aiuteremo” ha detto Agostino, felice della prestazione della squadra. “Siamo la dimostrazione che è possibile essere contenti anche perdendo 6-0”.

TENNIS CLUB ITALIA – CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE 3-3

Sergio Marrai, col suo sigaro in bocca, l’aveva promesso. “Sarà una splendida giornata di sport”. Aveva ragione. Davanti a circa 300 spettatori, il Tennis Club Italia e il Circolo Canottieri Aniene si sono spartiti la posta con un bel 3-3. Soltanto domenica prossima, nel circolo di Giovanni Malagò, scopriremo la finalista che andrà a Rovereto e sfiderà (probabilmente) la Società Tennis Bassano. Ognuno ha fatto la sua parte, ma l’occhio cade su Filippo Volandri, vincitore su Potito Starace nel derby “Made in Fanucci”. Il livornese ha giocato una partita spettacolare, segno di una condizione psico-fisica esaltante. Sette giorni fa si è preso il titolo di “Re dei Challenger” e la forma è rimasta tale. Se possibile, è aumentata. Vedendolo giocare da bordocampo (cosa possibile quasi soltanto in Serie A), si capisce come abbia fatto a diventare un campione. Sul servizio si è discusso per anni, ma nemmeno il dritto fa sfracelli. Il movimento è molto personale, fatica a spingere. Si è inventato una soluzione in back per variare e difendersi, ma ne abbiamo visti di più incisivi. Si salva con il rovescio, un capolavoro di forza a tecnica. Possiede un timing talmente perfetto che riesce a giocarlo in topspin anche nella situazione più estrema. Starace lo conosce benissimo, si è ingegnato per trovare una soluzione, ma è stato spesso infilzato dalle saette di Volandri. E poi, come corre! A 32 anni, gli abbiamo visto fare delle rincorse degne di un ventenne. E non è una frase fatta. Volandri si è imposto 6-3 6-4, ma certe perle non devono scivolare via. Senza l’occhio onnivoro della TV, le tramandiano in forma scritta. Sotto 3-0 nel secondo set, ha effettuato il controbreak con un punto spettacolare: ha rincorso una smorzata di Starace e ha chiuso con una volèe in elevazione, che ha ricordato da vicino le acrobazie-scudetto dell’anno scorso. Nel game successivo, altro highlights: Starace tira una smorzata, Volandri ci arriva con la punta della racchetta, viene scavalcato da un pallonetto, gioca un improbabile colpo spalle alla rete e nel colpo successivo, in totale difesa, inventa un dritto vincente. Le palle corte non hanno portato bene a Starace, che pure ai cambi di campo discuteva animatamente con capitan Marco Barbiero. Sul 4-4, il break decisivo arrivava con un’altra situazione tattica del genere: smorzata e passante…fuori. In precedenza, Volandri era salito 0-40 con l’aiuto del nastro, e Starace si era calato i calzoncini per mostrare (simpaticamente) cosa ne pensasse della buona sorte dell’avversario. Nell’ultimo game, il livello si alzava paurosamente. Volandri aveva bisogno di quattro matchpoint, cancellava (alla grande) una pericolosa palla break ma alla fine dava al Tennis Club Italia un punto d'oro. Il suono della palla sulla sua Head è soffice, delicato, si sentono tutti i 13 kg dell'incordatura-fionda. Ascoltarlo da vicino è una sensazione impareggiabile. 
 
Vagnozzi ha offerto uno show impressionante. Dal basso dei suoi 173 centimetri, l’ascolano possiede un braccio molto educato e un’esuberanza fisica esaltante. Vederlo colpire in salto è uno spettacolo e ci si domanda cosa gli manchi per entrare almeno tra i top-150. Probabilmente qualche muscolo in più. Di fronte aveva Daniele Giorgini, fortissimo a questi livelli. Variando il gioco a suon di tagli e variazioni, ha dominato il primo set. Nel secondo gli è bastato un break per arrivare sul 5-4 e servizio. A quel punto ha avuto l’unico attimo di incertezza, regalando a Giorgini una palla per il 5-5. Il marchigiano la precava sparando un dritto in rete. Lottava fino all’ultimo, ma una smorzata di Vagnozzi regalava il punto all’Aniene. Grande divertimento nella sfida tra i due “miti” della Serie A1, Matteo Marrai e Vincenzo Santopadre. Nonostante le 42 primavere, Santopadre è ancora uno spettacolo. Sa esattamente cosa fare e quando farlo. Nel primo set, non ha lasciato scampo a un Marrai non abituato a fronteggiare dritti alti e senza peso, slice radenti e improvvise discese a rete. In panchina, Sergio Soderini rideva sotto i baffi. Ma gli anni passano anche per Vincenzo, mentre Marrai è in condizioni strepitose. E poi, quel campo lì è casa sua. Non si è arreso nemmeno quando Santopadre gli ha scippato il servizio anche in avvio di secondo. Sapeva che il lavoro ai fianchi, prima o poi, avrebbe pagato. In fondo, lo schema era semplice. Una palla a destra, una a sinistra. Obiettivo? Mandare in rosso il serbatoio del romano. Sul 6-2 1-0, Santopadre ha sbandato e ha ceduto quattro giochi di fila. Sembrava volersi riposare in vista del terzo, invece ha continuato a lottare. Si è portato fino al 4-5, ma lì ha perso il servizio al quinto setpoint, al termine di un game-guerriglia, colorato da una palla contestata in cui i giovani ultras fortemarmini hanno detto di tutto al giudice di sedia. Marrai ha capito che deconcentrarsi in quel momento sarebbe stato fatale. Sull’1-1 del terzo, dopo aver annullato una palla break, Santopadre ha provato a giocare di carisma. Ha scherzato col suo angolo mentre venivano cambiate le palle, ha fatto qualche verso da leone, ha cercato qualche discesa a rete, ma Marrai è rimasto lì. E lo ha brekkato nel game successivo. La svolta è arrivata sul 4-2, quando Santopadre si è procurato due palle break per riaprire tutto (la prima con un folle passante di rovescio), ma non le sfruttava (servizio vincente e rovescio lungo). In quel game, su una parità, i due hanno dato vita a uno scambio eccezionale, in cui sono finiti entrambi per terra. “Il primo che si rialza ha vinto!” ha detto Santopadre all’arbitro. Per sua sfortuna, Marrai si è rialzato illeso e ha chiuso la pugna dopo oltre due ore e mezzo, lasciando cadere la sua Babolat e andando ad abbracciare i suoi tifosi scatenati, proprio come sette giorni prima. Dei quattro singolari, è stato il più coinvolgente.

Flavio Cipolla ha fatto il suo dovere, rischiando grosso contro Walter Trusendi (pure lui sostenuto a gran voce dagli ultras) ma imponendosi 7-6 7-5. La chiave è stata il tie-break del primo set. Dopo un’affannosa rincorsa, “Truso” è salito 4-0 ma ha finito col perderlo 8-6 dopo almeno due magie di Cipolla, grintoso come non mai. La Serie A lo esalta. I doppi hanno poi sancito il pari grazie alle vittorie di Starace-Cipolla e degli inseparabili Volandri-Giorgini. Le righe nuove di zecca e la classe dei protagonisti ha azzerato le polemiche, anche perchè tra i club esiste un ottimo rapporto. Basti pensare che Marco Barbiero, capitano dei romani, d’estate lavora anche al Tennis Club Italia. Al di là del pareggio, la sfida resta apertissima perchè tutti i quattro singolari avrebbero potuto avere un vincitore diverso. L’unico che si è davvero distinto, nella giornata di Forte dei Marmi, è stato Volandri. A Roma sarà grande spettacolo.

PLAY OUT SALVEZZA
 
Nei play-out, mentre Rovereto e La Meridiana hanno ipotecato la salvezza con due 6-0 esterni, si preannuncia una sfida drammatica al Circolo Tennis Palermo. I siciliani hanno colto un pericoloso 3-3 a Cagliari e a questo punto rischiano una retrocessione che avrebbe del clamoroso, soprattutto per come si è sviluppato il campionato. Potevano centrare il terzo posto nel girone, poi hanno perso in modo incredibile contro il Parioli. Restano leggermente favoriti, ma se Claudio Fortuna cede contro Emiliano Privato…qualche rischio c’è. Adesso, più che mai, Marco Cecchinato dovra prendere in mano la squadra.